attualità – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it Sun, 18 Feb 2018 20:38:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.2 http://www.360giornaleluiss.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/02/cropped-300px-32x32.png attualità – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it 32 32 97588499 Reinventare il comunismo http://www.360giornaleluiss.it/reinventare-il-comunismo/ Sun, 17 Sep 2017 09:36:52 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8818 “Quelle di destra e di sinistra sono categorie politiche superate”. Ed è per tale ragione che porsi davanti alle problematiche sociali ed economiche con la logica di due valori di massima,contrapposti l’uno all’altro,è un modo di fare politica obsoleto,e quindi inefficace. E se anche esistono, come esistono, dei partiti che si connotano ancora come più

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“Quelle di destra e di sinistra sono categorie politiche superate”. Ed è per tale ragione che porsi davanti alle problematiche sociali ed economiche con la logica di due valori di massima,contrapposti l’uno all’altro,è un modo di fare politica obsoleto,e quindi inefficace. E se anche esistono, come esistono, dei partiti che si connotano ancora come più o meno di sinistra, è solo un’auto-proclamazione, uno slogan per raccogliere i voti di qualche milione di nostalgici. Il bipolarismo, almeno in Italia, è una strada impraticabile. La destra e la sinistra si somigliano troppo. Sono la stessa cosa.

Quanto scritto sopra è, oggi, l’opinione di molti tanto da essere considerato quasi un’ovvietà. Eppure, secondo il parere di chi scrive, le cose non stanno affatto così. La differenza che connota la coppia antitetica destra/sinistra, infatti, non è soltanto storica- e, pertanto, contingente e mutabile- ma anche e sopratutto genetica, primordiale, logica e quindi, immutabile.

Questo, almeno, da un punto di vista teorico.

Stando così le cose, verrebbe da chiedersi se un numero assai consistente di cittadini italiani ed europei siano semplicemente impazziti oppure se, effettivamente, la certezza che la sinistra progressista si è ridotta al fantasma di quello che era, non sia in qualche modo, giustificata.Verrebbe da chiedersi, cioè, se questo equivoco poteva essere evitato. E se, dopo la caduta del Muro di Berlino nell’89, il partito comunista italiano, che era il maggiore partito comunista europeo, era veramente costretto a cambiare il proprio nome. E se era veramente così necessario che esso virasse verso una politica di stampo liberale.

O se, invece, il fatto che il sistema capitalistico non è mai stato messo sotto accusa da una parte così ampia della popolazione come accade oggi non riproponga in qualche modo tutti quei problemi, quelle tematiche e quei dubbi legati al Congresso tenutosi a Roma il 3 Febbraio del 1991 quando il PCI, tra le celebri lacrime di alcuni altissimi funzionari, cominciava a non esistere più.

Il capitalismo non è mai stato tanto fragile. Tanto che i due filosofi contemporanei più popolari, ossia Slavo Zizek e Alain Badiou, si proclamano comunisti anche se un partito comunista non esiste più nemmeno da loro, in Slovenia e in Francia.

Certamente, bisognava cambiare.

Se ne sentiva tutta la necessità.

Ma è altrettanto probabile che si potesse cambiare anche rimanendo all’interno di quel nucleo essenziale di valori che erano quelli tradizionali. E’ sicuro che il comunismo era ferito ed aveva bisogno di essere curato e reinventato, come l’amore.

Forse è stato soltanto tradito e abbandonato.

E oggi che ne avremmo realmente bisogno, anche perché in un mondo senza certezze un’ipotesi in più sembra qualcosa di più di un lusso superfluo, potrebbe essere già troppo tardi.

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Io non ho vissuto in America http://www.360giornaleluiss.it/non-vissuto-america/ Sun, 04 Jun 2017 13:40:22 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8670 Durante il mio quarto anno di liceo ho avuto il privilegio di partire per “l’anno all’estero”, e oggi vorrei parlare di quell’esperienza di cui non ho ancora mai avuto il coraggio di scrivere per paura di portare alla luce ricordi che forse non ero pronta ad affrontare. Sono stata presa in California da una bellissima

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Durante il mio quarto anno di liceo ho avuto il privilegio di partire per “l’anno all’estero”, e oggi vorrei parlare di quell’esperienza di cui non ho ancora mai avuto il coraggio di scrivere per paura di portare alla luce ricordi che forse non ero pronta ad affrontare. Sono stata presa in California da una bellissima famiglia che mi ha amata come una figlia e che, sin dal primo giorno, ho sentito come mia. La California mi ha dato tanto: mi ha fatto scoprire i miei limiti, che erano molto più estesi di quanto non pensassi, mi ha insegnato che nella vita vera, se vuoi qualcosa “you have to make it happen”, e che a volte bisogna solo guardare i problemi da un altro punto di vista. Parlo di California e non di America non per una questione di velleità, ma perché IO NON HO VISSUTO IN “AMERICA”.

La mia sorellina Amalina, di soli dodici anni al tempo, ma con la lungimiranza di un adulto, mi correggeva sempre dicendomi che io “non stavo vivendo in America, ma bensì in California”.

Non credo di aver mai capito queste parole per davvero. Fino ad oggi.

Oggi, per la prima volta, ho riflettuto sulle sue parole che prima suonavano solo come una frase fatta, un modo di dire, e ho capito che Amalina non voleva intendere che la California fosse migliore del resto, ma solo che non era uguale al resto.

In California ho imparato “l’amore per il diverso”, ho conosciuto persone che in Italia avrei etichettato come “sfigate”, e che in realtà nascondevano un universo dietro la loro stravaganza, ho imparato a rispettare le scelte altrui, anche se diverse dalle mie, e ho imparato che una persona con il colore della pelle, l’aspetto fisico o l’orientamento sessuale diverso dal nostro, è esattamente uguale a noi. Ho imparato a rispettare l’ambiente, e ad amare i nuovi orizzonti, ma soprattutto ho imparato a non giudicare.

La mia “esperienza americana” si è limitata a questo tanto. Ho vissuto per dieci mesi in una bolla magica che nella mia mente ho innalzato a stereotipo dell’intero Paese. Per me l’America era quello: era gioia, era voglia di fare, rispetto e dialogo. Io ho vissuto il mio “American Dream” e per questo mi sono sempre sentita riconoscente verso quel Paese che mi aveva accolta e fatta sua. Ma mi sbagliavo.

