#mondo – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it Thu, 22 Feb 2018 10:08:30 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.2 http://www.360giornaleluiss.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/02/cropped-300px-32x32.png #mondo – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it 32 32 97588499 Non ho il pollice verde http://www.360giornaleluiss.it/non-pollice-verde/ Sat, 06 Jan 2018 09:29:26 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=9127 Lasciatemi essere chi voglio essere, lasciatemi essere chi dico di essere. Lasciatemi sbagliare nel mio modo giusto di vedere le cose che poi maturerà al tempo opportuno. Lasciatemi i miei tempi, i miei spazi, che a volte si stringono un po’. Lasciatemi il mio mondo, solitario ma così colorato da far bruciare gli occhi. Lasciatemi,

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Lasciatemi essere chi voglio essere, lasciatemi essere chi dico di essere. Lasciatemi sbagliare nel mio modo giusto di vedere le cose che poi maturerà al tempo opportuno. Lasciatemi i miei tempi, i miei spazi, che a volte si stringono un po’. Lasciatemi il mio mondo, solitario ma così colorato da far bruciare gli occhi. Lasciatemi, me.

È così bello quando a volte riusciamo ad auto convincerci che sì, possiamo far finta che tutto il mondo intorno a noi (ed intendo il mondo di relazioni, più strette o meno) non esista. Ma più che non esistere del tutto, è come se fossimo capaci di pensarlo come in stand-by, un flusso di fiume in pausa, una lancetta dei secondi prima di corsa poi ferma. Le preoccupazioni diminuiscono, la mente sembra più leggera. Che giorno è oggi? Non lo so e mi va bene così.

Decidiamo di dedicarci a chi vogliamo, a cose che ci fanno solo bene. Momenti che si allungano e acquistano valore anche se tempo e spazio si stringono. Poco tempo, pochi chi. Eppure, ogni istante scelto diventa una memoria, diventa qualcosa da ricordare per davvero. Come uno di quei racconti che facilmente troveresti in un diario non giornaliero né settimanale, con pagine interamente bianche non segnate da righe ma da lacrime di gioia e di dolore. Pagine ingiallite, angoli consumati.

Stringere lo spazio diventa sempre di più un’esigenza involontaria, un bisogno di ricevere emozioni vere. E quando gli occhi si alzano verso il mondo esterno, così carico di foto con finti sorrisi che non diventano ricordi ma solo un post da cui togliere il proprio nome tra un paio d’anni, gli angoli delle labbra si levano leggermente, gustando il piacere di sentirsi nel (piccolo e ristretto) spazio giusto.

Il mio mondo mi piace proprio per questa sua caratteristica: capace di stare insieme, amante della solitudine. Quando i rumori del mondo esterno bussano troppo forte, chiudere la porta è facilissimo. No, non voglio starci. No, non sono così. Si, decido io con chi passare questo tempo prezioso. Che sia con me stessa, che sia con chi rientra anche nella nostra più totale solitudine, che sia con il valoroso protagonista di un romanzo… la scelta è solo mia.

Eppure, questi momenti si contrappongono a giornate in cui le porte sono spalancate. Il colore non manca mai in realtà, neanche quando la porta è chiusa. Il portone mi piace riverniciarlo ogni stagione, ma anche ad ogni cambiamento di umore. Praticamente, il pennello è sempre a portata di mano. Ma quando le porte sono aperte, sul muro del mondo si dipingono strisce grezze di vernice, stese in modo grossolano e spesso, con qualche colatura; come se qualcuno avesse preso un po’ di vernice nel palmo della mano e l’avesse lanciata contro la parete bianca.

Dopo aver gettato i colori contro il muro, alcuni nodi si formano nella lunga chioma dorata del nostro amato mondo solitario. Il flusso del fiume non si ferma, la lancetta dei secondi non smette mai di correre. Ci sono cose che non possiamo rinviare a lungo, cose che non possiamo mettere in stand-by. Soprattutto perché poi sciogliere i nodi fa sempre male, qualsiasi sia il pettine. E allora bisogna occuparsi dei nodi come fiori che, prima di appassire, ci offrono l’ultima opportunità per salvarli.

Non ho il pollice verde. Il mio mondo con il mio tempo e i miei spazi mi sembra così perfetto e confortevole. Bisogna davvero dare conto al mondo esterno? Bisogna davvero coltivare tutto e far crescere un rigoglioso giardino? Io dico ancora, a modo mio, no. Voglio un orto, non un giardino, perché i fiori non mi piace guardarli appassire con le mani nelle mani.

E questo orto lo voglio all’interno delle mie porte. Questa è la parte più importante: coltivare sì, ma con chi e cosa scelgo di dividere quel tempo speciale, quel tempo che crea ricordi. Voglio dare retta al mondo che mi dà emozioni vere, perché altrimenti le pagine del mio diario ingialliscono senza alcun inchiostro. Dico sì ad un po’ di sana scelta ed egoismo, quel pizzico che serve per farci essere felici: riconoscere ciò che ci fa stare bene.

E allora lasciatemi, me. Lasciatemi il mio portone giallo e l’orto delle meraviglie che poi colgo e cucino per tutti, col grembiule bianco macchiato che mi fa sentire un po’ una pittrice. Lasciatemi i colori abbaglianti e la solitudine, il mio paradosso preferito. E se bussate, siate pronti a vivere vere emozioni.

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L’America che entra in guerra http://www.360giornaleluiss.it/lamerica-entra-guerra/ Fri, 07 Apr 2017 16:37:39 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=8484 Trump ordina un’azione militare contro Assad   Venerdì 7 Aprile 2017, ore 2:30 italiane. Parte l’ordine per il lancio di 59 missili Tomahawk contro le basi munite di armamenti chimici del presidente siriano Bashar al-Assad. Bilancio ufficiale: 5 vittime tra cui 2 civili. Bilancio secondo l’agenzia di stampa Sana: 15 morti tra cui 4 bambini. Trump, dopo

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Trump ordina un’azione militare contro Assad

 

Venerdì 7 Aprile 2017, ore 2:30 italiane. Parte l’ordine per il lancio di 59 missili Tomahawk contro le basi munite di armamenti chimici del presidente siriano Bashar al-Assad. Bilancio ufficiale: 5 vittime tra cui 2 civili. Bilancio secondo l’agenzia di stampa Sana: 15 morti tra cui 4 bambini.

