Una tragica fatalità. Potevi essere tu, potevo essere io, poteva essere qualsiasi studente ambizioso di vivere un’avventura e un’esperienza di studio all’estero. I fuochi d’artificio di Valencia sono una delle festività tipiche in Catalogna nel corso del mese di marzo, ma le gite in autobus degli studenti stranieri sono tradizionali in qualsiasi semestre accademico, nella maggior parte dei casi libere dallo sconforto delle ultime ore. La superstrada AP-7 in direzione Barcellona è un tragitto discretamente noto in Spagna per altri incidenti stradali, a causa dei suoi tornanti e data la morfologia montuosa della Catalogna, regione autonoma del nord-est situata ai piedi dei Pirenei. Purtroppo l’incidente che ha coinvolto un’intera “scolaresca” Erasmus provocando 49 feriti e 13 vittime, in maggioranza studentesse italiane (7), è frutto di un probabile errore umano dell’autista, ora ricoverato nell’ospedale catalano Virgen de la Cinta, che da 17 anni non è stato protagonista né di infrazioni, né di conduzione sospetta. I risultati dei test sono infatti negativi sia in merito all’alcool che alle droghe. L’uomo, che però soffriva di saltuari attacchi d’ansia, è ora in profondo shock e difficilmente riuscirà a testimoniare di fronte al giudice nei prossimi giorni. Le indagini preliminari ad ogni modo accusano l’autista di omicidio colposo, per via dell’appena chiarita dinamica del dolo. Un colpo al guard rail sulla destra e una precipitosa svolta a sinistra che ha portato allo scontro frontale con un’altra vettura sarebbe infatti, come dinamica, una discreta prova per un probabile e accidentale colpo di sonno. “Non poteva essere un problema di natura esterna – ha dichiarato il consigliere degli Affari Interni del governo della Generalitat di Barcellona Jordi Jané – La strada è in ottime condizioni e nel corso della notte quel tragitto è assai poco trafficato, garantendo generalmente una guida sicura, pur con i suoi tornanti.” Tornando alla vittime, sette sono le italiane, tutte ragazze appena identificate. Francesca Bonello, Elisa Valent, Valentina Gallo, Elena Maestrini, Lucrezia Borghi, Serena Saracino ed Elisa Sacarascia Mugnozza hanno così perso la vita sul colpo, alcune di loro riconosciute dai familiari prima della prova del DNA. Le altre vittime sono sempre studentesse, due tedesche, una romena, una austriaca, una francese e un’uzbeka. Gli altri studenti feriti coinvolti appartenevano invece a uno svariato numero di Paesi, nella maggior parte europei, tra cui Gran Bretagna, Svezia, Norvegia, Germania, Bulgaria, Polonia, Irlanda, ma anche Perù, Nuova Zelanda e Giappone. Tra i feriti molti sono i ricoverati a Tarragona, dato che l’incidente è avvenuto all’altezza di Freginals, sua località limitrofa. Tutti gli altri invece sono stati trasferiti d’urgenza a Barcellona. Soprattutto l’Italia sarà in lutto a seguito della tragedia, visto il numero di vittime e studenti coinvolti. La UB, Universitat de Barcelona, allo stesso modo è pronta ad inserire nel calendario accademico qualche celebrazione o anche solo commemorazione attraverso un minuto di silenzio, in virtù del rispetto degli studenti stranieri e delle loro famiglie, tutti partecipanti a uno dei programmi di studio all’estero di maggior successo dell’Unione Europea e fiore all’occhiello del mondo accademico internazionale. Molti familiari sono già in Catalogna, altri arriveranno nelle prossime ore. Le vittime che avevano dai 19 ai 25 anni sono infine oggetto di una polemica riguardo le norme di sicurezza all’estero, ma in fondo, da come sono state chiarite le dinamiche, non si è trattato altro che di tragica fatalità. Il programma Erasmus è nato nel 1987, non è il primo caso di cronaca nera, ma resterà certamente uno dei più gravi. Erano alcuni studenti che volevano crescere accademicamente e umanamente. Così non è stato. E’ un dolore privo di risposte razionali, ma alla fine varrà veramente rinunciare a determinate opportunità per via dei tragici colpi bassi del fato che, purtroppo e allo stesso modo, mai risparmieranno le alternative? @LolloNicolao
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