In questi mesi mi sono chiesta in che America ho vissuto e oggi, guardando il telegiornale, ho trovato la risposta: io non ho vissuto in America ma in California, che è diverso.

Amalina aveva ragione a correggermi, perché se gli americani hanno scelto Trump come loro presidente, significa che egli ne rappresenta la maggior parte in ogni sua scelta, e ogni sua scelta va nella direzione opposta rispetto all’educazione che la mia mamma americana mia ha dato.

Sono mesi che Trump porta il suo Paese sempre più lontano da quella che era la mia America, ma oggi il passo è stato decisivo. Oggi egli ha confermato quello che tutti temevamo e, con la sua innata faccia di bronzo, ha annunciato che ha intenzione di ritirarsi dai Trattati di Parigi, portando il secondo Paese più grande del mondo a poter contribuire, senza regole né limiti, al riscaldamento globale. Quello stesso fenomeno che, d’altronde, Trump ha definito “un’invenzione dei cinesi per ostacolare le industrie americane concorrenti” e che quindi risulta, agli occhi di un’America ignorante e inibita, una grande bugia alla quale tutto il resto del mondo ha creduto.

Non sono bastate le proteste, non gli slogan, e neanche Macron che rivisita la grande massima Trumpiana: “Let’s make America great again” riportando su tutti i canali nazionali “Let’s make the world great again”. Ogni sforzo è stato vano, perché Trump, di fatto, può, e può perché quella stessa popolazione che a breve soccomberà sotto una politica ultra-protezionista ed individualista, lo ha eletto.

Dove ho vissuto io i musulmani, gli hindi, i cristiani e i mormoni erano la stessa cosa, e quando uno studente faceva “outing” gli si stava vicino, ma poi neanche troppo, perché è una scelta come un’altra e nessuno sentiva il bisogno di farne un dilemma. Dove vivevo io i ricchi si vestivano come i meno ricchi, frequentavano gli stessi posti e uscivano con le stesse persone, tutti facevano la raccolta differenziata e ogni membro della comunità provvedeva al sostentamento della stessa, indipendentemente da orientamento sessuale o religioso, dal sesso o dalla classe sociale di provenienza.

Dove vivevo io, il giorno in cui è stato approvato il matrimonio per le coppie gay, la città si è fermata e la gente si è riversata in strada tra baci abbracci e urla di gioia.

Dunque se questa è l’America, io non ho vissuto in America e, di questo, rimarrò per sempre delusa.

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Pomezia: a wake-up call for Italy http://www.360giornaleluiss.it/pomezia-wake-call-for-italy/ Tue, 16 May 2017 10:09:21 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8647 In recent years, it has been increasingly common to hear the news of environmental disasters affecting our country, with serious implications for both humans and animals, and the area they live in. In most cases, these disasters have been caused by human actions, and by all those activities that alter the perfect balance of nature. The

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In recent years, it has been increasingly common to hear the news of environmental disasters affecting our country, with serious implications for both humans and animals, and the area they live in. In most cases, these disasters have been caused by human actions, and by all those activities that alter the perfect balance of nature. The latest environmental disaster in Pomezia has surely re-drawn attention onto the danger of these events, and on the critical environmental stability not only of our country but also of the whole globe.
Indeed, on May 5th, the fire burst at Pomezia (supposedly an arson) at ECOX, an industrial plant dealing with the disposal of plastic and paper waste, has produced a significant concentration of dioxins in the air, together with other dangerous substances. Impressive data have been collected by Arpa Lazio, registering a record presence of “diossine” and “furani” that is over 700 times the threshold of risk. Also the hydrocarbons concentration results superior to the limit.
However, “alarmism should be avoided“, advices Roberto Scacchi, president of Legambiente Lazio, who emphasizes the need to consider the danger of the dispersion of the polluting substances, brought by the winds all over the region.
Certainly, this has been one of the most recent chemical and hydrocarbon-related disasters in Italy. The first one dates back to 1906, the starting date of the production of Eternit at Casale-Monferrato, causing a considerable number of deaths, mainly of workers, but also of the people living in the surroundings of the plant. From then onwards, many have been the cases of environmental pollution due to chemical products and hydrocarbons in Italy:

1926-1980s, Lake Orta: copper sulfate drains from textile production;

1932-1983, Brescia: pollution by “policlorobifenili”;

1964, Taranto, Dioxins from the first steel blast furnace provoking innumerable cancer cases in the city, particularly in the Rione Tamburi district;

1965-now, Gela: Hydrocarbons from petrochemical pole;

1970 for decades, Porto Marghera: Vinyl Chloride from chemical industries;

1972, San Dorligo della Valle : The terminal of the transalpine oil pipeliney suffers from an attack by the September Black terrorist organization thereby producing a toxic cloud;

1976, July 10 Seveso (Brianza), Dioxins: At the ICMESA plant (Givaudan), a reactor explodes, dispersing in the TCDD “tetracloro-p-dibenzodiossina” in the environment: about 37,000 people were exposed to the highest ever recorded levels of dioxin. This is one of the most recent environmental disasters in northern Italy and still “under study”;

1985, Tracimazione (Trentino): Val di Stava catastrophe: the decantation basins of the fluorite mine at Prestavel broke the banks by unloading 160,000 m³ of mud on the town of Stava, causing the death of 268 people.

1988, July 17, Massa: explosion in the Farmoplant insecticide factory producing a toxic cloud with dimethoate emissions;

1994,Campania: the garbage crisis begins, provoking deaths for tumors and other pathologies in the area known as Earth of Fires;

2007, Abruzzo: one of the largest toxic waste illegal dumping;

2008, Catania: suspicious deaths of dozens of researchers at the chemistry laboratory of the Pharmacy faculty at the University of Catania: toxic waste was unloaded illegally in the sinks, polluting the aquifers and producing toxic fumes coming out of the drains.

