Fat shaming e thin (o skinny) shaming sono due termini coniati per definire l’atto di insultare o criticare in maniera degradante qualcuno per il fatto di essere grasso o magro. Da sempre il problema più conosciuto è senza dubbio il primo, è sicuramente più facile imbattersi in insulti rivolti a persone in sovrappeso o obese o perlomeno lo era fino a qualche anno fa. Un fenomeno nuovo continua a crescere ultimamente nella nostra società, aumentano le modelle oversize , si moltiplicano le campagne che inneggiano alla “donna vera”, il termine curvy viene usato come vanto; se da una parte questo nuovo modo di pensare ha il merito di provare a scalfire i modelli spesso irreali che da sempre il nostro mondo ci propone, dall’altra parte ha evidenziato almeno due aspetti negativi. Per prima cosa risulta subito chiaro sfogliando giornali o imbattendosi in campagne su internet che il concetto di curvy si presta a moltissime interpretazioni: da alcune case di moda che per ragazza curvy intendono una taglia 42 semplicemente molto prosperosa, che è semplicemente un comportamento ipocrita, alla modella plus-size Tess Holliday, che ha recentemente lanciato una campagna chiamata “every body is flawless”, ogni corpo è perfetto, ma Tess Holliday non è semplicemente una ragazza un po’ in carne, porta la taglia 56 e pesa più di 117 chili, questo vuol dire che è clinicamente obesa, non curvy. L’eccessiva esaltazione del grasso è sbagliata per il semplice fatto che essere obesi è molto pericoloso per la salute. Ci sono invece molti esempi di modelle oversize sane, in carne ma in forma e sarebbe auspicabile che con il tempo si convergesse sempre più su questa immagine di donna curvy quando se ne indica una, evitando entrambe gli eccessi sbagliati delle teglie 42 e 56. Un’altra conseguenza negativa di questo movimento crescente è che, con un certo sentimento di rivalsa, in alcuni casi l’eccessivo orgoglio fat può sfociare appunto nel thin shaming. A chi non è mai capitato di leggere su Internet la classica frase “le vere donne hanno le curve”, questo è semplicemente falso perché ovviamente non è il grasso corporeo a definire la nostra identità. Ma al di là del considerare giustamente sbagliati entrambi i tipi di body shaming possiamo davvero dire che sono insulti paragonabili e gravi nello stesso modo? No, non possiamo, ed il motivo è semplice: nel nostro mondo, nella nostra società essere magri rimane una forma di privilegio. Ci sono una serie di benefici e vantaggi che vanno a braccetto con l’essere magri e tutti questi benefici e vantaggi hanno anche la conseguenza di discriminare chi non rientra nella categoria molto selettiva di corpo accettabile. Questi privilegi includono ad esempio essere in grado di entrare in qualsiasi negozio e trovare tanti capi che stanno bene e donano o più in generale il fatto che il tuo corpo è considerato normale e questo vuol dire che è di solito anche considerato attraente sessualmente. Guardando una persona magra inoltre in genere si è portati a pensare che sia in salute e fisicamente in forma e non si viene giudicati caratterialmente (come pigro o indisciplinato ad esempio) solamente per la forma del proprio corpo E comprensibile che essere insultati per essere magri possa far male ed è un comportamento da condannare in ogni caso ma non è paragonabile alla costante cultura del fat shaming nella quale viviamo. Grasso non è bello ma se ignoriamo il fatto che c’è una differenza tra persone magre e non, neghiamo ipocritamente tutti i privilegi e le oppressioni che esistono da sempre e continueranno ad esistere.
Lifestyle6 settembre 2016 Sonia Rykiel, la «Reine du tricot» Storia della stilista morta il 25 Agosto scorso a 86 anni.