Trump, dopo la cena di stato con il presidente cinese Xi Jinping, ha annunciato che gli Stati Uniti d’America non rimarranno in silenzio davanti ai gravi attacchi contro la popolazione siriana, avvenuti lo scorso martedì 4 aprile, per mano del governo di Damasco.

“Assad ha stroncato le vite di uomini, donne, bambini senza speranza. È stata una morte lenta e brutale per molti di loro. Perfino neonati meravigliosi sono stati crudelmente assassinati in questo attacco barbarico. Nessun figlio di Dio dovrebbe mai patire un simile orrore”

Nel frattempo non si è fatta aspettare la risposta russa. Il Cremlino ha subito chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite poichè, secondo quanto dichiarato dal presidente del comitato di Difesa e sicurezza del Consiglio Federale, “questo può essere considerato come un atto di aggressione da parte degli Stati Uniti contro uno Stato dell’Onu”.

Le armi

Martedì 4, il governo siriano sgancia sulla popolazione dei barili contenenti armi chimiche. Si tratterebbe del Sarin, un gas nervino classificato dalle Nazioni Unite come arma chimica di distruzione di massa. E’ completamente inodore, lascia un fumo di colore giallo e basta respirarlo o entrarvici in contatto per rimanere completamente contaminati. I primi sintomi si presentano nella forma di difficoltà respiratorie, ma in pochi minuti il veleno intacca il sistema nervoso portando alla morte. I Caschi Bianchi e i Medici senza frontiere, trovandosi di fronte ad una situazione così grave e inaspettata, sciacquano i feriti con acqua ma subito si rendono conto che ormai c’è ben poco da fare. Un bambino, sopravvissuto all’attacco chimico, ha raccontato quei drammatici momenti così:

“Ero ad EL Hamra (un quartiere). Stavo guardando gli aerei. L’aereo ha sganciato un barile. Ho visto il fumo, era giallo.”

L’amministrazione Trump ha invece utilizzato i missili Tomahawk, ovvero missili da crociera con una gittata di circa 2500 km; questi possono contenere fino a 500 kg di esplosivo.

Le reazioni internazionali

L’Unione Europea ha dichiarato oggi di essere già da tempo a conoscenza del piano americano. Federica Mogherini, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha seguito gli sviluppi durante la notte con i membri della diplomazia di Bruxelles. Netanyahu, Primo Ministro israeliano, è stato il primo ad appoggiare l’iniziativa militare statunitense in quando “l’uso di armi chimiche non è e non sarà tollerato”. Erdogan ha immediatamente chiamato Putin e reso noto che i rapporti con gli alleati sono a un passo dalla completa chiusura.

 

 

 

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Un giro nella mia testa http://www.360giornaleluiss.it/un-giro-nella-mia-testa/ Mon, 12 Dec 2016 17:24:38 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=7794 Quando uno è giovane, e sto parlando di tutti noi o almeno mi illudo di non essere la sola, inizia presto pensare a quanto tutto sia importante, a quanto tutto debba andare nel modo giusto: carriera, lavoro, amicizie. Ogni scelta viene esaminata in maniera ossessiva. Ci si convince che ogni mossa su quella scacchiera che

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Quando uno è giovane, e sto parlando di tutti noi o almeno mi illudo di non essere la sola, inizia presto pensare a quanto tutto sia importante, a quanto tutto debba andare nel modo giusto: carriera, lavoro, amicizie. Ogni scelta viene esaminata in maniera ossessiva. Ci si convince che ogni mossa su quella scacchiera che chiamiamo vita abbia delle ripercussioni e, certo non potremmo negare tale affermazione… ma quanto queste ultime sono importanti? Esiste davvero questo modo giusto a cui far tendere la nostra intera esistenza?

Guardando le cose da più distante, se si lascia cadere l’occhio sul quadro generale e non ci si sofferma più sul dettaglio, l’uomo realizza una cosa: un giorno lui morirà.
Insomma, guardando l’insieme, ci si ricorda per un attimo di quell’ “eventualità” che è la morte, unico senso di vita lasciato al Dasein, unica probabilità certa e incondizionata.
Sì, un giorno moriremo, il nostro ricordo svanirà completamente, il sole esploderà, le stelle smetteranno di brillare nel cielo.

E di fronte all’unica verità di cui disponiamo il modo di vedere le cose cambia completamente.
Siamo circondati da rumori, voci, trambusto… ma a cosa serve tutto questo?
A nulla.
I nostri soldati ora sono in guerra in posti di cui magari non abbiamo mai sentito parlare, il terrorismo è una minaccia costante, Trump ha vinto le elezioni presidenziali in America, il referendum del 4 Dicembre ha spaventato quell’Europa da cui il Regno Unito è voluto fuggire, intanto il numero di evasori fiscali continua a crescere come il tasso di suicidi e il fumo è considerato una delle cause più consistenti del cancro i polmoni. E ancora: la nuova stagione di OITNB non arriva, l’assunzione di carne rossa nuoce alla salute ecc
Tutti questi problemi e paranoie perdono la loro entità, tutto si sfuma, tutto si fa piccolo, tutto cambia.