2017, May 5: Pomezia: fire at the Eco X plant in Via Pontina, with dispersion of dioxides and other polluting substances.
These have been the most relevant cases of environmental damage caused by human activities in our country, that seems to be increasingly fragile from the point of view of environmental sustainability. In this regard, EU has repeatedly rebuked Italy, due to the fact that many Italian cities have already exceeded the maximum endorsed levels of toxic emissions. Mainly, three are the risks to face, as consequences: contamination of air and aquifers; contamination of the agro-food products; lack of environmental equity on the national territory, due to the disadvantages brought by the above-mentioned damages to the production, and then the overall economy of some regions.
What happened in Pomezia, as in many other places, in Italy but also abroad, has to make us reflect on the fragility of the human, artificial “ecosystem”, built over the real, natural one. We all do love progress, but we should also be aware that true progress must not exclude the health of the environment we live in, and then our own health. We are part of the environment: any damage to it counts as a damage to ourselves, or at least to the future generations. That is why the Governments of each Nation are called to empower investment on strong plans of action in this field, and to strengthen regulations aimed at guaranteeing environmental protection (for example through stricter checks of the status of industrial plants, and all those activities that are most likely to contribute to pollution). Any environmental disaster might happen when we less expect it, as Pomezia witnessed. Moreover, we should keep in mind that whatever damage occurs in a certain place, it also affects the rest of the globe, starting from the surrounding area. This is what we are experiencing, indeed: in these days, it seems that some toxic substances, coming from Pomezia, have reached Rome as well. And even if nobody says a word about it, the air smells a little bit less pure than before even here in the north of the city. And this is not just my own impression.
In conclusion, we should keep in mind that everything is dynamic, and ever transforming in this world: pollution neither remains fixed in a place, nor it cannot be deleted. It just transforms itself into something else, going somewhere else. Aware of this, we are called to find valuable solutions for the sustainability of our future, and that of the new generations… now!

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Alla scoperta della “Blu School” http://www.360giornaleluiss.it/alla-scoperta-della-blu-school/ Tue, 02 May 2017 10:33:01 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8606 La Blu School è la scuola di formazione politica realizzata dall’associazione di centrodestra Blu Lab, fondata da Mirko Giordani e Andrea Asole, di cui abbiamo già parlato in passato. La scuola di formazione aprirà le porte il 5 maggio con tanti ospiti esperti nell’ambito politico, tra cui il professore di Scienza Politica della LUISS Luigi

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La Blu School è la scuola di formazione politica realizzata dall’associazione di centrodestra Blu Lab, fondata da Mirko Giordani e Andrea Asole, di cui abbiamo già parlato in passato. La scuola di formazione aprirà le porte il 5 maggio con tanti ospiti esperti nell’ambito politico, tra cui il professore di Scienza Politica della LUISS Luigi De Gregorio. Per l’occasione, abbiamo intervistato Mirko Giordani che ci ha spiegato com’è nata questa idea.

Raccontami un po’ la storia di Blu lab, come nasce, alcune tappe fondamentali del suo percorso, ecc.

Blu Lab nasce da un’esigenza chiara nel mondo giovanile di centrodestra: trovare uno spazio comune per diverse identità politiche. Quest’area politica ha tante sfaccettature che andavano ricomposte a livello giovanile, e Blu Lab è lo spazio per chi ha idee forti e ama il confronto. Siamo gli unici a garantire una pluralità di idee che non ha precedenti nel centrodestra: proponiamo un modello vincente, di confronto e formazione continua. Abbiamo gli occhi puntati al futuro.

Com’è nata l’idea della Blu School?

I movimenti giovanili di centrodestra, ma soprattutto i partiti, hanno dimenticato la parola formazione. Siccome stiamo vivendo tempi in cui la politica sta dando il peggio di sé (basti pensare al vuoto pneumatico dei pentastellati, incapaci ed inconcludenti in tutto quello che fanno), serve un nuovo modello da seguire: unire qualità e consenso. In parole povere formarsi bene, avere cultura di governo e saper fare campagne elettorali vincenti. In Italia, il discorso ormai è bloccato tra tecnocrati senza nessun rispetto verso il popolo e ciarlatani che propongono ricette degne del miglior Venezuela, due proposte fallimentari. Noi pensiamo che un leader politico debba avere due qualità: rispetto profondo per il suo popolo e competenza. Basta con le ricette venezuelane, basta con i tecnocrati, serve una classe dirigente carismatica e capace.

Da questo nuovo modello è nata l’idea della Blu School, un luogo per formarsi e per avere maggiori competenze. Il programma della Blu School è completo ed avrà come ospiti esperti di terrorismo, analisti, politici, comunicatori e professori universitari.

Quali sono gli obiettivi che la Blu School si pone ?

Quando questa classe politica incapace e inetta fallirà miseramente, ci sarà qualcuno pronto a mettere completamente da parte i residui di questa stagione politica e ripartire da zero? Noi non abbiamo risposte preconfezionate da dare, diciamo solo che ci stiamo preparando. L’obiettivo della Blu School, e delle altre scuole di formazione che faremo in futuro, è di preparare al meglio ragazzi e ragazze che possano subentrare all’attuale classe dirigente fallimentare e delegittimata. I nostri giovani sanno aspettare, troveranno il loro spazio e si faranno valere.

Cosa ne pensi dell’attuale scenario politico italiano e in particolare del centrodestra?

Chi si sbrodola parlando di unità del centrodestra vive su Marte. Mai la coalizione di centrodestra è stata così divisa su tutto. Sulle tasse e sulla sicurezza l’accordo è facile, ma sull’Europa e l’Euro la frattura è enorme. Serve un chiarimento, un compromesso forte e risolutivo che superi il dibattito Euro sì/Euro no. Per ora non vedo spiragli, è tutto fermo ai box. Se l’alleanza ci sarà, benissimo; basta che poi si riesca a governare senza diktat o ricatti. Il popolo italiano è stanco dei giochetti politici e sarebbe la volta buona che ci manda a casa definitivamente

Cosa può e deve essere, per te, il centrodestra del domani?

Il centrodestra deve essere quella forza a cui possano guardare, senza paura, tutti i cittadini che si svegliano la mattina alle 6 per andare a lavorare, facendosi il mazzo per mandare a studiare i figli o per migliorare la propria condizione sociale. Deve stare dalla parte dei non garantiti, di quelli che rischiano e investono ogni giorno, di quelli che credono nel futuro e di quelli che investono nella propria famiglia. Siano essi imprenditori, dipendenti, operai, dirigenti di azienda o impiegati. Basta con la panzana che la divisione è tra popolo che soffre e élite, tra ricchi e poveri: il centrodestra deve rappresentare sia l’imprenditore che rischia in proprio sia l’operaio. Chi lavora, e lo fa onestamente, dovrebbe essere nostro supporter. Se ci complichiamo la vita con altre fumisterie, perdiamo tempo.

