ROMA. E’ lunedì 8 dicembre ’14 e siamo in Via Flaminia 867, casa dell’Unione Rugby Capitolina, club storico della palla ovale romana. Sono le 21.00 e la temperatura che ci tiene compagnia è ben poco clemente: un freddo più unico che raro data la calura dei giorni da poco trascorsi. In questo contesto si gioca il primo degli incontri stagionali della squadra rugby LUISS, in un’amichevole –seppur combattuta come un match di Celtic League- che vede avversari i professionisti dell’UAR, l’Unione degli Avvocati Rugbysti. Un incontro alla buona quasi da definire a porte chiuse, ma che rappresenta di sicuro una prova importante per i ragazzi di Mister D’Ambrosio: oltre un terzo della squadra, infatti, è composta da esordienti della palla ovale al primo vero scontro su un campo da rugby, dato il cambio generazionale che il team ha affrontato ad ottobre, inizio degli allenamenti ma soprattutto di un nuovo anno accademico. Il match non parte col piede giusto: un avanti dei Luissini, dato forse dalla foga e dall’ardore da “prima volta”, fa ottenere agli Avvocati una mischia nei ventidue avversari per poi giungere facilmente alla meta. Subito dopo sono però i nostri a portarsi sul cinque pari grazie ad un fuorigioco degli avversari. La LUISS prosegue giocando più che bene: il placcaggio del nostro sei lascia libero un corridoio importante che con poco sforzo potrebbe essere attraversato per correre fino in meta, ma l’occasione è lasciata sfumare scioccamente. I troppi errori fanno sì che siano di nuovo gli Avvocati a portarsi sulla linea, conquistando cinque punti. I cinque punti successivi sono nuovamente loro: colpa di una palla trattenuta. Un avanti dell’UAR porta però gli universitari alla mischia e alla meta: il primo tempo si chiude sul venti a dieci per gli Avvocati. La squadra LUISS che torna in campo dopo il break ci crede nonostante lo scarto dei dieci punti e, grazie alla freddezza ritrovata, va dopo poco in meta. Gli Avvocati tuttavia tornano in campo combattivi allo stesso modo e durante il secondo tempo ottengono due try, chiudendo vittoriosi il match per sei mete contro tre. Gli atleti LUISS, nonostante le prime armi dei tanti, hanno carattere da vendere, forse alle volte troppo, dati i continui rimproveri dell’arbitraggio, ma per quanto se ne dica siamo convinti che la passione non sia mai troppa. Il numero otto, terza linea navigata, mostra di essere un buon motivatore per tutto il team; Capitan Paolucci riesce a tenere insieme una squadra di matricole, universitarie e della palla ovale, con una maturità degna dei migliori condottieri. Interessanti i placcaggi dell’estremo entrato a venti minuti prima della fine del match, buono il gioco al piede dell’intera squadra: in un’Italia che compra aperture all’estero persino per la Nazionale, esordienti in grado di calciare sono più unici che rari. Adesso bisogna però lavorare sul sostegno. Sostegno -non aiuto- nel rugby è una parola magica: significa che quando sei a terra, o sai che quello lì, quello grosso, sta per arrivarti addosso, pesante come un tir, avrai qualcuno al quale passare l’ovale, qualcuno che nel momento del bisogno sarà pronto a sporcarsi nel fango con te per tirarti fuori da quel guaio. I nostri ragazzi il sostegno lo stanno imparando, piano piano, allenamento dopo allenamento. Questa squadra, però, seppur meno celebrata di altre, non è inferiore rispetto a nessuna ed ha adesso bisogno di sostegno anche da parte di un Ateneo che, tra le aule, giorno dopo giorno, ci insegna il rispetto e l’uguaglianza, e che può imparare esso stesso, da questi ragazzi ma soprattutto da questa disciplina, antica e dura, davvero tanto.