Non so come immaginate voi il mondo, ma per me è un immenso organismo: tante piccole parti che unendosi danno il proprio contributo al funzionamento generale e dove uno di questi piccoli ingranaggi siamo noi, entità mondo.
E ogni 100 anni, la cellula-mondo si spegne, si accartoccia e viene riciclata.
Boom.
Silenzio.
Niente trambusto, voci, rumore.
Immaginatevele un secondo: tante persone che come noi vivono nella loro piccola bolla di sapone, immerse nei loro pensieri, nel tran tran della vita quotidiana.
C’è chi pensa al vestito da ritirare in tintoria, chi ha il figlio adolescente e non sa più dove mettere le mani, chi deve studiare e chi arde intensamente perché deve andare a dichiarare un amore che non poteva più rimanere nascosto.
Boom.
Troppo tardi.
Ogni cento anni le luci si spengono. (Alla faccia di Ligabue)
Il coinquilino che non butta la spazzatura, il ladro che ha derubato la banca, la tua ex che ti ha messo le corna ma anche il vecchietto che è passato con il rosso e ti ha distrutto la macchina.
Boom.
La ragazza di cui eri follemente cotto all’asilo e quella che ti ha dato il due di picche alle medie, il passante che era stato gentile, l’amico con cui ti eri sfogato.
Anche loro spariti.
La cellula si disintegra e da quella vecchia se ne genera una tutta nuova.
All’inizio tutto sembra tranquillo e per un attimo si crede in un cambiamento… ma si torna nuovamente a percepire quel brusio di sottofondo che con il tempo diventa un gran vociare.
Dunque: a cosa serve?
Perché si continua a vivere pur conoscendo questa terribile verità?
E’ compito dell’artista cercare di trovare il motivo per cui valga la pena vivere, pur sapendo e accettando questa condizione, perché la vita non sarebbe più tale se ci abbandonassimo al nichilismo più assoluto.

E nel frattempo, l’uomo può e deve concedersi ogni tanto la vista del quadro generale, per non lasciarsi soffocare da tutti quei problemi che da vicino sembrano grandi ma in realtà sono irrisori.
L’uomo deve fare del contingentismo una vera fede senza farsi vittima dell’istanza speculativa. E se Montale andava alla ricerca di “(…)uno sbaglio di Natura, il punto morto del mondo, l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità”, nelle opere di Pirandello è proprio la presa di coscienza dell’inconsistenza dell’io che suscita nei personaggi smarrimento e dolore, facendo dell’irrazionale l’unica via di salvezza a loro concessa.

E la prossima volta che vi sentirete dire: “(…) la vita è una sola”, senza ricadere in modalità yolo (filosofia moderna di incerte origini, ripresa del celebre carpe diem), fate un bel respiro, uscite un attimo da voi stessi, dimenticatevi il peso delle preoccupazioni e poi rientrate in voi, uguali ma costantemente diversi.

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Paese che vai, Natale che trovi. http://www.360giornaleluiss.it/paese-che-vai-natale-che-trovi/ Tue, 22 Dec 2015 20:15:24 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5510 Il Natale è ormai alle porte. Il camino acceso, il divano e una bella cioccolata calda sono pronti a fare da cornice a pranzi e cene piene di tortelli, lasagne, pandoro, panettone e chi più ne ha più ne metta. Eppure, nonostante il cibo sia una costante che nel Natale non manca mai, la sua

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Il Natale è ormai alle porte. Il camino acceso, il divano e una bella cioccolata calda sono pronti a fare da cornice a pranzi e cene piene di tortelli, lasagne, pandoro, panettone e chi più ne ha più ne metta.

Eppure, nonostante il cibo sia una costante che nel Natale non manca mai, la sua tipologia varia da Paese a Paese, così come Babbo Natale e Gesù bambino si alternano per portare i regali ai bambini, a volte il 25 Dicembre stesso, altre volte la notte della vigilia.

Infatti, in Repubblica Ceca, quando la fam1568_0iglia è a cena, Gesù, che con le sue ali, vola all’interno della stanza dove vi è l’albero di Natale per lasciare i doni la sera della vigilia. Una volta fatto, prima di andarsene suona un campanello, per far capire ai bambini di aver finito e lasciarli correre impazienti a scartare i regali.

I bambini francesi, invece, prima di andare a dormire la notte di Natale, lasciano un bicchiere di latte a Babbo Natale, che arriverà per lasciare loro i regali. Inoltre, lasciano anche una carota per le sue renne. Il giorno dopo, oltre ai pacchi da scartare, li attende anche un grande pranzo, dove vi è anche il tradizionale foie gras,e del formaggio. Nel Sud ci sono ben 13 tipi di dolci, fra cui il tronchetto di Natale, la frutta secca e l’immancabile cioccolata.

In Polonia, invece il pasto principale è il 24 sera, durante la “Wigilia”. Prima di sedersi a tavola, ciascun invitato spezza l’ostia tradizionale, chiamata Oplatek. Avviene anche lo scambio di voti per la salute, per la ricchezza e per il futuro. Dopo di che, il pasto è tradizionalmente composto da dodici piatti, solitamente senza carne e accompagnato da del vino, per rappresentare i dodici apostoli.

Nelle Antille la tavola è generalmente ornata con dei tessuti, detti “nappes de Madras”, decorati con motivi tradizionali. Prima di iniziare il pranzo vi è l’aperitivo con lo Shrubb, un punch a base di rum, arance e zucchero di canna.

In Norvegia i festeggiamenti iniziano addirittura il 24 mattina, quando i bambini si svegliano tutti curiosi ed impazienti di scoprire quante caramelle Babbo Natale abbia lasciato nelle loro scarpe. In seguito, molti vanno in chiesa mentre altri semplicemente al cimitero ad accendere una candela per i cari che se ne sono andati. In seguito, la famiglia si ritrova per il pranzo. Il piatto tradizionale è del riso cotto con il latte servito con della cannella, dello zucchero ed un po’ di burro. Una volta terminato di mangiare, un sorso di Aquavit, la bevanda alcolica tipica norvegese, è d’obbligo per aiutare la digestione.