Grazie mille a Mirko per la sua disponibilità ed un caloroso in bocca al lupo.

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ONG: oltre la polemica http://www.360giornaleluiss.it/ong-oltre-la-polemica/ Tue, 02 May 2017 07:14:55 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8601 Con il termine ONG si intende un’organizzazione non governativa, cioè senza fini di lucro ed indipendente dagli Stati e dalle organizzazioni governative internazionali; è solitamente finanziata tramite donazioni e gestita da volontari. Ci tengo a questa precisazione perché, sicuramente, negli ultimi giorni avrete letto spesso questo termine e potreste aver avuto un dubbio su quale

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Con il termine ONG si intende un’organizzazione non governativa, cioè senza fini di lucro ed indipendente dagli Stati e dalle organizzazioni governative internazionali; è solitamente finanziata tramite donazioni e gestita da volontari. Ci tengo a questa precisazione perché, sicuramente, negli ultimi giorni avrete letto spesso questo termine e potreste aver avuto un dubbio su quale fosse il suo significato e, forse, guidati da un po’ di pigrizia, avete condannato quell’interrogativo a restare tale. La polemica scoppiata, coinvolgendo testate e politica, ha come punto focale proprio l’attività di quelle organizzazioni che sono impegnate nel soccorso dei migranti nel Mediterraneo; queste sono, infatti, accusate di intrattenere rapporti poco chiari con gli scafisti libici con cui alcune ONG (il termine “alcune” è di reale importanza) sarebbero in contatto, e di navigare troppo vicino alla costa aumentando così il rischio di divenire fattori di attrazione. È stata avanzata, inoltre, anche l’ipotesi di alcuni finanziamenti da parte dei trafficanti a favore di alcune ONG. L’accusa è quindi quella di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

È importante che i termini usati siano quelli più consoni: per questo parlo di “ipotesi” e “accuse” e non di “fatti” e “colpevoli”. Il boom mediatico che ha circondato la notizia, infatti, sembra aver dimenticato il fatto che lo stesso procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, titolare di una delle indagini della magistratura sulle attività delle organizzazioni non governative impegnate nel salvataggio di migranti in mare, parla di “denunciare un fenomeno” e dice: “A mio avviso alcune Ong potrebbero essere finanziate dai trafficanti”. È assolutamente giusto e lecito che un fenomeno come questo sia portato all’attenzione di tutti, sia a livello istituzionale che sociale, così come è importante tenere a mente che le indagini sono ancora in fase iniziale e trarre conclusioni affrettate darebbe solo vita ad illazioni. Per non alimentare un’attitudine di questo tipo eviterò di riportare i fatti inerenti alla polemica e piuttosto cercherò di fornire un quadro chiaro degli eventi.

Perché esiste questo sospetto sulle attività in mare di queste organizzazioni? Forse il primo a sollevare questo dubbio è stato Luca Donadel, un ragazzo ventitreenne che, con un video intitolato “La verità sui migranti”, ha invaso le bacheche dei più diffondendo quella che era la sua verità, basata su elementi validi se pur, a volte, trattati superficialmente: le imbarcazioni umanitarie svolgono un continuo avanti e indietro tra la Libia e la Sicilia, soccorrendo migranti in prossimità delle coste libiche (talvolta anche al di sotto delle 12 miglia, soglia delle acque territoriali) e portandoli direttamente nel Bel Paese ignorando la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare – trattato ratificato anche dalla Tunisia – per cui le persone salvate in acque internazionali vanno portate nel porto sicuro più vicino: Zarzis in Tunisia, infatti, disterebbe solo 90 miglia nautiche dal luogo in cui avvengono più salvataggi.

Il giovane dimentica però di dire ai suoi follower che con “porto sicuro” si intende un luogo che possa garantire un’accoglienza dignitosa anche sotto il livello giuridico e la Tunisia, al momento non è considerata tale. Si mostra poi superficiale anche su altri punti, motivo per cui vi invito a guardare il video e a riflettere informandovi prima di prendere per oro colato affermazioni come “è solo un Business”.

Ad alimentare i sospetti arrivano anche le dichiarazioni di Zuccaro che indica come fattori di dubbio diversi elementi tra cui, soprattutto, alcune intercettazioni in possesso del Pm ed episodi in cui alcune navi spengono il segnale radar così da impossibilitare la loro localizzazione. Il Pm dichiara che, durante un’intercettazione telefonica, abbia assistito a un confronto tra operatori delle ONG e libici in cui i secondi comunicano l’imminente partenza di alcune imbarcazioni ai primi che si dicono pronti ad intervenire per recuperare i migranti. I dubbi del procuratore non sembrano quindi infondati ma, considerando che le intercettazioni di cui sopra non sono ammesse come prova giudiziaria (lui stesso dichiara a LiveSicilia che arrivano da “alcune agenzie che non svolgono attività di polizia giudiziarie”, cioè dai servizi segreti tedeschi e olandesi) sarebbe bene attendere nuovi sviluppi attraverso le indagini. Inoltre, quella di Catania non è l’unica indagine in atto, ma altre due inchieste sono in corso a Palermo e Trapani e un’indagine conoscitiva è in atto alla commissione Difesa del Senato.

Numerose ONG hanno immediatamente preso le distanze dalle accuse; tra queste anche Save the Children e Medici senza Frontiere che, con un video, cerca di ricordarci che va bene parlarne, va benissimo voler essere informati sulla realtà di questo fenomeno, ma senza mai dimenticare che in palio ci sono delle vite e che tutto questo “non è un gioco” (come recita il video stesso). La distanza di queste organizzazioni dall’accaduto è confermata dalla magistratura che esclude le suddette da un possibile coinvolgimento.

La magistratura fa, invece, un altro nome: quello della Moas, nata da poco e già con importanti disponibilità finanziarie. Sarà proprio il patrimonio della Moas a far nascere dei dubbi circa i finanziamenti illegittimi alle ONG.

