Quando ho scoperto di essere stata selezionata per il progetto Erasmus all’Università Cattolica di Lovanio, a differenza di quanto si potrebbe immaginare, non ero convinta di partire davvero. Nessun salto di gioia, nessun cenno di entusiasmo, solo mille ansie e preoccupazioni che, essendo iscritta all’ultimo anno di giurisprudenza, non potevano mancare. “E se rimango indietro con gli esami?”, “E se non riesco a laurearmi per tempo?”. Queste domande insieme a mille altre paure mi tormentavano i giorni successivi all’uscita della graduatoria. Se avessi saputo fin da subito cosa mi avrebbero regalato questi meravigliosi cinque mesi non avrei esitato nemmeno un giorno, ma mi sarei precipitata a preparare le valigie e a salire su quell’aereo! Leuven, piccola cittadina a pochi km da Bruxelles, meta prediletta di centinaia di Erasmus ogni anno, offre un’atmosfera internazionale, con studenti provenienti da ogni parte del mondo. Leuven in poco tempo diventa il tuo mondo, il tuo piccolo mondo: esci la mattina, mangi un waffle a colazione, prendi la bici, corri a lezione, incontri, saluti amici e conoscenti a Grote Markt, pranzi al ristorante di fiducia, vai in biblioteca a studiare, e la sera, dopo un party in qualche residence o dormitorio, festeggi in Oude Markt bevendo birra, (belga, ovviamente!), tra un pub e l’altro. La Katholieke Universiteit Leuven é una Università molto prestigiosa relativamente alle materie giuridiche e si trova in una posizione di tutto rispetto nei rankings internazionali. Il semestre lì trascorso è stato davvero stimolante, consentendomi di maturare un approccio al diritto completamente diverso. Mentre infatti in Italia l’accostamento al diritto è teorico, astratto, tradizionalista, con esami essenzialmente orali, all’estero è molto più concreto, pragmatico, con esami scritti che spesso richiedono la risoluzione di casi pratici. Dei corsi seguiti uno in particolare, “La tutela internazionale dei diritti umani”, tenuto in parte da un giudice della Corte Europea dei diritti dell’uomo, è stato interessantissimo, forse il più interessante che abbia seguito in tutta la mia esperienza universitaria. Ma prima ancora della crescita accademica, l’Erasmus ha contribuito alla mia crescita personale, permettendomi di venire a contatto con persone di culture e lingue diverse. Essendo arrivata senza conoscere nessuno, ho alloggiato in un residence con altri studenti. Ero circondata da spagnoli, tedeschi e belghi. Strano a credersi, ero l’unica italiana; un po’ meno strano, cucinavano tutti la pasta meglio di me! Ma la cosa più emozionante è stata notare come i nostri rapporti si siano intensificati e come in poco tempo siamo diventati una sorta di famiglia, imparandoci a conoscere giorno per giorno sempre un po’ di più. La cucina, la stanza in comune, è progressivamente diventata il nostro luogo di ritrovo; la visione di un film, una fame improvvisa, il bisogno di una pausa dallo studio, il compleanno di un inquilino… ogni occasione era buona per ritrovarci e stare insieme. Paradossalmente, non penso di essermi mai sentita a così a casa come in quel residence. E soprattutto, non mi sono mai sentita sola. Il bello dell’Erasmus credo sia anche questo: aiutarsi vicendevolmente, prendere consapevolezza della relatività delle distanze, delle differenze tra persone, capire quanto siamo in fondo tutti uguali, prescindendo dallo stato di provenienza. Non avrei mai pensato di poter condividere così tanto con persone che non parlano la mia stessa lingua. Come ciliegina sulla torta non potevano poi mancare i viaggi, le gite, i weekends “fuori porta”, in Belgio e anche al di fuori. Leuven ha una posizione strategica, basta un’ora e mezza e si arriva in Germania, in Francia, in Olanda, ovunque! Durante il semestre ho vagabondando dunque per l’Europa centrale e sono rimasta piacevolmente colpita dalla storia di questi Paesi, di alcune cittadine in particolare come Liegi, Bruges, Anversa, Aquisgrana, Maastricht… Tutti luoghi che, se non fosse stato per l’Erasmus, probabilmente non avrei mai visitato. Torno a casa con gli esami sostenuti (no, non sono rimasta indietro come temevo), ma, cosa più importante, con un gran sorriso, un bagaglio di ricordi indelebili, e molti amici in più. Alcuni di loro sono lontani e sparsi per il mondo, ma ci sentiamo costantemente, altri ancora ho la fortuna di incontrarli quotidianamente in Università. Fate l’Erasmus, studenti! Non importa se iscritti al primo o all’ultimo anno, non lasciatevi sopraffare da ansie e timori inutili; piuttosto, piazzatevi sul primo volo e partite. “Mettersi alla prova è il miglior modo per conoscere se stessi”. Non esiste frase più vera. Quanto a me, sono da poco tornata alla realtà, ultimi esami da sostenere e tesi da preparare; ma il mio pensiero è sempre rivolto a quella piccola cittadina nel bel mezzo delle Fiandre che mi ha rubato il cuore. Grazie Leuven!
Calcio and Sport11 marzo 2016 Belgio: Diavoli Rossi tra presente e futuro Il percorso di crescita del Belgio, dalla disfatta del 2000 al primo posto nel ranking FIFA