» Virginia Cinelli http://www.360giornaleluiss.it Fri, 19 Feb 2016 11:21:48 +0000 it-IT hourly 1 http://wordpress.org/?v=4.2.4 Oggi la vita è bella? http://www.360giornaleluiss.it/reve/09_02_2016/oggi-la-vita-e-bella/ http://www.360giornaleluiss.it/reve/09_02_2016/oggi-la-vita-e-bella/#comments Tue, 09 Feb 2016 21:04:24 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5744 Da circa una settimana un uomo, sulla quarantina, di origine belga ogni mattina esordiva dicendomi: “Oggi la vita è bella?”. Era il suo buongiorno, poi rideva e tornava a lavorare. Quell’uomo era il mio capo e da quando ci eravamo conosciuti, ad inizio tirocinio il 1 febbraio, mi dava il buongiorno così. Io, diffidente, annuivo

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Da circa una settimana un uomo, sulla quarantina, di origine belga ogni mattina esordiva dicendomi: “Oggi la vita è bella?”. Era il suo buongiorno, poi rideva e tornava a lavorare.

Quell’uomo era il mio capo e da quando ci eravamo conosciuti, ad inizio tirocinio il 1 febbraio, mi dava il buongiorno così. Io, diffidente, annuivo con pressappochismo senza sforzarmi di rispondere a quella domanda nella maniera degna che avrebbe meritato.

Nonostante lo conoscessi da poco tempo, l’ambiente intimo e l’essere costretti in dieci persone su due tavoli l’uno davanti all’altro, per otto ore al giorno, mi avevano permesso di fare già delle considerazioni circa il lavoro e il mio capo.

Devo dire che non ne avevo troppa stima; una serie di cose tra cui le idee politiche molto diverse dalle mie, il suo modo di fare giornalismo e il suo strano modo di vivere, vestire e parlare mi hanno portato a rispettarlo solo perché mio responsabile ma non certo a credere di poter imparare qualcosa da lui.

Era trasandato, parlava un italiano goffo e spesso divertente, ma quello che più mi rendeva estranea da lui era la sua poca attenzione ai dettagli: che si trattasse di vestiario, buone maniere, atteggiamento. Sembrava quasi che il mondo fosse estraneo a lui e al suo grande obiettivo di creare una casa editoriale di portata internazionale.

Senza dunque sapere chi fosse veramente, dove vivesse, né tanto meno quale fosse la sua storia, a quella domanda ogni mattina rispondevo con la stessa leggerezza e disattenzione con cui al supermercato scelgo quale marca di cracker comprare o in cartoleria di quale colore prendere un quaderno nuovo.

Stamani non si è presentato a lavoro. Lui che lavorava e basta. Questa mattina sono pure arrivata con qualche minuto di ritardo convinta che mi avrebbe ripreso. Al desk, però, non c’era nessuno. Così, credendo di averla scampata mi sono messa a lavorare convinta che prima o poi sarebbe arrivato per chiedere un resoconto della giornata. Dalla fretta, non ho certo fatto caso che nessuno mi aveva chiesto se oggi la vita è bella.

Oggi Miguel, il mio capo, dall’italiano goffo e la tendenza a bere un po’ troppo vino, è morto.

Alla notizia, ho pensato immediatamente a quella insolita domanda che mi aveva posto ogni giorno e che nessuno prima di lui mi aveva mai chiesto. Con sorpresa, mi sono accorta che, contrariamente a quanto pensassi, quel suo modo di iniziare la mattina, in qualche modo, mi aveva colpito tanto da cambiarmi.

In pochi minuti mi sono accorta di quanto quello strano modo di dare il buongiorno e – da parte sua – di inneggiare alla vita, già mi manchi.

