All’interno della bella cornice di pubblico dello Stadio Olimpico di Roma, è andato in scena lo scontro tra Italia e Inghilterra per la seconda giornata del Sei Nazioni 2016. Per quanto di buono abbiamo espresso nella prima parte di battaglia, l’epilogo è stato impietoso: Inglesi in trionfo per 9-40. Nel giorno di San Valentino, gli uomini guidati da Jacques Brunel hanno dimostrato ancora una volta il loro amore e attaccamento verso la maglia azzurra. Allo stesso tempo, però, hanno dimostrato che la strada per raggiungere una dimensione di gioco completamente solida e matura è lunga e insidiosa. Il quindici della Rosa è in missione. L’obiettivo che la federazione di Sua Maestà ha affidato a Eddie Jones è quello di risorgere dalle ceneri di un mondiale casalingo a dir poco disastroso. E di farlo in grande stile. Jones è il primo commissario tecnico straniero a guidare i Red and Whites. L’uomo giusto, al momento giusto. I risultati che ha ottenuto con la nazionale Giapponese, trionfo in quattro Asian championships di fila oltre alla storica vittoria contro il Sud Africa nell’ultima World Cup, parlano per lui. Un allenatore burbero, dalle battute pungenti che ha aspettato a lungo la giusta riconoscenza e che ora proverà ad imporsi anche nel vecchio continente. Nella conferenza stampa di avvicinamento al match, aveva promesso di darci una bella lezione e così è stato. O almeno parzialmente. Nella prima parte dell’incontro, infatti, l’Inghilterra ha sofferto in difesa risultando più indisciplinata sui punti d’incontro rispetto agli Azzurri: i falli concessi a nostro favore sono lì a testimoniarlo. Stessa storia per le battaglie in touche dove a uscirne vincitori sono stati prevalentemente i nostri alfieri. Nella ripresa, dopo dieci minuti giocati ad armi pari, i giganti Inglesi hanno fatto valere la promessa del loro CT; con sette contro ruck sono andati ad invertire la tendenza difensiva e con cinque mete segnate, parziale di 29-0, hanno messo in cassaforte il risultato. Tra i singoli, impossibile non sottolineare il debutto di Maro Itoje: ventuno anni, terza linea o seconda ala, attualmente con i Saracens. Un predestinato dall’impatto fisico devastante che può vantare di aver strappato da capitano il mondiale Under 20 dalle mani dei Neo Zelandesi e per di più in casa loro. Se son rose, e qui è proprio il caso di dirlo, fioriranno. Siamo al cinquantatreesimo minuto: Canna gioca veloce una rimessa laterale nei nostri ventidue per Bellini che al posto di andare saggiamente al piede decide di lanciarsi tra le maglie avversarie per poi scaricare su Sarto che a sua volta non va con il calcio ma si affida a Campagnaro con un passaggio scellerato che viene intercettato dalla crescente pressione degli Inglesi. Qualche istante dopo è meta. Da lì in poi buio pesto. Un susseguirsi di cattive letture di gioco e un calo fisico dettato dagli infortuni e dallo sforzo dell’assedio alla Bastiglia della settimana scorsa ci hanno condannato. Le perdite di Gega in prima linea così come quelle di Fuser, Zanni e Garcia sono state di intralcio alle nostre ambizioni ma non devono essere un alibi, come lo stesso Parisse ha tenuto a dire nel post partita. Ripartiamo da quanto di buono mostrato nel primo tempo in difesa, ma anche nel fraseggio e al calcio con Canna dove l’esecuzione tuttavia è ancora da affinare. Meravigliosa la prova di George Biagi: la guardia pretoriana del nostro capitano. Una partita di grande sostanza la sua con oltre 12 placcaggi concretizzati. La partita contro la Scozia tra due settimane ci dirà chi siamo. Risorgere o soccombere. Nel nostro piccolo, vale anche per noi. Avanti Azzurri.