Giovedì 27 settembre presso la sala stampa della Camera dei Deputati è stata presentata dall’On. Massimo Ungaro, giovanissimo deputato del Partito Democratico, una proposta di legge in materia di regolamentazione e retribuzione degli stage curricolari. Oltre alla stampa parlamentare, erano presenti in sala anche gli studenti dell’associazione “Students for United States of Europe” per rappresentare il nostro Ateneo. L’Italia è ormai diventata una “Repubblica fondata sullo stage”. Così esordisce l’On. Massimo Ungaro durante il suo discorso. Il numero degli stagisti giovani e giovanissimi in Italia cresce in maniera esponenziale un anno dopo l’altro, ma spesso questo utilissimo strumento viene utilizzato come espediente per non assumere nuovo personale, con il duplice danno di penalizzare l’occupazione dei giovani e sfruttare gli sventurati in cerca di esperienza lavorativa. Una simile iniziativa da parte di un deputato così giovane non può non suscitare la nostra gratitudine, in quanto noi giovani studenti siamo i primi a rischiare pessimi stage e trattamenti inaccettabili da parte dei promotori. Lo scopo di questa proposta è quella di colmare l’enorme divario che in questi anni si è andato creando fra stage curricolari ed extracurricolari, fondamentalmente dovuta ad una legislazione in materia scarsa e non aggiornata. Per oltre quindici anni il decreto ministeriale 142/1998 fu il principale strumento normativo per la gestione di tutti i tipi di tirocinio in Italia, a prescindere dalla loro natura (difatti la distinzione avveniva di rado, e sempre con un valore puramente informale). Tuttavia, questo importante decreto è oggi pressoché inutilizzato: dopo l’avvenuta riforma in materia – che ha ripartito la competenza fra tirocini curricolari ed extracurricolari affidandoli, rispettivamente, allo Stato ed agli Enti locali – è stata emanata una dettagliata regolamentazione regionale sui tirocini extracurricolari (ancorché non organica a livello nazionale), mentre quelli curricolari sono rimasti praticamente senza copertura normativa. Non siamo neppure a conoscenza dell’effettivo numero dei tirocini curricolari svolti in Italia. Infatti, il Ministero del lavoro monitora solo quelli extracurricolari – che ammontano oggi a circa 368.000 – mentre quelli curricolari non soggiacciono neppure all’obbligo di comunicazione al Ministero. Con il risultato di dover fare affidamento sui dati che ammirevoli organizzazioni indipendenti riescono a raccogliere con i propri mezzi (come, ad esempio, il consorzio “Almalaurea” e testate online come “La Repubblica degli Stagisti”)! Questa mancanza di controllo, come è facile immaginare, porta regolarmente a facili abusi, senza contare l’assoluta mancanza di un qualsivoglia obbligo di retribuzione per gli stagisti. L’obiettivo è quello di fornire una regolamentazione che, da un lato, possa porre un efficace contrasto all’improprio sfruttamento dell’istituto, e dall’altro valorizzare questa importantissima forma di esperienza del mondo del lavoro. Uno degli aspetti più importanti riguarda la previsione di una retribuzione minima: tutti gli stage dalla durata superiore ad un mese (160 ore) devono essere retribuiti con un importo mensile minimo di 350 euro. La ratio di questa previsione proviene dall’assunto che, molto spesso, i tirocini comportano un notevole dispendio di risorse per gli studenti. Prevedere una retribuzione minima permette una maggiore facilità di accesso a tirocini di livello, colmando il divario fra gli studenti che possono disporre di risorse e coloro che invece non potrebbero permettersi un’esperienza prolungata. Inoltre viene previsto uno speciale monitoraggio da parte del Ministero dell’Istruzione e del Ministero del Lavoro, anche attraverso il previsto obbligo di comunicazione di tutti i tirocini curricolari di durata superiore alle 160 ore. Al termine di ogni anno, viene altresì prevista la pubblicazione di un report dettagliato, al fine di valutare un miglioramento dell’istituto a livello nazionale. Sono ovviamente previste pesanti sanzioni per chi viola l’obbligo di retribuzione, che saranno proporzionali all’entità dell’irregolarità commessa, in una misura variabile fra i 500 e i 3000 euro. Sempre per evitare facili abusi, è prevista una durata massima per i vari stage, fissata in un massimo di 3 mesi per le mansioni più “manuali” e di 6 mesi per quelle più “di concetto”. L’eventuale violazione dei limiti temporali trasforma ex lege lo stage in rapporto di apprendistato, mentre l’attivazione dello stage senza la nomina del tutor e/o l’effettiva assistenza farà considerare lo stage come un rapporto di lavoro ex. Art. 2094 cc. Ci auguriamo tutti che un’idea così lodevole possa divenire realtà concreta al più presto, e che le importanti iniziative di coloro che pensano anche ai giovani diventino in questo Paese la normalità piuttosto che rimanere una sparuta eccezione.
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