Non appena arrivata a Bruxelles, dopo forse tre giorni di lavoro in redazione avevo stabilito che questo tirocinio non mi avrebbe mai insegnato qualcosa. Ai miei occhi, il capo era troppo ottuso e indaffarato per organizzare un buon lavoro, i fondi del giornale troppo bucati per poter pagare delle persone competenti che dessero struttura al gruppo e il giornalismo così di parte da essere per certe notizie forviante.

Eppure, quell’uomo mi ha insegnato qualcosa.

Miguel ha aperto il suo primo giornale non prima di dieci anni fa. Suo padre lavorava nell’editoria e lui ne ha seguito le orme. Aspirava in alto e non contento di un giornale locale aveva provato ad espandersi con tanto di canale tv su youtube, giornale online di affari internazionali e agenzia di pubbliche relazioni. Agli occhi di chi lavorava lì, quella realtà sembrava solo un bel “casino” senza alcuna possibilità di successo, ma nella sua testa chissà che cosa c’era.

Miguel aveva l’influenza da giorni, ma rimaneva sul posto di lavoro perché “c’era troppo da fare”. Alle critiche rispondeva dicendo “Come devo fare, ho iniziato così e non posso che migliorare quello che ho già creato. Se chiudo, io che fine faccio? Questa è la mia vita”.

In fondo, Miguel era un sognatore. Ha creduto fortemente in quello che, molto probabilmente, era un obiettivo che aveva da anni. Era ambizioso, tanto da guardare in alto anziché intorno a sé, cieco di fronte alla realtà dei fatti. O forse, era più che cosciente di quel che aveva nelle mani, ma rifiutava di riconoscere la mediocrità del lavoro sinora fatto perché apparteneva a lui. Del resto, prima ancora di dirigere quel giornale, Miguel aveva il compito di credere in quel che stava facendo. Lui doveva guardare al di là del confine a cui gli altri, semplici marionette alla mercé del suo sogno, non potevano arrivare perché, in principio, l’obiettivo, il desiderio e la passione per quell’editoria erano suoi e di nessun altro.

Chissà se il mio capo si chiedesse ogni giorno quello che chiedeva a me. Forse il suo domandarlo a terzi, era un affermarlo a se stesso. Per lui, nonostante la fatica, la vita oggi era bella per il semplice fatto che ci fosse e che, oggi, non sarebbe potuto essere peggio di ieri.

Chissà che, ai suoi occhi, il presente fosse un sicuro progresso rispetto al passato.

 

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Rêve: il sogno di un equilibrista http://www.360giornaleluiss.it/editoriale/25_10_2015/reve-sogno-un-equilibrista/ http://www.360giornaleluiss.it/editoriale/25_10_2015/reve-sogno-un-equilibrista/#comments Sun, 25 Oct 2015 14:07:33 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=4800 La mia bussola ha perso il nord nel momento in cui avrei dovuto tirare le somme del percorso fatto e progettare, sicura, piani per il futuro. Di fronte a un elenco di possibilità, prendere un anno sabbatico mi sembrò l’unica scelta plausibile. Così, anziché guardare i requisiti per le università, ho iniziato a controllare le domande

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La mia bussola ha perso il nord nel momento in cui avrei dovuto tirare le somme del percorso fatto e progettare, sicura, piani per il futuro.

Di fronte a un elenco di possibilità, prendere un anno sabbatico mi sembrò l’unica scelta plausibile. Così, anziché guardare i requisiti per le università, ho iniziato a controllare le domande di tirocinio, a cercare progetti di volontariato e a organizzare ipotetici viaggi in giro per il mondo. Tutto, pur di non iniziare un percorso di cui non ero convinta.

L’assenza di vincoli mi faceva sentire libera di potermi esprimere nel migliore dei modi, convinta che quella decisione non era stata altro che un colpo di genio.

Avevo energia da vendere, le mani tremolanti per l’emozione e l’entusiasmo di un bambino. Ero pronta per il salto nel buio. Non avevo preso, però, in considerazione tutte quelle simpaticissime condizioni, come: i tempi morti, le esigenze altrui, l’attesa e i fallimenti. Semplicemente, era la prima volta che entravo nel mondo del lavoro: impreparata e inconsapevole come molti neolaureati, del resto.

