Marco Russo ha 22 anni e studia giurisprudenza alla Luiss. Appassionato da sempre alla regia, sin dall’inizio della propria carriera accademica inizia a collaborare con Luiss TV. Forte anche di questa esperienza offertagli dal nostro Ateneo, Marco oggi vanta l’autoproduzione del cortometraggio “La nostra vita comincia ora”, candidato al David di Donatello nella sezione cortometraggi. Il cortometraggio tratta un tema che a Marco “è sempre stato a cuore”, la tragedia di Lampedusa. “E’ una strage umanitaria di cui non si parla abbastanza- spiega Marco – ed anche quando se ne parla, non lo si fa nella maniera giusta”. Perchè? “E’ chiaramente un argomento scomodo, una interrogazione di massa potrebbe creare scalpore. Per questo si parla sempre di immigrazione analizzandola da un punto di vista prettamente politico e mantenendosi sul generico”. “Nei tg?- Marco ride e scuote la testa, scettico – la notizia si ferma sempre al numero di sbarcati e a quello degli eventuali morti. Non si va mai oltre. Non c’è una identificazione dei soggetti di cui si parla e sembra quasi che non si tratti di persone ma di cifre”. Per questo i circa sette minuti del cortometraggio, che a breve verrà pubblicato online, si concentrano tutti unicamente sulla questione umanitaria: “Voglio parlare dei sentimenti, della rabbia e della paura, dell’euforia e delle speranze che si celano dietro quell’ennesimo barcone sbarcato a Lampedusa- continua Marco –e voglio che lo spettatore si chieda: come ci si sente quando si deve ripartire da zero? Come può essere doloroso il distacco da tutti i legami? E cosa può spingere a distaccarsi dalla propria famiglia, dagli amici, dalla propria casa e dagli affetti?”. Il lavoro si ispira a una storia vera. Marco, infatti, da parecchi anni lavora presso i centri di accoglienza di Palermo e Roma. Proprio qui ha raccolto varie testimonianze e ha ascoltato ragazzi e giovani donne raccontare la loro storia, immigranti giunti miracolosamente salvi in Italia. La cosa che ha scosso più di tutto Marco, però, è il fatto che ogni immigrante che raggiunge la costa italiana porta con sè una lettera. Si tratta di lettere che narrano la speranza riposta nella nuova vita che li aspetta in Europa, per lo più scritte in attesa dell’imbarco o durante il viaggio ed inviate ai propri cari una volta raggiunta la costa del vecchio continente. Alcune, però, non sono state e non saranno mai spedite. Pezzi di carta accartocciati, ritrovati nelle tasche di chi non ce l’ha fatta, imbrattati da una biro con grafia veloce ed incostante. Contengono quelle che si rivelano, poi, vane rassicurazioni e illusori auspici, la nostra vita comincia ora, non vi preoccupate. Marco vuole raccontare la storia di queste lettere, di quelle mai spedite: la storia di chi non ha voce perché gli è stata strappata da un’onda troppo alta e di chi cercava un inizio ma ha trovato una fine. “Vorrei dire forse troppe cose con questo corto- sorride Marco- ma ad ogni modo la mia aspirazione non è quella di aprire un dibattito pubblico. Voglio aprire un dialogo interiore. Voglio che lo spettatore parli con se stesso. Credo che questa sia l’unica chiave per soffocare gli atteggiamenti xenofobi e i pregiudizi che sempre più vanno sviluppandosi nei confronti degli immigrati”. Vi terremo aggiornati sulla pubblicazione online del cortometraggio. Per il momento: in bocca al lupo, Marco!
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