Tuttavia, come sappiamo, il Natale non è sempre sinonimo di neve e freddo. Infatti in molti Paesi è l’estate che ospita questa tradizione. In Africa del Sud, per esempio, ci sono solitamente 35 gradi e il grande pranzo del 25 è fatto spesso vicino al mare, con tavole ornate di frutti. Una decorazione tipica è il “Christma Cracker”, un tubo di cartone, avvolto in una carta dai colori brillanti, in una confezione simile a quella per le caramelle. Il nome “cracker” indica lo schiocco che l’oggetto emette tirandone le due estremità. Una volta aperto, vi si trovano delle piccole sorprese, come filastrocche o coroncine di carta. Solitamente i Cracker sono usati come segnaposto, anche se alcuni li usano come decorazioni per l’albero di Natale.

 

Dunque, ad ogni Paese la propria particolarità, anche se lo spirito del Natale, la voglia di stare con le persone che amiamo e, perché no, di abbuffarci di cibo, rimangono le stesse, ovunque si vada.

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Periscope: l’applicazione del momento http://www.360giornaleluiss.it/periscope-lapplicazione-del-momento/ Sat, 02 May 2015 12:55:35 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3500 eriscope è un’applicazione sviluppata da Twitter attraverso cui ognuno di noi può fare video e trasmetterli in diretta con il mondo. Questa applicazione si sta ancora evolvendo e la maggior parte degli utenti la sta testando, anche se ci sono alcune testate giornalistiche che ne hanno immediatamente capito il potenziale e hanno iniziato a trasmettere

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Periscope è un’applicazione sviluppata da Twitter attraverso cui ognuno di noi può fare video e trasmetterli in diretta con il mondo.
Questa applicazione si sta ancora evolvendo e la maggior parte degli utenti la sta testando, anche se ci sono alcune testate giornalistiche che ne hanno immediatamente capito il potenziale e hanno iniziato a trasmettere in diretta alcuni contenuti.

Ho iniziato ad utilizzare questa app da un mese e focalizzandomi su alcuni contenuti sono riuscito a rilassarmi guardando un tramonto sul mare, entusiasmarmi osservando il panorama dall’Empire State building e divertirmi guardando una parata a Disneyland. Tutto ciò da casa mia, nel giro di cinque minuti.

Altre volte invece, alcuni utenti hanno cercato di creare un rapporto con il pubblico organizzando eventi in cui gli utenti potevano dare consigli su come fare alcune cose, come è successo la settimana scorsa in cui un utente non sapeva cucinare un piatto e il pubblico gli ha detto come farlo e quali ingredienti doveva utilizzare.

Il funzionamento dell’app è molto intuitivo e semplice, infatti basta scaricare l’applicazione “Periscope” sul proprio dispositivo e, se si è già utenti su Twitter, è sufficiente accedere con il proprio account o creare un nuovo profilo per arrivare alla schermata principale dove è possibile vedere i live delle persone che si segue, guardare i video girati dagli utenti del mondo o crearne uno nuovo. E’ inoltre possibile seguire degli utenti estranei alla propria cerchia di follower su Twitter e ricevere delle notifiche quando questi iniziano a girare il proprio video e quindi la diretta.
Durante i video è possibile lasciare dei cuori (di colore diverso per ogni utente) che saranno visibili in basso a destra: questi cuori stanno ad indicare il gradimento dell’utente rispetto al video che è in live. Più cuori ricevete, più il vostro evento sarà sensazionale.

Il futuro di questa applicazione è ancora incerto, ma promette molto bene. Come al solito, saranno gli utenti a fare l’ago della bilancia.

Vai al sito di Periscope

 

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Esplorando New York – 10 Must http://www.360giornaleluiss.it/esplorando-new-york-10-must/ Tue, 28 Apr 2015 19:26:36 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3458 Recentemente ho condiviso con voi Esplorando a passo lento dove evidenzio il mio modo di vivere il luogo. Ovvero quello di immergersi in maniera diretta nei modi di fare delle persone del posto. Essere local. Oggi ho il piacere di raccontarvi la mia New York in dieci punti. Non è stato facile sceglierli. Esplorata in lungo

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Recentemente ho condiviso con voi Esplorando a passo lento dove evidenzio il mio modo di vivere il luogo. Ovvero quello di immergersi in maniera diretta nei modi di fare delle persone del posto. Essere local.
Oggi ho il piacere di raccontarvi la mia New York in dieci punti. Non è stato facile sceglierli.
Esplorata in lungo ed in largo, in basso ed in alto. Passo dopo passo, distretto dopo distretto.

1 – Central Park.

Esplorando New York - 10 Must
Può sembrare banale. Quasi contraddittorio. Apri qualsiasi guida sulla New York City ed è presente, con e in tutte le stagioni: bianca neve, colorati fiori, prati verdeggianti, foglie giallo-arancio-marroni. Central Park è un Must.
Il giorno migliore per vivere la vera atmosfera del parco è la domenica quando gli americani la invadono per correre, per giocare o semplicemente per passeggiare.
Perdersi nel suo interno ti permette di evadere dai ritmi frenetici della metropoli e quasi quasi non sapere più che si è a New York, se non per il fatto che si è a Central Park. Un vero paradiso lowcost per rigenerarsi.

2 – Cranberry’s.

Esplorando New York - 10 Must
Il caffè è una routine dei newyorkesi. Cassieri. Commercianti. Operai. Studenti. Chiunque alla mattina ha un caffè in mano per iniziare la giornata. Ma solo uno ha una storia ed un gusto unico. Provo ad essere breve e conciso. James, per gli amici Jim, è il proprietario di un locale nella zona di Brooklyn Heights. Anzi due locali. Una pasticceria e un bar. Ma lo scoprii solo dopo. Ero seduto a quest’ultimo con un amico quando iniziammo a parlare con Jim e andammo avanti tutta sera. Lui ci raccontò la sua storia e il cambiamento, che lui stesso ha vissuto in prima persona, della Grande Mela. Una chiacchierata come tante altre. Con grande onore e sorpresa ci invitò a vedere le centinaia di foto che invadevano le mura di casa sua. Incorniciate da un frame in pino chiaro 10×5 cm. Appese al muro. Incastrate come se fossero dei mattoncini di Tetris. Lì c’era della storia, la potevi toccare. Proseguimmo verso il rooftop dove la vista mozzafiato su Downtown prevaleva su tutto il resto. Il sole era ormai sceso dietro lo skyline di Downtown. Era tempo di andare. Un’ultima sorpresa: un chilo di caffè macinato e sei paste.
Cranberry’s. La miglior pasticceria di New York City.