In breve tempo sono diventata un’equilibrista impacciata nel bel mezzo di una sfida con il mondo senza altri strumenti se non gambe e testa. Inutile dirvi che tutti i miei piani sono stati stravolti e che l’improvvisazione ha preso il sopravvento.

In Rêve, la nuova sezione di 360°, saranno riportate le innumerevoli vicissitudini dei prossimi 365 giorni. Qui vi racconterò, con ilarità e umorismo, i progetti e i traguardi di una principiante alle prese con una nuova realtà nella speranza di spiegare come immaginazione, tenacia, tempo libero ed energia si scontrino con attese, richieste, demotivazione, burocrazia e regole per dare esito alle più improbabili circostanze .

Rêve, sogno in francese, sarà il diario di bordo di un viaggio dalle coordinate sconosciute.

 

Ps: ogni articolo sarà accompagnato dalle immagini della fotografa Irene Santoni, un’altra sognatrice.

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Viaggio a 360° http://www.360giornaleluiss.it/editoriale/17_03_2015/viaggio-a-360/ http://www.360giornaleluiss.it/editoriale/17_03_2015/viaggio-a-360/#comments Tue, 17 Mar 2015 09:34:31 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2597 incontro per accordare gli ultimi dettagli della nostra collaborazione è stato insolito quanto la storia di Mattia Vettorello. Ci siamo incontrati all’ inaugurazione di un laboratorio di serigrafia e fotografia quando,tra un bicchiere di coca e un panino con la porchetta, mi ha raccontato la storia di Frostscape, il suo blog, e le sue avventure.

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L’incontro per accordare gli ultimi dettagli della nostra collaborazione è stato insolito quanto la storia di Mattia Vettorello. Ci siamo incontrati all’ inaugurazione di un laboratorio di serigrafia e fotografia quando,tra un bicchiere di coca e un panino con la porchetta, mi ha raccontato la storia di Frostscape, il suo blog, e le sue avventure.

Chi è. Veneto di origini ma austrialiano nel cuore, appena maggiorenne Mattia si è rifugiato per un anno a Melbourne dove è poi tornato durante gli anni universitari. A 18 anni ha iniziato a viaggiare in solitaria, scoprendone rischi e adrenalina. Dichiara che New York e Melbourne sono la sua casa e che oramai Conegliano, dove è nato, è solo un rifugio dove andare per riposarsi e salutare i genitori. Nel 2013 si è laureato in disegno industria e ha poi lavorato nello studio “Decoma Design” tra i più importanti a Milano. Scontento di una vita dietro la scrivania è adesso alle prese con nuove avventure. La prossima: l’ Islanda.


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Frostscape non è solo una startup, ma un’ideale di vita. Una scelta, quella di esplorare, presa appena tornato dagli Stati Uniti, quando ancora aveva la valigia in mano e i piedi frementi. Ad agosto partirà per l’Islanda ma è solo il primo di molte avventure che vuole compiere e poi raccontare. Ideatore di quel messaggio che sta dietro al connubio tra “frost”, gelo, e “escape”, scappare, che significa spingersi oltre i limiti; al di là di quella che lui chiama “società di massa” per conoscere le tradizioni tramandate di popoli e per riavvicinarsi alla natura. Uno dei suoi mantra è “Nature does not belong to us, we belong to nature”. Un sognatore, Mattia, che ha come desiderio quello di tornare alla naturale naturalezza, in modo da sentirsi local ovunque vada.

