Ad una settimana dal Festival di Internazionale tenutosi a Ferrara lo scorso week-end, si riassumono le tre giornate nei 5 passi più divertenti. #1 Il barboneggiamento: questa pratica un po’ barbaresca ma che a noi giovani piace, in certe occasioni diventa un’abilità necessaria. “Gli sdraiati” –chiamati così dallo scrittore Serra- quest’anno sono andati per la maggiore. Data la folta frequenza, ha vinto chi davanti all’assenza di sedute- tra la speranza di riuscire a sentire le voci della conferenza e la fiducia nella diligenza del personale addetto alle pulizie- si è buttato su ogni tipo di pavimento ferrarese. #2 Tutto a costo del bagno: se non avete mai sorpassato il confine italiano in macchina per la Svizzera o l’Austria, sappiate che per sentire l’aria di internazionalità che danno gli autogrill appena dopo la frontiera basta vivere Ferrara durante il festival. Pare che, per essere più internazionale, la rivista abbia deciso di copiare il sistema nordico-europeo di pagamento delle toilette. Spettatori, alle mani le monete da 50 cent., non sapete quanto siano utili. #3 Piada o pizza? : il primo dei due dilemmi firmati #intfe. Quando il tempo per il pranzo va dall’ora scarsa alla mezz’ora, quello che serve è una bella piadina emiliana farcita tanto da assomigliare, in altezza, alla ventiquattrore preparata per un viaggio di quattro giorni. #4 Ticket o non ticket? : il secondo dilemma firmato #intfe. Difficile quanto il dubbio shakespeariano “essere o non essere”, in questo caso è una prova di spavalderia. Lo spettatore che vuole tentare la fortuna, chiuda un occhio –a suo rischio e pericolo- sulla minuscola frase Ingresso con tagliando del programma. Sappiate, però, che un detto, leggermente modificato, dice: meglio una fila oggi -sebbene a prima (s)vista possa avere le sembianze della muraglia cinese- che il “da qui in poi non facciamo più entrare, sono finiti i posti” domani. Anime pie, è giusto avvisarvi che i migliori eventi, solitamente, richiedono il tagliando #5 Il titolo accalappia ospiti : quest’anno si sono sbizzarriti con titoli scritti per quella semper fedelis fascia di dubbiosi e indecisi. Da un quantomeno ironico “E’ l’economia, bellezza” a un’ incognita “Antiatlante delle frontiere” sino a “foto di gruppo” che punta su melanconici sessantenni che vorrebbero tornare ai tempi del grembiule; il premio “titolo trash 2014” lo vince “Mangia come parli”. #intfe15 vi aspetta, la nostra redazione è già pronta per la folkloristica esperienza culturale.
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