3 – Jimmy Buffett Tailgate Party.

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Lo si inizia ad organizzare mesi prima, sale il  fervore e la voglia di far festa.
Atterrai a JFK e la seconda cosa che mi disse il mio amico, la prima era “Hey Buddy, Welcome to New York“, fu “21st of August Jimmy Buffett Tailgate Party”. Il Tailgate Party per eccellenza.
Cos’è un Tailgate Party? Niente di così complicato da spiegare. Gli ingredienti sono: una macchina un barbecue (BBQ) un parcheggio uno stereo tante birre tanti amici.
In poche parole, parcheggi la macchina in un parcheggio grande come tre campi da calcio, tiri fuori il BBQ, bevi una birra, metti la carne a cucinare, bevi un’altra birra, fai quattro chiacchiere, bevi un’altra birra ancora, passeggi nel parcheggio a vedere quanto “pazzi” sono gli americani, mangi l’hamburger, ne mangi un altro, ascolti il concerto. Questa è il Tailgate Party.

4 – Village Vanguard.

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72 anni. 123 posti. 1 palco.
Da quando ha aperto non ha mai cambiato sede, a differenza delle più note Blu Note e Birdland.
Suona da dio il Village. Ti siedi, ordini un Whisky d’annata, chiudi gli occhi e ti lasci avvolgere dal  migliore Jazz. A fine serata ti ritrovi in camerino-cucina coi The Heat Brothers ed il proprietario a fare quattro chiacchiere. Se vi piace la sana e vera musica questo è il posto dove andare. Village Vanguard.

5 – Bryant Park.

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Tra la quarantaduesima e la sesta. Circondato dai grattacieli della Midtown, trova spazio Bryant Park. ogni Lunedì sera, nei mesi estivi di Luglio e Agosto, viene popolato in ogni sui centimetro da gruppi di persone. Plaid che coprono il manto erboso. Contenitori di plastica dal contenuto succulento che appaio insieme alle più svariate bevande.

Sono le 8pm. Il buoi ha ormai preso il sopravvento e le voci che fino a quel momento invadevano il prato si affievoliscono. Il maxi schermo prende vita e gli occhi non si staccheranno più finche non comparirà la scritta “The End”.
Semplicemente i Lunedì sera a Bryant Park.

6 – Bagel.

Esplorando New York - 10 Must

Colazione. Brunch. Pranzo. Snack. Cena. After.
E’ un piatto povero, un semplice anello di pane, ma dal ricco contenuto.

7 – Clovis Point.

Esplorando New York - 10 Must

Fuori dalla griglia di Avenues e Streets. Dentro i colori ed i profumi della natura nella North Fork, Long Island. La casa vinicola Clovis Point dista qualche ora dalla City, ma ne vale la pena di guidare qualche centinaio di chilometri per assaggiare queste uve americane.
Tra un assaggio ed un altro potete intrattenere un’interessante chiacchierata col proprietario.

8 – Ship Cemetery.

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Uno spettacolo di ruggine nella costa del New Jersey. Un cimitero di navi insabbiate, incagliate, parcheggiate, senza più un capitano. New York non è solo novità all’ultimo grido, se scavi in fondo puoi, sorprendentemente, trovare dei luoghi affascinatamente abbandonati, come la stazione abbandonata al capolinea downtown della linea 6.

9 – David Letterman Show.

Esplorando New York - 10 Must
Gli americani sono i migliori a fare spettacolo. Quindi chi meglio di David Letterman sa fare del comedy show un business. Non è semplice prendere parte ad una sua registrazione, ci vollero due giorni per sedersi sulle vecchie poltrone rosse in feltro. Ma se riuscite ad entrare, dovete superare sia la Lottery List e la Stand-by List, la risata è assicurata.
Consiglio personale, andate li presto in mattinata ad iscrivervi alla Lottery, quando aprono c’è già coda.

10 – The Halal Guy.

Esplorando New York - 10 Must
Persone. Tante persone. Ordinate in fila indiana. Una dietro l’altra. Formano una coda. Curioso. Mi avvicino. In punta di piedi. Muovo la testa a destra e a sinistra. Cerco di capire per quale strano motivo queste persone sono ferme in coda. The Halal Guy. Tra la cinquantatreesima e la sesta.

Mi metti in coda. Guardo l’orologio per vedere che ore sono, 30 minuti se va tutto bene. Conosco le code. O almeno credevo. 5 minuti e mi ritrovo davanti ad un tizio col cappellino giallo e con un mazzo di dollari in mano. Ad indovinare, direi 500 dollari come minimo. Hai 10 secondi per ordinare. Pago. Mi dice dove trovare le salse.  Yogurt e Piccante. Mi siedo. Inizio a mangiare.
The Halal Guy. Il miglior street food di new york.

