“La strada è assecondare le proprie intenzioni ed i propri percorsi individuali, valorizzandoli anche in contesti di gruppo”. Così si è espresso Paolo Mieli parlando delle prospettive per i giovani pronti ad entrare nei mercati offerti dai nuovi media, nell’ambito dell’evento “Dove va l’editoria? – I conti con il nostro futuro”, svoltosi in Ottobre a Viale Romania. Un messaggio che è sembrato di certo forte e allo stesso tempo impegnativo, per tutti coloro che per molti anni di altro non hanno sentito parlare che della crisi economica e delle insormontabili difficoltà, soprattutto nei settori della cultura.
Il messaggio che Mieli ha voluto veicolare è quello per cui non tanto il contenuto debba cambiare, quanto piuttosto la sua presentazione.
Non si può che prendere atto della rapida quanto ingente transizione in corso nel panorama della comunicazione. Di fronte alle innovazioni fruibili sulla rete da ciascun utente, gli spazi di certo non mancano. Quello di cui invece Internet ancora è povero è l’autorevolezza. Con questo non si creda di voler lanciare un’accusa a detrimento del mondo digitale. Esso non è endemicamente scadente e necessariamente condannato a meri scopi ricreativi e commerciali. Sul web si può fare cultura.
Lo hanno capito le grandi testate italiane ed estere; lo hanno capito i periodici ed i settimanali; lo abbiamo capito anche noi, penne di una rivista scritta da studenti per studenti.
Quello che è stato imparato ieri, non deve essere dimenticato domani. Faceva seguito a Mieli Pietro Scott Jovane, Amministratore Delegato RCS MediaGroup, affermando che “i grandi operatori dell’informazione, forti della propria tradizione, hanno titolo a competere”. Insomma non è il contenuto a doversi impoverire o a scadere nella irrisione continua, quanto la forma e soprattutto il modo in cui viene presentato. La vera sfida di domani sarà quella di capire come contribuire all’elevazione materiale e spirituale del genere umano anche attraverso quei nuovi mezzi, che oggi in tanti accusano di essere a priori avversi al pensiero complesso. In fondo la scrittura stessa quando nacque serviva unicamente a tenere il conto dei buoi e delle galline passate da una mano all’altra. Chi avrebbe mai scommesso che gli alti contenuti morali della tradizione orale si sarebbero serviti di un mezzo tanto triviale? Quale nomade di quella terra fra il Libano e l’Egitto avrebbe affermato che un giorno gli insegnamenti che i suoi padri gli avevano tramandato, avrebbero preso corpo nell’Antico Testamento della Bibbia? Contro le affermazioni certo suggestive ma teoreticamente fragili di McLuhan e compagni giova ricordare che qualsiasi medium per sua natura è inerte: spetta all’umano ingegno metterlo al servizio dei più nobili traguardi. Noi siamo nati con Internet, ma non dubito che Internet rinascerà con noi.