Come già sottolineato, è fondamentale che questi eventi siano affrontati e discussi, ma è cruciale che nessuno si dimentichi dell’enorme ruolo che queste associazioni hanno svolto e continuano a svolgere ogni giorno nella tragedia umanitaria che si consuma nelle acque mediterranee; al di là di ogni slogan politico è importante evitare di cadere nella generalizzazione: se le indagini dovessero confermare eventuali attività illegittime da parte di alcune ONG sarà giusto e necessario agire allontanando le unità dalle attività di salvataggio in modo che possano rispondere dei loro illeciti davanti alla legge; questo però senza sminuire il lavoro di quelle che invece hanno svolto la loro funzione salvando uomini donne e bambini.

 

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Spari contro Kuki Gallmann http://www.360giornaleluiss.it/spari-kuki-gallmann/ Tue, 25 Apr 2017 07:38:14 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8572 Ferita gravemente l’ambientalista italiana Sembra una mattinata come tutte le altre. La Gallmann è andata con il suo autista a perlustrare l’orlo di Ol Ari Nyiro quando, fermatasi a causa di un albero che ostacolava il passaggio della sua jeep, viene raggiunta da una serie di colpi d’arma da fuoco. In un primo momento l’autista, armato, ha

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Ferita gravemente l’ambientalista italiana

Sembra una mattinata come tutte le altre. La Gallmann è andata con il suo autista a perlustrare l’orlo di Ol Ari Nyiro quando, fermatasi a causa di un albero che ostacolava il passaggio della sua jeep, viene raggiunta da una serie di colpi d’arma da fuoco. In un primo momento l’autista, armato, ha risposto come ha potuto al fuoco mentre l’animalista italiana giace a terra ferita. Da lì segue la corsa in ospedale dove le condizioni della Gallmann risultano subito drammatiche: colpita all’addome, viene portata in elicottero all’ospedale di Nairobi dove subisce un complesso intervento d’urgenza.

E’ stato un vero e proprio agguato con un unico obbiettivo: eliminarla.

Nel frattempo da Nairobi arrivano buone notizie in quanto la dottoressa Gallmann si è svegliata dopo l’intervento e parla, anche se le sue condizioni rimangono serie. Dal letto d’ospedale fa sapere che non lascerà l’Africa in alcun modo a differenza della figlia Sveva che, scampata a una raffica di kalashnikov in Marzo, aveva deciso che fosse arrivato il momento per lei e per il suo bambino di lasciare il paese.

Il capo della polizia ha dichiarato che la cattura dei sui attentatori ha la priorità assoluta. Gli inquirenti si stanno focalizzando maggiormente sulla tribù Pokot, una popolazione altamente povera che con la scusa della siccità occupa con forza ranch e villaggi. A spingerli ulteriormente sono i politici populisti che li esaltano alla lotta contro gli stranieri per ridare l’Africa agli africani.

La svolta

Già nel tardo pomeriggio di lunedì 24 Aprile, la polizia dichiara che due dei possibili aggressori sono stati uccisi e che è stata trovata una pistola, molto probabilmente quella con cui è stata colpita la scrittrice. Inoltre sarebbero in questo momento sotto interrogatorio numerose persone legate a questo tragico episodio.

La vita

Nata a Treviso nel 1943, Kuki Gallman ha subito mostrato una particolare passione per il continente africano e in particolare per il Kenya. Nel 1972 decide infatti di abbandonare l’Italia per seguire il suo sogno. L’Africa le ha dato tanto ma tolto anche tanto. Nel 1980 perde il marito in un incidente stradale mentre solo tre anni dopo il figlio muore morso da un serpente. A sei mesi di distanza dalla morte prematura del coniuge, dà alla vita Sveva che oggi, 37enne e con un figlio, vive con la madre nel ranch di famiglia.

The Gallmann Memorial Foundation

Nel 1984 istituisce, in memoria del figlio e del marito appena scomparsi, una delle più importanti organizzazioni in campo ambientale. Da quel momento diviene una vera e propria paladina in lotta per la salvaguardia di natura e animali.

Rimane comunque preoccupante la scia di omicidi che sta segnando la guerra silenziosa contro il bracconaggio. Secondo alcuni dati infatti, in 10 anni, sarebbero più di 1000 i rangers uccisi da chi non vuole proteggere gli animali e l’Africa stessa.
Circa un mese fa la Jane Goodall italiana aveva lasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui affermava:

In questo momento sono al sicuro. Sto nel mio lodge, ho davanti quindici militari armati che mi ha mandato il governo, finalmente fanno un po’ di guardia. Lo capisco, non possono permettersi un “caso Gallmann” a pochi mesi dalle elezioni. Ma forse ci hanno pensato un po’ tardi… Che cos’altro mi può succedere?

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La Famiglia o la Vita http://www.360giornaleluiss.it/la-famiglia-o-la-vita/ Tue, 11 Apr 2017 06:55:17 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8506 Tra i tanti casi di cronaca oggi voglio parlare di cinque, tutti accaduti nel giro degli ultimi sette giorni, che sono la dimostrazione non solo di come la violenza sulle donne nel mondo arabo sia ormai un luogo comune, ma anche la chiara prova che finalmente qualcuno sta iniziando ad alzare la voce, a voler