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L’obiettivo. Ha iniziato a scrivere per raccontare ai più cosa succeda durante quei giorni all’insegna della novità. Il suo non è solo un racconto di parole, ma di foto che possano ritrarre l’essenziale invisibile agli occhi e possa portare i suoi follower e amici vicini a quelle realtà. Tra i contro di una vita senza stabile dimora ci sono relazioni labili e difficoltà nell’essere compresi da chi di viaggiare non ne ha voglia. Il blog è stato quindi un modo anche per incontrarsi con coloro che sentivano sia lui che il suo obiettivo troppo lontani dalla loro vita. Così facendo, mi dice, ha potuto in qualche modo rimanere in contatto con molti senza dover tenere in mano sempre il telefono o trovare casella email e messaggi pieni una volta tornato da un viaggio.

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La collaborazione. Da ora in poi avremo modo di monitorare i suoi passi e assaporare, con le sue parole, i traguardi da lui raggiunti. Pubblicherà due volte a settimana articoli in lingua originale non solo sui viaggi che intraprenderà, ma sui particolari di quella che è la vita di un esploratore in divenire.

Il punto di vista di 360°. Alla fine dell’incontro con Mattia non potevamo che salutarci con un sorriso sulle labbra, felici per la creazione della nuova rubrica. Questo spazio a lui dedicato è un’opportunità per tutti i lettori e redattori del nostro giornale di oltrepassare i confini, non solo territoriali ma anche personali, un’occasione di andare oltre, Oltre 360°.

Vai al sito Frostscape.com Vai alla pagina Facebook

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Un valore aggiunto: la linea rossa 360° – Mondo http://www.360giornaleluiss.it/editoriale/19_12_2014/un-valore-aggiunto-la-linea-rossa-360-mondo/ http://www.360giornaleluiss.it/editoriale/19_12_2014/un-valore-aggiunto-la-linea-rossa-360-mondo/#comments Fri, 19 Dec 2014 14:13:40 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=1459 Un nuovo traguardo è stato segnato nella storia del giornale 360 gradi. Nato nel 2002 come giornale di Scienze Politiche, si è poi velocemente spanto in tutte e tre le facoltà e , dall’anno scorso, è stato creato il sito online. Un percorso in salita ma sinora pieno di soddisfazioni che tende sempre a progredire, certo non

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Un nuovo traguardo è stato segnato nella storia del giornale 360 gradi.
Nato nel 2002 come giornale di Scienze Politiche, si è poi velocemente spanto in tutte e tre le facoltà e , dall’anno scorso, è stato creato il sito online. Un percorso in salita ma sinora pieno di soddisfazioni che tende sempre a progredire, certo non a fermarsi. Il nuovo progetto appena messo a punto consisterà in pubblicazioni mensili online di ragazzi di altri giornali universitari sia nazionali che internazionali nella sezione “Oltre 360°”.

Durante gli anni della guerra fredda chiamarono “Red telephone” la linea diretta di telecomunicazioni fra Stati Uniti e Russia creata perché le due potenze potessero comunicare facilmente in modo da evitare una guerra atomica. Una specie di telescrivente oggi sostituito con una rete di computer utile per comunicazioni immediate, accorte ed a scanso di equivoci.

La posta in gioco, in questo caso, non è tanto delicata ma l’idea è pressoché la stessa: un sistema di comunicazione che unisca il nostro giornale ad innumerevoli altri.
Di colore arancione, più che rossa, la linea che ci riguarda ha lo scopo di intrecciare le nostre penne con l’inchiostro di altri per dare varietà e originalità ad articoli e giornale. Più che bilaterale come Casa Bianca- Cremlino si tratterà di una rete multilaterale, multilingue e politematica.

Un volto costituito da centinaia di facce quello di 360 gradi e una voce che ne racchiude molteplici. Il nome della sezione non è scelta casuale: andare oltre le nostre possibilità è il motto della redazione. Superare i nostri limiti è quel che più ci piace fare. Questa nuova sezione permetterà di oltrepassare le porte Luiss ed entrare in altri Atenei, aggiungerà cifre ai 120 che sono già redattori e supererà i confini del quartiere, del Lazio, dell’Italia. Oltrepasserà una statica formattazione di giornale studentesco per creare una forma originale e personalizzata.
Questo è lo spazio per le sfaccettature e le sfumature alla ricerca di un’informazione quanto più eterogenea possibile.