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Il terrorismo raccontato da chi lo ha vissuto http://www.360giornaleluiss.it/il-terrorismo-raccontato-da-chi-lo-ha-vissuto/ Tue, 21 Apr 2015 21:01:36 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3337 Intervista a Shamza Hassan, ex rifugiata di guerra e oggi collaboratrice dell’ambasciata somala in Italia  n molti Paesi arabi e musulmani le donne sono ancora costrette a rimanere in casa, a sposarsi solo con il permesso degli uomini di famiglia, a svolgere azioni quotidiane come camminare per strada o guidare solo attraverso eccezionali permessi. Ma se le donne

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Intervista a Shamza Hassan, ex rifugiata di guerra e oggi collaboratrice dell’ambasciata somala in Italia 

In molti Paesi arabi e musulmani le donne sono ancora costrette a rimanere in casa, a sposarsi solo con il permesso degli uomini di famiglia, a svolgere azioni quotidiane come camminare per strada o guidare solo attraverso eccezionali permessi. Ma se le donne vedessero il mondo attraverso Facebook, Instagram e Pinterest? Se lo leggessero attraverso internet e Twitter? Per questo uno degli input delle primavere arabe è partito proprio dalle donne suscitando per reazione nuove ondate di terrorismo che si sono scatenate in tutta l’area medio orientale e nell’Africa settentrionale. Shamza Hasssan è fuggita dalla sua Somalia nel lontano 1992, allo scoppio del conflitto, agli albori dei signori della guerra e alle origini del gruppo terroristico militare degli Al Shabaab. Lavorava per il Ministero delle pari opportunità, ora vive in Italia e lavora come governante pur collaborando con l’ambasciata del suo Paese. Frequenta attivamente la Moschea di Roma, centro religioso e culturale per tutti i connazionali dei quali condivide il destino.

A Mogadiscio è esplosa l’ennesima autobomba, uccidendo quattro persone e ferendone altre dieci. E’ solo l’ultimo di una lunga escalation di attentati che stanno nuovamente devastando la Somalia. Signora Shamza Hassan, per lei quanto durerà?

La gente è cattiva, la religione non c’entra, ricchezza e potere sono gli obiettivi di chi vuole il male delle persone. Sono brutti eventi in un Paese povero come il nostro, combattono per il nulla sollevando tanta polvere. Nelle ultime settimane sentiamo continuamente parlare di attentati, in televisione come in radio. La gente è stata cattiva e continuerà ad esserlo, hanno ucciso i profeti ed Isa (Gesù- ndr), Maometto non avrebbe voluto questo.

La maggior parte delle notizie oggi ripercorre la scia dell’Islamic State, il nuovo Califfato che vuole imporre il proprio credo religioso e politico ripartendo dall’antica famiglia dei Qu’raysh. In particolare le ultime notizie sul terrorismo sono passate in primo piano dopo l’attentato che ha colpito la redazione di Charlie Hebdo di Parigi…

A me quelle vignette non sono mai piaciute. Maometto in sedia a rotelle è blasfemia, anche i cristiani dovrebbero sentirsi offesi.

Il New York Times fu l’unico quotidiano americano e internazionale a riprendere paradossalmente questa tesi, ma vale la satira un attacco terroristico?

Assolutamente no, è questione di persone. C’è la cattiveria e c’è il male, per la conquista delle poltrone in politica come nella lotta per il potere nei gruppi religiosi e militari più poveri. Anche per la satira esiste un limite. La Somalia è in guerra da 23 anni eppure non molti giornali ne parlano. Per un attentato a Parigi per giorni si parlava solo di questo. E ne parlavano male nonostante in Africa stiano morendo migliaia ti persone, non solo per la fame ma anche per il terrorismo. La religione non c’entra. Siamo tutti fratelli: cristiani, ebrei e musulmani, i popoli del libro, perché abbiamo ognuno il suo libro Sacro. Il nostro Corano è stato macchiato dal sangue della cattiveria umana e i terroristi sanno che la colpa ricadrà su di loro al momento del giudizio.

Senza dubbio i conflitti sembrano essere di natura politica e sfruttano la religione come pretesto, ma come sciogliere i nodi dell’immigrazione, dei rifugiati di guerra, del Medio Oriente in chiave non fideistica ma pragmatica o delle primavere arabe che sono fallite, perché sono fallite, vero?

A volte sembra una questione di semplice buon senso. Chi fugge vuole salvare almeno la propria vita, molti politici in Italia non conoscono il significato della parola guerra, a Roma come in altre vostre città si sta bene solo per il fatto di non essere minacciati ogni giorno dalle bombe, la gente questo non lo capisce.

Ma le primavere arabe?

Sempre i giornalisti, trovano nuove espressioni per vecchie storie. La Francia non ha fatto la rivoluzione? L’Italia non ha combattuto il dominio straniero? Ieri è toccato a voi, perfino emigrare, oggi è il nostro turno, ma fino a quando ci saranno il male e l’interesse economico occidentale e ci saranno le persone semplici tenute nell’ignoranza, una via risolutiva non sarà ripercorribile. Io sono fuggita dal mio Paese e amo l’Italia per avermi accolto, spero di tornare in Somalia ma non ci credo. I miei fratelli sono in Svizzera, mio cugino è in America, spero di terminare questo periodo di contributi per avere la pensione minima tra un anno, ne mancano tre ai settant’anni.

Complimenti, per il suo Paese quindi nessuna speranza nemmeno in un insperato intervento della comunità internazionale?

Le persone agiscono secondo i propri interessi, chi nel bene, chi nel male. Barack Obama è il presidente degli Stati Uniti, non importa chi sia o a quale partito appartenga. Deve fare gli interessi politici ed economici degli Stati Uniti. Lo stesso Putin, lo stesso Merkel, Hollande e anche Renzi. Seguono l’Ucraina per il gas, la Libia e l’Iraq per il petrolio, la Somalia non ha niente che interessi il mondo se non la pace di tanta povera gente che non ha nulla da dare in cambio. Fare la guerra è un business come tanti altri, ma il suo prezzo un giorno sarà proprio Allah a farglielo pagare…

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Tutti vorremo correre dietro ad un pallone. http://www.360giornaleluiss.it/tutti-vorremo-correre-dietro-ad-un-pallone/ Tue, 21 Apr 2015 19:12:09 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=3321 Indonesia. Wonosobo. Stagione dei monsoni. Umido. Pioggia. Tempeste. Umido. Pioggia. Tempeste. Pioggia. Umido. Sole. La sveglia suonò alle 3.00am, la melodia avvolse la stanza energizzando e riscaldando l’ambiente. Mentre fuori era buoi e pioveva a dirotto. Quel giorno di gennaio io ed il mio partner in crime Gavin siamo saliti sul più attivo dei vulcani

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Indonesia. Wonosobo. Stagione dei monsoni.