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Tra i tanti casi di cronaca oggi voglio parlare di cinque, tutti accaduti nel giro degli ultimi sette giorni, che sono la dimostrazione non solo di come la violenza sulle donne nel mondo arabo sia ormai un luogo comune, ma anche la chiara prova che finalmente qualcuno sta iniziando ad alzare la voce, a voler combattere. Probabilmente si sentiranno come tenui focolari in aperta campagna, le quali luci soffuse vengono viste da pochi, ma la realtà è che qualcuno le ha viste e, grazie a questo, altre hanno avuto il coraggio di accendersi e brillare, riportando alla luce in pochissimi giorni un fenomeno del quale in pochi si preoccupano veramente, ma che con i crescenti flussi di immigrazione dovrebbe rappresentare uno dei punti di maggior interesse di chi si occupa di integrazione.
Sono dunque “le fantastiche cinque” di Aprile a riportare in luce il fenomeno della violenza contro le donne nella cultura musulmana. I giornali non ci forniscono i loro nomi, forse per proteggerle, ma ad identificarle non serve il nome, basta l’atto di coraggio che ognuna di loro ha voluto perpetrare per assicurarsi una vita migliore.
La prima, in ordine cronologico, è la quattordicenne di Bologna, che il 31 Marzo scorso arrivò a scuola in lacrime e senza capelli. Raccontò agli insegnanti – primi a dare l’allarme – che fu la madre stessa a rasarla a zero per punirla per il suo stile di vita e le sue amicizie. Lei, come anche le sue sorelle, sono state affidate ai servizi sociali, mentre gli inquirenti cercano di far luce sulla vicenda. La stessa sorte è toccata alla sedicenne di Pavia, che già da Febbraio mandava segnali di richiesta di aiuto per aver ricevuto ripetute percosse dai familiari. Anche in questo caso, la ragazza conduceva uno stile di vita “troppo occidentale e promiscuo” secondo i familiari e, per questo, si sarebbe meritata le violenze fisiche ricevute per mano non solo del padre supportato dalla madre, ma anche dal fratello maggiore. Dopo mesi di attesa, è stata finalmente affidata ai servizi sociali mentre la polizia, ancora una volta, tenta di far luce su questi avvenimenti riguardo ai quali i genitori si dichiarano innocenti: essi infatti riportano di aver messo in punizione la figlia per via delle sue attitudini, ma di non averle inflitto alcuna violenza fisica.
Gli ultimi due casi, cronologicamente parlando, accadono lo stesso giorno – il 9 Aprile – rispettivamente in provincia di Vicenza e Napoli. Nel vicentino, a diventare carnefice è il padre di una ragazzina di 15 anni, che si è presentata a scuola piena di lividi e tumefazioni. Ad intervenire sono stati gli insegnanti che hanno poi chiamato i servizi sociali per assicurare un intervento immediato. Anche lei, come altre, si rifiutava di mettere il velo per andare a scuola e per questo è stata punita. Il caso nel napoletano vede invece coinvolta una ventottenne sposata e con figli, che però minacciava il marito di divorzio e che non voleva più indossare il velo. La ragazza è stata picchiata e chiusa nel bagno di casa così che non potesse chiedere aiuto; solo dopo esser riuscita a fuggire ha potuto attirare l’attenzione di alcuni vicini che hanno chiamato la polizia.
E giungo ora a quello che è per me il più raccapricciante tra tutti questi casi: quello del tentato suicidio di una quindicenne a Torino, che avrebbe preferito la morte piuttosto che darsi in sposa ad uno sconosciuto molto più vecchio di lei. La ragazzina ha infatti tentato di togliersi la vita e, solo cosi facendo, è riuscita a richiamare su di sé le attenzioni delle autorità che sono riuscite a risalire ai motivi di un gesto così avventato. Anche lei ora vive in una comunità protetta, e come tutte le altre è stata tolta alla sua famiglia perché possa vivere in pace.
In meno di sette giorni, sono cinque i casi di violenza fisica e mentale perpetrate da uomini autoritari su ragazzine o donne e riportati dai giornali, cinque di una lunga serie; ma queste vicende, se osservate dal giusto punto di vista, ci dovrebbero donare prima di tutto speranza. Sì perché questi casi esistono da anni, che se ne parli o no, ogni giorno migliaia di donne vengono picchiate da mariti, fratelli o padri perché vogliono vivere una vita diversa da quella che viene loro imposta, ma la novità è che finalmente qualcuno ha trovato il coraggio di parlare e, ancora più significativa, è la tempestiva risposta delle forze dell’ordine, che sicuramente darà coraggio ad altre voci di poter riportare gli abusi subiti sentendosi finalmente protette da uno Stato e da una società che vogliono sentire come “loro”.
Ognuna di questo donne ha dovuto scegliere tra “La Famiglia” e “La Vita”, e ognuna di loro ha scelto di vivere, ma non sempre va a finire così, non sempre si ha il coraggio di lanciare un urlo, anche sommesso, per provare a salvarsi, ma soprattutto non sempre si trova qualcuno disposto ad ascoltarci. Credo che le storie di queste donne possano fungere da torcia che illumina il sentiero per molte altre, ed è nostro compito come cittadini, come donne, come uomini, e come esseri umani, ascoltare le loro grida e illuminare loro il sentiero.

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L’America che entra in guerra http://www.360giornaleluiss.it/lamerica-entra-guerra/ Fri, 07 Apr 2017 16:37:39 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8484 Trump ordina un’azione militare contro Assad   Venerdì 7 Aprile 2017, ore 2:30 italiane. Parte l’ordine per il lancio di 59 missili Tomahawk contro le basi munite di armamenti chimici del presidente siriano Bashar al-Assad. Bilancio ufficiale: 5 vittime tra cui 2 civili. Bilancio secondo l’agenzia di stampa Sana: 15 morti tra cui 4 bambini. Trump, dopo

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Trump ordina un’azione militare contro Assad

 

Venerdì 7 Aprile 2017, ore 2:30 italiane. Parte l’ordine per il lancio di 59 missili Tomahawk contro le basi munite di armamenti chimici del presidente siriano Bashar al-Assad. Bilancio ufficiale: 5 vittime tra cui 2 civili. Bilancio secondo l’agenzia di stampa Sana: 15 morti tra cui 4 bambini.

Trump, dopo la cena di stato con il presidente cinese Xi Jinping, ha annunciato che gli Stati Uniti d’America non rimarranno in silenzio davanti ai gravi attacchi contro la popolazione siriana, avvenuti lo scorso martedì 4 aprile, per mano del governo di Damasco.

“Assad ha stroncato le vite di uomini, donne, bambini senza speranza. È stata una morte lenta e brutale per molti di loro. Perfino neonati meravigliosi sono stati crudelmente assassinati in questo attacco barbarico. Nessun figlio di Dio dovrebbe mai patire un simile orrore”

Nel frattempo non si è fatta aspettare la risposta russa. Il Cremlino ha subito chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite poichè, secondo quanto dichiarato dal presidente del comitato di Difesa e sicurezza del Consiglio Federale, “questo può essere considerato come un atto di aggressione da parte degli Stati Uniti contro uno Stato dell’Onu”.