Che la collaborazioni abbia inizio, adesso al lettore non resta che armarsi di curiosità ai dettagli ci pensiamo noi.

 

 

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Not in our name http://www.360giornaleluiss.it/attualita/international/21_10_2014/not-in-our-name/ http://www.360giornaleluiss.it/attualita/international/21_10_2014/not-in-our-name/#comments Tue, 21 Oct 2014 13:06:11 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=558 Il giorno 17 ottobre si è tenuto presso il Centro islamico culturale d’Italia un incontro tra culture che oltrepassa l’ufficialità, in nome di una scelta di cooperare e interloquire nel rispetto delle istituzioni italiane contro il fenomeno dilagante del terrorismo. Venerdì si è conosciuta “l’altra faccia” di una medaglia che, se lanciata, riproponeva sempre lo

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Il giorno 17 ottobre si è tenuto presso il Centro islamico culturale d’Italia un incontro tra culture che oltrepassa l’ufficialità, in nome di una scelta di cooperare e interloquire nel rispetto delle istituzioni italiane contro il fenomeno dilagante del terrorismo.

Venerdì si è conosciuta “l’altra faccia” di una medaglia che, se lanciata, riproponeva sempre lo stesso volto: quello dell’ islam eguagliata al terrorismo, di una religione sconosciuta a molti e ritenuta interamente violenta.

Tutti i relatori presenti hanno gridato lo stesso messaggio: l’islam è religione di pace e il terrorismo non è parte di essa. Sin dalle prime battute, le parole di Allah riecheggiano nelle stanze del centro culturale: “ordinare il bene e proibire il male”; un comandamento ricordato dall’Imam come da altri rappresentanti del Centro e seguito dai 20 milioni di musulmani che hanno scelto di rimanere in Europa, la loro casa, anziché raggiungere i combattenti estremisti.

L’incontro non ha il fine di negare l’esistenza dei fanatici, ma quantomeno di ricordare che oltre ai combattenti, ai terroristi, ai violenti vi sono anche altri, quegli uomini vittime prime del fenomeno terroristico in termini di civili e di anima. E’ un appello, quello mandato dalle autorità islamiche, a doppio taglio; per i credenti a ricordare le parole del loro dio e all’Occidente, senz’altro l’Italia, di unire le forze per combattere una battaglia che adesso riguarda anche noi.

Non si nascondono le titubanze verso la religione, il dubbio che se molti agiscono violentemente in nome di Allah sia perché la religione spinge alla violenza è diffuso nella mente di chi non è islamico, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso ricorda che “è giusto che ognuno si assuma le sue responsabilità, che si capiscano le dinamiche e il backgroud di un’azione sdegnatamente violenta”, ma ciò non significa condannare l’islam in tronco.

Non si chiede di essere misericordiosi, ma –per radice morale- di valutare l’esistenza di musulmani che combattono come l’Occidente la battaglia contro l’Isis che utilizza la giustificazione religiosa per atti disumani.

“Condannare non è più sufficiente” dichiara Jean-Luois Tauran, adesso bisogna prendere una posizione netta contro il fenomeno e collaborare “per sradicare il fanatismo e l’estremismo”.

James Foley, Steven Sotloff, David Heaney, Delle Gorden, questi i nomi ricordati dalla Boldrini; ultime vittime nelle mani degli jihadisti, da ricordare allora le vittime musulmane colpite per numero di civili, quanto nell’anima.

