Parigi, si sa, è sempre una bella città ed è ancora più bella se si pensa alla quantità di musei che è possibile visitare gratuitamente per noi giovani. Infatti è stato bello, durante il mio erasmus, poter più volte passeggiare per la città, vedere un museo aperto ed entrare dentro, anche solo per poco tempo, per poter imparare qualcosa, senza preoccuparsi se il costo del biglietto fosse troppo “alto” rispetto all’ora che avrei potuto spendere lì dentro. Una tra le diverse volte che ho scelto di andare al Museo d’Orsay, che rientra tra i miei musei preferiti al mondo, ho deciso di vedere la mostra temporanea “Splendeurs et misères. Images de la prostitution, 1850-1910.”, presente fino al 17 gennaio 2016. La mostra, come suggerisce lo stesso titolo, tratta di un tema che è stato uno dei protagonisti della Parigi della Belle Époque: la prostituzione. Mai percepita come un delitto, fu piuttosto considerata come un male necessario, destinato ad accompagnare la brutalità dell’uomo. Fin dalla seconda metà del XIX° secolo donne oneste, prostitute occasionali, clandestine o regolarmente registrate si mescolavano fino a confondersi nello spazio pubblico. Infatti la prostituzione si svolgeva soprattutto lungo i boulevards o ai cafés parigini, come mostra il quadro di Edgar Degas, Femmes à la terrasse d’un café le soir, dove una donna è ritratta con lo sguardo assorto, in attesa di un potenziale cliente. Anche i cabaret erano degli ambienti di prostituzione, come il Moulin Rouge e le Folies-bergère, che attiravano anche numerosi turisti. Persino alla celebre Opéra, come Degas ha più volte mostrato, le ballerine si prostituivano alla fine degli spettacoli. Le case chiuse, poi, costituivano un laboratorio per gli artisti che cercavano un ambiente moderno per il nudo femminile. Lautrec è senza dubbio uno degli artisti più importanti di questo periodo, che tentò di cogliere nei suoi quadri anche la dimensione psicologica di queste donne. Un esempio è La Toilette, dove una donna che lavora in una casa di appuntamento ha appena finito di fare il bagno. Il suo corpo candido è rappresentato di spalle, in tutta la sua fragilità. Un altro aspetto importante che non sfugge in questa esposizione è il consumo di assenzio, una bevanda che successivamente fu proibita per i suoi effetti stupefacenti. Emblematico il quadro di Degas, L’assenzio, che ritrae un uomo ed una donna, seduti in un café, dallo sguardo perso ed isolato. Proseguendo nella visita vi è una parte riservata all’invenzione della fotografia e ai suoi effetti sulla prostituzione. Infatti, a partire dal 1839, i fotografi immortalavano i volti e i corpi nel loro volume intero. Tuttavia, come spiegato nella mostra, queste rappresentazioni erano ben lontane dalla realtà, perché, sia per il divieto di rendere pubblico ciò che accadeva dentro le case pubbliche sia a causa delle difficoltà tecniche, come la necessità di una forte luce, le scene venivano immortalate dentro l’atelier. Tuttavia, la donna è così trasformata in un oggetto da studiare, scrutare e deformare. Col tempo le prostitute divennero sempre più identificabili e nel corso della mostra troviamo anche esposti i loro biglietti da visita, con a volte delle piccole foto accanto. Emblematico infine il rapporto tra la prostituzione e la modernità, immortalato in primis nella tela di Manet, Olympia, che rappresenta in una maestosa tela una prostituta nuda con dietro la sua governante che le porge dei fiori, offerti da uno spasimante. Infatti, alla fine del XIX secondo, la prostituzione si afferma sempre di più come un soggetto moderno e degno di essere dipinto, nonostante lo shock nell’opinione pubblica. Per gli artisti della Parigi del tempo essa rappresentava un soggetto immancabile nelle proprie tele. Successivamente, anche Picasso, Kupka o Van Dongen tratteranno forme e colori su ispirazione della vita notturna parigina. Una mostra dunque da vedere, sia per i quadri di numerosi pittori famosi ma anche per la ricchezza delle fonti presenti che permettono di conoscere un aspetto noto ma poco discusso di quella che è stata la Belle Époque (e non solo) parigina.
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