Le armi

Martedì 4, il governo siriano sgancia sulla popolazione dei barili contenenti armi chimiche. Si tratterebbe del Sarin, un gas nervino classificato dalle Nazioni Unite come arma chimica di distruzione di massa. E’ completamente inodore, lascia un fumo di colore giallo e basta respirarlo o entrarvici in contatto per rimanere completamente contaminati. I primi sintomi si presentano nella forma di difficoltà respiratorie, ma in pochi minuti il veleno intacca il sistema nervoso portando alla morte. I Caschi Bianchi e i Medici senza frontiere, trovandosi di fronte ad una situazione così grave e inaspettata, sciacquano i feriti con acqua ma subito si rendono conto che ormai c’è ben poco da fare. Un bambino, sopravvissuto all’attacco chimico, ha raccontato quei drammatici momenti così:

“Ero ad EL Hamra (un quartiere). Stavo guardando gli aerei. L’aereo ha sganciato un barile. Ho visto il fumo, era giallo.”

L’amministrazione Trump ha invece utilizzato i missili Tomahawk, ovvero missili da crociera con una gittata di circa 2500 km; questi possono contenere fino a 500 kg di esplosivo.

Le reazioni internazionali

L’Unione Europea ha dichiarato oggi di essere già da tempo a conoscenza del piano americano. Federica Mogherini, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha seguito gli sviluppi durante la notte con i membri della diplomazia di Bruxelles. Netanyahu, Primo Ministro israeliano, è stato il primo ad appoggiare l’iniziativa militare statunitense in quando “l’uso di armi chimiche non è e non sarà tollerato”. Erdogan ha immediatamente chiamato Putin e reso noto che i rapporti con gli alleati sono a un passo dalla completa chiusura.

 

 

 

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L’umanità è morta oggi in Siria http://www.360giornaleluiss.it/lumanita-e-morta-oggi-in-siria/ Wed, 05 Apr 2017 05:57:16 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8445 “L’umanità è morta oggi in Siria”, è il commento del portavoce Unicef Italia, Andrea Iacomini, dopo l’ennesima strage avvenuta oggi nella zona nord del Paese, ormai in guerra dal 2011. 60 morti, tra cui 11 bambini, e centinaia di feriti: è questo il tragico bilancio riportato dall’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani, e destinato purtroppo

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“L’umanità è morta oggi in Siria”, è il commento del portavoce Unicef Italia, Andrea Iacomini, dopo l’ennesima strage avvenuta oggi nella zona nord del Paese, ormai in guerra dal 2011.

60 morti, tra cui 11 bambini, e centinaia di feriti: è questo il tragico bilancio riportato dall’Osservatorio Nazionale per i Diritti Umani, e destinato purtroppo a salire, del raid aereo avvenuto nella città ribelle di Khah-Sheikhoun, situata nel nord della Siria, nel quale sarebbero stati usati gas chimici. Nella provincia di Idlib, da novembre 2016, erano confluiti migliaia di sfollati fuggiti da zone sotto assedio come la città di Aleppo.

Secondo la Coalizione nazionale delle forze della rivoluzione e dell’opposizione siriana, dai sintomi riportati dai feriti sembra che sia stato utilizzato il gas Sarin, già classificato come arma chimica di distruzione di massa. Più volte, infatti, i ribelli hanno denunciato l’uso di questo ga,s ma il governo di Damasco ha sempre negato. Dopo il primo attacco ci sono stati altri raid e sono stati colpiti anche alcuni ospedali, mettendo in pericolo la vita di altri civili. Secondo il sito di notizie siriano vicino all’opposizione “Shaam”, l’aviazione russa ha colpito le città di Salqin e Jisr al-Shughur. La prima è stata colpita da missili che hanno provocato almeno 10 morti e decine di feriti, mentre a Jisr al-Shughur un attacco simile ha causato la morte di cinque persone e diversi feriti.

Non è la prima volta che il regime di Bashar al-Assad è accusato di usare le armi chimiche contro la popolazione civile. Nel 2013, il governo fu accusato di avere bombardato alcuni quartieri di Damasco con il sarin, uccidendo più di 300 persone. L’allora amministrazione Obama aveva minacciato di intervenire in Siria contro Assad nel caso di uso di armi chimiche contro i civili, ma alla fine gli Stati Uniti non presero contromisure militari. Fu, però, trovato un accordo per la distruzione dell’arsenale chimico siriano, dato che a fine 2013 la Siria aderì alla Convenzione sulle armi chimiche del 1993. Negli anni seguenti, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e l’ONU hanno dimostrato che, nonostante la ratifica della Convenzione, le forze di Assad avevano continuato a usare armi chimiche contro i civili. In vari attacchi è stato utilizzato il cloro che, nonostante sia vietato dalla Convenzione, viene comunque considerato legale, se usato per finalità estranee alla guerra, e non è stato inserito tra le sostanze chimiche che il governo avrebbe dovuto distruggere.

Dalle foto che circolano sui vari organi di stampa si vedono bambini terrorizzati e ammassati gli uni sugli altri con il volto coperto dalle maschere di ossigeno e un padre che tiene in braccio il corpo rigido di sua figlia. I bambini, infatti, sono le tra le migliaia di vittime del conflitto siriano. Le Nazioni Unite hanno smesso di contarli nel 2013, quando hanno stimato la morte di 11mila bambini in soli due anni di conflitto. Riportando sempre il commento del portavoce Unicef, “non ci sono figli di Assad e dei ribelli, sono tutti vittime di una guerra che non hanno voluto”.

La comunità internazionale si è subito mobilitata ed è stata chiesta una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per individuare i responsabili di questo che possiamo definire un crimine contro l’umanità. Da ormai sei anni, ad ogni attacco, arrivano messaggi di sdegno nei confronti degli orrori perpetrati in Siria dal regime, ma si risolve sempre con un nulla di fatto. Intanto bambini innocenti continuano a morire..

