Da circa 75 anni molte donne si recano in pellegrinaggio per pregare Santa Rita, protettrice dei matrimoni e delle cause impossibili e queste stesse successivamente portano i loro abiti da sposa come voto di ringraziamento. E così nasce questa storia e così nasce questa collezione di abiti.
Siamo in Umbria, esattamente in un convento di clausura accanto al monastero di Santa Rita a Cascia, ma ciò che dobbiamo immaginare non sono mura anguste e spazi bui, piuttosto innumerevoli vestiti bianchi e tanta tanta luce. Nello showroom allestito in un’ala del convento di clausura, l’ “Alveare di Santa Rita”, di abiti ce ne sono a centinaia, tutti perfettamente lavati e stirati e suddivisi per taglia da suor Maria Laura, monaca agostiniana, responsabile del servizio. Suor Maria Laura difatti è una che di moda ne sa parecchio e conosce perfettamente l’animo femminile: è stata una meritevole studentessa di moda e poi proprietaria di un proprio laboratorio a Lucca, prima di incontrare Gesù e lasciare bottega e fidanzato. “Anche io volevo sposarmi, non vedevo l’ora che arrivasse quel giorno” dichiara ai microfoni del New York Times che ha dedicato alla singolare iniziativa italiana un lungo servizio. Un sogno che Suor Maria Laura ha realizzato attraverso le sue ragazze, le cosiddette “apette”, giovani donne desiderose di sposarsi ma provenienti da famiglie con grandi difficoltà economiche e sociali e dunque impossibilitate ad acquistare un abito da sposa nuovo.
“A mano a mano che la voce si è sparsa – prosegue suor Maria Laura – le future spose si sono avvicinate a questo servizio di beneficenza non solo quando non potevano permettersi di comprare l’abito bianco dei loro sogni, ma anche quando volevano fare una scelta di sobrietà, di ritorno al vero significato del sacramento del matrimonio. Molte sono devote a Santa Rita e vogliono ricevere da lei il loro vestito nella speranza che la loro vita in coppia proceda sempre serenamente e circondata dalla protezione della santa”. Una realtà unica, questa. Non ne esistono altre di simili in Italia e nel mondo. Nel tempo l’atelier é diventato tanto famoso che c’è anche chi, una volta venuto a conoscenza di questa iniziativa, ha voluto compiere un gesto di solidarietà verso le ragazze meno fortunate regalando il proprio vestito. Le monache hanno, così, voluto creare un ambiente nuovo, più grande, dove far fare le varie prove vestito. Fino a poco tempo fa, infatti, suor Maria Laura era separata dalle spose, a cui passava gli abiti attraverso una finestrella. “Ora, invece, accogliamo le future mogli accompagnate dai loro familiari direttamente dentro la clausura. Così possono visionare meglio gli abiti, specchiarsi a figura intera e lasciarsi consigliare sulla scelta migliore”. E ora che la crisi economica ha cambiato l’equazione di ogni cosa, ciò che è iniziato come un atto di carità per giovani donne in difficoltà è diventata una scelta alla moda per un numero crescente di spose che vogliono mantenere basse le spese per il loro matrimonio. Le giovani spose, infatti, una volta soddisfatte, lasciano una donazione, alcune fino a migliaia di euro, altre niente. Perchè al monastero di Cascia non si criticano le scelte di nessuno, “non siamo altro che strumenti nelle mani di Dio”, come dicono le suore di Santa Rita, ed è giusto che le ragazze meno fortunate possano scegliere il vestito per il loro giorno più bello: anche gratis, quindi, perché anche loro possano sentirsi principesse per un giorno.