La speranza vive almeno a Natale?

#Christmasissharing so do it! La Rubrica Natalizia targata Lifestyle che vi accompagnerà durante tutte le Feste

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Sin da quando siamo bambini ci viene insegnato che Natale è il periodo dell’anno in cui tutti sono più buoni, in cui il male non esiste ed ogni cosa magica può accadere. Infatti, tutti i bambini scrivono la propria letterina a Babbo Natale, chiedendogli bellissimi regali, con la promessa di comportarsi bene, perché, si sa, la speranza che le cose belle accadano non muore mai.

Non morì, quella speranza, neppure la notte di Natale del 1914. In quell’anno, come tutti sappiamo, vi erano numerosi Paesi coinvolti in quella che sarebbe divenuta, usando le parole di Papa Benedetto XV, un’inutile strage, ovvero la Prima Guerra Mondiale.
Tuttavia, quella notte, sul fronte occidentale, tra la Francia e il Belgio, si verificarono degli episodi di fratellanza universale, che superarono il rombo dei cannoni e l’odio tra le diverse fazioni nemiche. Lettere, diari e fotografie, emerse dagli archivi militari di tutta Europa, testimoniano quella che fu una tregua momentanea tra le unità tedesche e quelle britanniche. Infatti, numerosi soldati, schierati sui lati opposti del fronte, iniziarono a cantare canzoni di Natale tutti insieme, a scambiarsi doni ed auguri. I tedeschi avevano disposto candele e lumini sulla loro trincea e iniziato ad intonare stille nacht, heilige nacht. Gli inglesi risposero con le loro canzoni di Natale e tutti insieme finirono poi per unirsi in coro nella terra di nessuno.

Un gran numero di loro uscì dai propri schieramenti e si trovò con i nemici per fraternizzare, scambiarsi il cibo e i pochi oggetti che avevano. Coloro che non riuscivano a comunicare si scambiavano sigarette, tè e caffè. Alcuni, secondo delle testimonianze, iniziarono a giocare a calcio. Chi di mestiere faceva il barbiere iniziò a fare i capelli e la barba a tutti. Altri approfittarono della tregua per seppellire i corpi dei caduti, con un rito comune ad entrambe le fazioni. In quel momento non esistevano più divise, idee migliori o peggiori, ma solo uomini, con famiglie e amori lasciati a casa, e con la medesima speranza che, almeno per un giorno, tutto quell’orrore finisse.
Tutto sembrava avvolto in un’atmosfera fiabesca, surreale dove la parola fratellanza regnava sovrana.

La tregua non fu un atto organizzato né universalmente diffuso e talvolta giudicata anche negativamente dagli alti comandi. Ci furono anche soldati che, invece, credendo che una tregua con il nemico fosse possibile, scesero nella terra di nessuno e rimasero vittime di un tranello avversario.

Tuttavia, da questo episodio non possiamo non pensare a cosa potrebbe succedere se ogni giorno questo spirito di tregua, di vedere tutto al di là delle etichette nazionali o razziali, potesse divenire parte della nostra quotidianità.

Cosa accadrebbe se i soldati invece di ultimatum si scambiassero auguri? Cosa accadrebbe se invece dei rumori dei cannoni nell’aria ci fossero solo armoniose melodie? Tutto sarebbe più facile?

La risposta purtroppo ancora oggi non é possibile saperla, ma possiamo comunque rifugiarci nella speranza che, un giorno, la fratellanza non sia solo regina delle fiabe, ma anche della realtà e non c’è momento migliore del Natale per iniziare a sperare.