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Brexit: il divorzio ha inizio http://www.360giornaleluiss.it/brexit-il-divorzio-ha-inizio/ Tue, 04 Apr 2017 07:41:56 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8442 Mentre si parla delle celebrazioni del sessantesimo anniversario del Trattato di Roma in un clima di festa, apparente unità e proclami per il rilancio del sogno, la Premier inglese Theresa May, il 28 marzo, con una firma ha dato ufficialmente il via alle procedure verso il compimento della Brexit. Appellandosi all’art. 50 del Trattato sull’Unione

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Mentre si parla delle celebrazioni del sessantesimo anniversario del Trattato di Roma in un clima di festa, apparente unità e proclami per il rilancio del sogno, la Premier inglese Theresa May, il 28 marzo, con una firma ha dato ufficialmente il via alle procedure verso il compimento della Brexit. Appellandosi all’art. 50 del Trattato sull’Unione Europea (Trattato di Lisbona) che prevede la possibilità per ogni Stato membro di recedere unilateralmente dall’Unione a seguito di un processo negoziale da concludersi con un accordo. La lettera di sei pagine è stata consegnata il giorno seguente al Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

On 23 June last year, the people off the United Kingdom voted to leave the European Union. As I have said before, that decision was no rejection of the values we share as fellow Europeans. Nor was it an attempt to do harm to the European Union or any of the remaining member states. On the contrary, the United Kingdom wants the European Union to succeed and prosper. Instead, the referendum was a vote to restore, as we see it, our national self-determination. We are leaving the European Union, but we are not leaving Europe – and we want to remain committed partners and allies to our friends across the continent.

This letter sets out the approach of Her Majesty’s Government to the discussions we will have about the United Kingdom’s departure from the European Union and about the deep and special partnership we hope to enjoy – as your closest friend and neighbour – with the European Union once we leave. (…) Today, therefore, I ma writing to give effect to the democratic decision of the people of the United Kingdom. I hereby notify the European Council in accordance with Article 50(2) of the Treaty on European Union of the United Kingdom’s intention to withdraw from the European Union. (…)

Dal momento di notifica della richiesta di uscita parte il countdown del periodo di tempo di 2 anni entro i quali deve essere concluso il negoziato. L’accordo dovrà essere poi approvato dal Consiglio e dal Parlamento europeo.  Gli esiti, le modalità e i contenuti di un negoziato che si prevede lungo, duro (come ha più volte minacciato lo stesso Tusk) e senza eccessive concessioni reciproche, non sono al momento prevedibili. Sono però delineabili le tematiche più critiche attorno alle quali si gioca la partita e determineranno i rapporti futuri con l’Unione quando i Trattati cesseranno di applicarsi:

-La libera circolazione delle persone, il futuro dei 3 milioni di cittadini comunitari che vivono nel Regno Unito e degli inglesi residenti negli Stati membri (1 milione).

-Il libero commercio dopo l’uscita dal Mercato Unico Europeo, con uno scenario quanto mai incerto tra il ritorno dei dazi (disciplina del Word Trade Organization), la minaccia inglese di accordi bilaterali con i singoli Paesi membri e ritorsioni da parte di Bruxelles.

-Il pagamento degli impegni già stabiliti con l’UE pari a circa 60 miliardi di euro, inaccettabile per il governo di Londra.

-Tema della difesa e sicurezza in cui il Regno Unito è un player indispensabile per il continente e nelle operazioni antiterrorismo.

Per il Regno Unito si aprono alcuni problemi immediati:

-La posizione delle multinazionali dopo l’uscita dal mercato unico e la previsione di una fuga dalla City per continuare a operare.

– Gli effetti sull’economia (secondo il Guardian potrebbe perdere il 4% del Pil) e sulla sterlina.

– La fuga di lavoratori stranieri.

– Indipendenza della Scozia (lo stesso giorno della firma, il parlamento scozzese ha dato il via libera al governo di indire un referendum che si terrà tra fine 2018 e inizio 2019. Un precedente referendum nel 2014 aveva visto vincere il remain, ma la Brexit ha stravolto lo scenario).

– Nodo Irlanda con la richiesta probabile di un referendum per l’indipendenza da parte dell’Irlanda del Nord e il rischio di una riesplosione delle tensioni sopite con la Repubblica d’Irlanda.

-Superare lo shock diffuso e l’incredulità davanti al concretizzarsi dell’uscita dall’Unione anche da parte di una quota del 52% di persone che il 23 giugno 2016 votarono per il leave per il suo significato simbolico (contro l’establishment) e le promesse più che per reale convinzione. Affrontare la potenzialmente esplosiva frattura tra sostenitori dell’uscita dall’Unione e gli europeisti.

La conflittualità ha da sempre contraddistinto la relazione tra inglesi e Unione. La diffidenza per qualsiasi azione minasse la sovranità nazionale ha portato a frequenti veti all’interno del Consiglio europeo, a freni al processo di integrazione, resistenze e scontri aperti. Nonostante questo il Regno Unito (e la sua perdita) ha un evidente peso economico (quinta nazione al mondo e seconda in Europa per PIL), politico, strategico, militare, culturale, storico e simbolico. La decisione scaturita dal referendum e caldeggiata dal governo inglese crea un pericoloso precedente. Se per anni si è spinto per l’ingresso nell’Unione, ora per la prima volta si ha la fuoriuscita di un membro chiave. Dall’Unione è possibile uscire. I movimenti di protesta che in tutta Europa rincorrono il malcontento dei cittadini con semplificazioni del mondo e il tipico slogan “è colpa dell’Europa” non stanno tardando a celebrare la decisione britannica auspicando di seguirne le orme. Le elezioni dei prossimi anni saranno il banco di prova a partire dalla Francia tra qualche settimana.

D’altra parte l’apparente unità e i sorrisi tra i 27 sono solo da cartolina romana. Apparenza. L’Unione Europea è sempre più debole politicamente, vecchia, bellicosa, divisa e chiusa in sé stessa, destinata a perdere la sua centralità nello scacchiere mondiale, sorpassata dalle potenze emergenti. Si è persa una vision e obiettivi comuni che avevano caratterizzato il processo di integrazione. Sogno di pace, cooperazione e prosperità sempre più appannato. L’allargamento a dismisura ha finito per creare un nuovo blocco di paesi resistenti a ogni proposta. Il tema economico-finanziario ha prodotto una frattura nord-sud difficilmente riconciliabile. Forse gli inglesi non risolveranno tutti i loro problemi senza l’UE. Forse per l’UE il problema non erano le resistenze inglesi, ma non ci sarà un referendum a stabilirlo.

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