“Ogni religione deve avere la stessa dignità” ribadisce la Boldrini. Le sue parole si intrecciano con quelle dell’Imam che ricorda un comandamento del Corano: “Aiutatevi l’un l’altro a praticare la pietà (birr) e il timore di Allàh (taqwa), e non appoggiatevi gli uni agli altri per commettere iniquità e prevaricazioni”.

Le parole conclusive del Presidente del Consiglio di amministrazione del Centro Culturale sono d’impatto: “la religione è stata trasformata in ideologia, la fede in fanatismo; l’islam però non ha spazio per questo. Si faccia spazio al dialogo inter-religioso ”.

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Inconfondibile Ferrara http://www.360giornaleluiss.it/lifestyle/12_10_2014/inconfondibile-ferrara/ http://www.360giornaleluiss.it/lifestyle/12_10_2014/inconfondibile-ferrara/#comments Sun, 12 Oct 2014 11:52:54 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=417 Ad una settimana dal Festival di Internazionale tenutosi a Ferrara lo scorso week-end, si riassumono le tre giornate nei 5 passi più divertenti. #1 Il barboneggiamento: questa pratica un po’ barbaresca ma che a noi giovani piace, in certe occasioni diventa un’abilità necessaria. “Gli sdraiati” –chiamati così dallo scrittore Serra- quest’anno sono andati per la

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Ad una settimana dal Festival di Internazionale tenutosi a Ferrara lo scorso week-end, si riassumono le tre giornate nei 5 passi più divertenti.

#1 Il barboneggiamento: questa pratica un po’ barbaresca ma che a noi giovani piace, in certe occasioni diventa un’abilità necessaria. “Gli sdraiati” –chiamati così dallo scrittore Serra- quest’anno sono andati per la maggiore. Data la folta frequenza, ha vinto chi davanti all’assenza di sedute- tra la speranza di riuscire a sentire le voci della conferenza e la fiducia nella diligenza del personale addetto alle pulizie- si è buttato su ogni tipo di pavimento ferrarese.

#2 Tutto a costo del bagno: se non avete mai sorpassato il confine italiano in macchina per la Svizzera o l’Austria, sappiate che per sentire l’aria di internazionalità che danno gli autogrill appena dopo la frontiera basta vivere Ferrara durante il festival. Pare che, per essere più internazionale, la rivista abbia deciso di copiare il sistema nordico-europeo di pagamento delle toilette. Spettatori, alle mani le monete da 50 cent., non sapete quanto siano utili.

#3 Piada o pizza? : il primo dei due dilemmi firmati #intfe. Quando il tempo per il pranzo va dall’ora scarsa alla mezz’ora, quello che serve è una bella piadina emiliana farcita tanto da assomigliare, in altezza, alla ventiquattrore preparata per un viaggio di quattro giorni.

#4 Ticket o non ticket? : il secondo dilemma firmato #intfe. Difficile quanto il dubbio shakespeariano “essere o non essere”, in questo caso è una prova di spavalderia. Lo spettatore che vuole tentare la fortuna, chiuda un occhio –a suo rischio e pericolo- sulla minuscola frase Ingresso con tagliando del programma. Sappiate, però, che un detto, leggermente modificato, dice: meglio una fila oggi -sebbene a prima (s)vista possa avere le sembianze della muraglia cinese- che il “da qui in poi non facciamo più entrare, sono finiti i posti” domani.

Anime pie, è giusto avvisarvi che i migliori eventi, solitamente, richiedono il tagliando

#5 Il titolo accalappia ospiti : quest’anno si sono sbizzarriti con titoli scritti per quella semper fedelis fascia di dubbiosi e indecisi. Da un quantomeno ironico “E’ l’economia, bellezza” a un’ incognita “Antiatlante delle frontiere” sino a “foto di gruppo” che punta su melanconici sessantenni che vorrebbero tornare ai tempi del grembiule; il premio “titolo trash 2014” lo vince “Mangia come parli”.

#intfe15 vi aspetta, la nostra redazione è già pronta per la folkloristica esperienza culturale.

 

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