Umido. Pioggia. Tempeste. Umido. Pioggia. Tempeste. Pioggia. Umido. Sole.

La sveglia suonò alle 3.00am, la melodia avvolse la stanza energizzando e riscaldando l’ambiente. Mentre fuori era buoi e pioveva a dirotto. Quel giorno di gennaio io ed il mio partner in crime Gavin siamo saliti sul più attivo dei vulcani che abitano il suolo indonesiano – Merapi.

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Abbiamo preso pioggia, freddo, acqua, aria per vedere niente di che, ma un timido sole sorgere ed illuminare la faccia del vulcano. Insoddisfatti. Molto insoddisfatti. Meglio la scarpinata sul Krakatoa, vulcano che nel 1883 eruttò drammaticamente entrando nella storia delle esplosioni più violente. Lì le scarpe si immergevano in una sabbia color nero cenere e ad ogni passo il terreno scricchiolava sotto i piedi, nel frattempo lo zolfo ti prendeva la testa procurandoti un piccola emicrania.

Insoddisfatti dunque siamo andati in città a Wonosobo, 810,000 abitanti, la quale si presenta confortevole e pulita alla vista e con un’imponente rotonda a forma quadrata che funge da piazza e da campo di allenamento per una squadra di calcio. All’inizio non sapevamo che i ragazzi che si stavano allenando facevano parte della famosa Ssb Bina Putra Wonosobo. Due campi, quattro porte, quarantaquattro tredicenni, due palloni, una casacca rossa.

Io e Gavin ci avviammo per una camminata di perlustrazione tra le viuzze della città. Chi andava in quattro in motorino, in ordine di posto – Bambina, Papà, Bambina, Mamma. Ovviamente senza casco. Chi possedeva un coloratissimo carretto di frutta fresca. Chi alzava la mano e la muoveva da destra a sinistra mimando un saluto. Chi correva e giocava dietro le ringhiere del parco della scuola concedendoci un sorriso. Chi sorrideva.

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Nella piazza l’allenamento proseguiva e l’umidità si faceva sempre più appiccicosa. I due campi che guardavano a nord erano divisi da una lingua di piastrelle e nel mezzo c’era un maestoso verdeggiante albero che concedeva la sua ombra ai ragazzi e alle mamme per rifocillarsi e riprendersi dalle fatiche. Noi non potevamo non andare li, a riposarci come fanno le persone del luogo.
La casacca rossa. Abbandonata nel prato, stava sicuramente aspettando di essere indossata. Io e Gavin ci guardammo. “Let’s do it”. Fu la sua risposta. Sapeva già quello che passava per la mia testa. Presi la casacca, la indossai e mi misi a sedere vicino le promesse del calcio indonesiano.

I ragazzi non parlavano benissimo inglese e la timidezza prevalse, ma da buon italiano iniziai a parlare a gesti. Siamo o no conosciuti nel mondo per questo nostro indiscusso talento?

Un nano millesimo di secondo ci volle per svoltare questa giornata monsonica.

Si avvicinò una mamma che si improvvisò intermediario, con ottimo successo, tra me i ragazzi ed il coach. Dopo qualche domanda, ci trovammo di sorpresa divisi in due squadre, la palla a centro campo e i passanti fermi incuriositi a bordo campo. Il fischio del fischietto sancì il via alla partita.

Tiro, passaggio, passaggio, palla persa, corri, cross, umidità, corri, passaggio, fallo,  prendi fiato, punizione, tiro, rimessa dal fondo, colpo di testa, passaggio, assist, GOAL, 1-0, palla al centro, passaggio, passaggio, tiro, duplice fischio. Palla al centro, fischio, passaggio, fallo, colpo di testa, rimessa da lato, acqua, corri, passaggio, tiro, palla persa, corri, corri, cross, GOAL, 1-1, palla al centro, passaggio, tiro, triplice fischio finale.

Era un normale giorno nella città di Wonosobo, dove il team locale Ssb Bina Putra Wonosobo si stava allenando.

Una casacca rossa, ventidue sorrisi, un’unica squadra.

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Al Qaeda-Isis, il derby del terrore http://www.360giornaleluiss.it/al-qaeda-isis-il-derby-del-terrore/ Sat, 21 Mar 2015 11:20:49 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=2715 I jihadisti si confrontano sugli attentati e sfidano l’Occidente  Dalle città del Punjab ai musei dell’ Africa settentrionale, dal Pakistan alla Tunisia, dalla propaganda mediatica ai più rudimentali mezzi bellici, dal fucile al machete. Ogni artificio e qualsiasi tipo di minaccia sono buoni per una corte spietata che i militanti del terrorismo offrono alla propaganda della guerra santa, una lotta senza quartiere

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I jihadisti si confrontano sugli attentati e sfidano l’Occidente 

Dalle città del Punjab ai musei dell’ Africa settentrionale, dal Pakistan alla Tunisia, dalla propaganda mediatica ai più rudimentali mezzi bellici, dal fucile al machete. Ogni artificio e qualsiasi tipo di minaccia sono buoni per una corte spietata che i militanti del terrorismo offrono alla propaganda della guerra santa, una lotta senza quartiere che non risparmia la manipolazione dei bambini e il contagio della paura attraverso l’ignoranza.

Se a Raqqa e a Mosul, rispettive città della Siria e dell’Iraq, i combattenti del califfato islamico portano avanti la loro campagna bellica, gli episodi che l’intelligence occidentale deve far cessare sono le infiltrazioni di simpatizzanti e appassionati terroristi che minacciano ormai quotidianamente le società democratiche.

Se qualche giorno fa venivano ricordate le vittime cristiane di Lahore in Pakistan, ora è il turno dei visitatori e dei turisti del museo “Del Bardo” di TunisiLa roccaforte della primavera araba vincente e della rivoluzione dei gelsomini che sola di fronte a tante anarchie, quale la Libia, quale la Siria, aveva trovato la strada per conciliare Islam e democrazia, sembra per qualche istante spezzarsi in un episodio di cronaca.

Oltre venti morti, una cinquantina di feriti gravi, la Costa Crociere italiana costretta a salpare dal porto di Tunisi con il dolore di quattro vittime italiane.  L’orrore fa ricordare perfettamente ai presenti l’assalto improvviso nel museo dell’arte romana dell’Africa settentrionale, emblema storico dell’incontro tra cultura occidentale e orientale, simbolo estremamente sensibile per qualsiasi fanatico estremista.

L’attentato compiuto da cinque militanti islamici è ricondotto logicamente ai gruppi terroristici vicini all’Isis che hanno finora seminato il terrore in Libia, data la vicinanza geografica con la Tunisia, ma non manca un dettaglio misterioso: una sim telefonica ritrovata infatti nel kit di equipaggiamento di uno dei tre attentatori catturati. Questa sarebbe infatti direttamente collegata con l’Iraq, ma sintonizzata su “frequenze” di Al Qaeda. Per quanto improbabile sia ormai questa pista, siccome l’Is ha già rivendicato l’attentato, è interessante come diversi gruppi terroristici sembrino ormai sfidarsi sul campo del terrore.
Un panico incontrollato da seminare nei luoghi della cultura e della democrazia, nelle capitali dell’Occidente come in quelle musulmane moderate. Ogni pretesto sembra essere buono per portare avanti la propaganda a colpi di mitra.

La condanna dei Capi di Stato in Europa e in America era prevista e forse anche personalmente sentita. Rimane tuttavia la preoccupazione per i prossimi bersagli dell’area, tra cui l’Italia, e ovviamente lo shock per le prime vittime italiane del nuovo jihadismo. Certamente in tanta provocazione di terrore la reazione più bella è però la rabbia e l’orgoglio di quei tantissimi tunisini che sono scesi in piazza per manifestare il proprio dissenso contro il terrorismo, da musulmani e da donne e uomini liberi. Tutto questo non sparirà facilmente neanche con una massiccia raffica di proiettili.

Nessun militante sembra essere in grado di uccidere lo spirito della modernità delle primavere arabe vincenti.   

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Il ROME MUN si racconta, noi siamo già partiti!  http://www.360giornaleluiss.it/rome-mun-si-racconta-gia-partiti/ Fri, 24 Oct 2014 18:27:34 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=648 Recandovi alla Luiss nell’arco della vostra quotidianità universitaria avrete sicuramente già incrociato uno dei fantomatici banchetti, letto di sfuggita qualche volantino, parlato con un promoter. Quest’ultimo è il nostro caso e Anna Rita Ceddia è stata senza dubbio molto esaustiva. Parliamo di MUN, il Model United Nations, non di uno qualsiasi, bensì del più noto

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Recandovi alla Luiss nell’arco della vostra quotidianità universitaria avrete sicuramente già incrociato uno dei fantomatici banchetti, letto di sfuggita qualche volantino, parlato con un promoter. Quest’ultimo è il nostro caso e Anna Rita Ceddia è stata senza dubbio molto esaustiva.
Parliamo di MUN, il Model United Nations, non di uno qualsiasi, bensì del più noto non solo in Italia ma anche in Europa.
Il Rome Mun è la nostra piattaforma per mettere in pratica le conoscenze che ogni giorno ascoltiamo passivamente durante le lezioni universitarie, il campo dove ogni competenza diviene concretezza, libera e suggestiva applicazione verso il nostro futuro lavoro.
Anna Rita è carica e convinta: “Ho iniziato partecipando come studentessa, poi ho scelto di essere promoter per trascinare altri miei colleghi in questa avventura. Nelle simulazioni possono essere ricoperti più ruoli, tra cui quello di ambiasciatore oppure giornalista. Sono nate le simulazioni prima delle sedute Onu che le stesse vogliono imitare. Dalla loro ispirazione è nato il dibattito internazionale, da queste si può costruire il curriculum di ognuno di noi”.
Non solo imitare dunque, ma immergersi nel concreto nelle attività e nei campi lavorativi cui aspirano gli scienziati politici e sociali.
Prosegue Anna Rita puntando proprio su questo: “L’Expo 2015 di Milano è il nostro obiettivo, partiamo da questa esperienza per costruire quel ponte ambíto che collegherebbe la sponda dell’istruzione a quella del lavoro. Il progetto infatti parte già dagli studenti liceali e offre ottime opportunità di contattare non solo aziende e imprese, ma soprattutto istituzioni internazionali Onu come la Fao, specifico questa perché a Milano parleremo proprio di industria alimentare ecosostenibile sotto lo slogan -Feeding the planet, energy for life-.”
Il lavoro è senza dubbio target e topic nel percorso del MUN, anche se non mancano occasioni di stringere amicizia e ampliare le conoscenze. Ad esempio promoter e appassionati seguiranno già in questi giorni e in giro per tutta Roma gli eventi che animeranno la V edizione del Festival della Diplomazia.
Così, se almeno nel digitale e sul mondo dei social noi studenti ci sentiamo già ferratissimi, cosa aspettare di fronte alle piattaforme del Rome MUN? Su tutti il sito ufficiale “romemun.org” e a seguire l’omonima pagina facebook ufficiale. Anche se la prossima edizione inizierà il 14 marzo 2015 è già giunto il tempo di sentirsi un po’ ambasciatori. Siccome i requisiti MUN volti a tutti gli studenti italiani sono ampiamente alla portata del Luissino medio, cosa giova aspettare?
 RomeMUN-logo

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