Natale – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it Sun, 18 Feb 2018 20:38:03 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=4.8.2 http://www.360giornaleluiss.it/wordpress/wp-content/uploads/2017/02/cropped-300px-32x32.png Natale – 360°- il giornale con l'università intorno http://www.360giornaleluiss.it 32 32 97588499 Le peggiori vacanze in letteratura http://www.360giornaleluiss.it/le-peggiori-vacanze-letteratura/ Fri, 30 Dec 2016 14:17:30 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=7890 Le vacanze sembrano volgere al termine, e la malinconia inizia a presentarsi sfuggente. Le vacanze infatti sono la massima concretizzazione delle delusioni: ci aspettavamo che fossimo capaci di preparare un pranzo di dodici portate in un’ora ma così non è stato; ci aspettavamo un regalo straordinario come l’iPhone 7, e invece sono arrivati dei calzini. Insomma,

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Le vacanze sembrano volgere al termine, e la malinconia inizia a presentarsi sfuggente. Le vacanze infatti sono la massima concretizzazione delle delusioni: ci aspettavamo che fossimo capaci di preparare un pranzo di dodici portate in un’ora ma così non è stato; ci aspettavamo un regalo straordinario come l’iPhone 7, e invece sono arrivati dei calzini. Insomma, spesso le nostre aspettative sono troppo alte e perciò vengono deluse.

Ma il vero problema delle aspettative natalizie risiede nella compagnia. Cosa mai potrà andare storto quando sei seduto con altre dieci persone con cui non hai niente da spartire se non il sangue che vi scorre nelle vene? Forse tutto. Sicuramente per molti scrittori è così, che hanno descritto le loro ‘horrible holidays’ in alcuni dei loro scritti più famosi. Da Harper Lee a Ellis, sono almeno quattro i romanzi che hanno al loro interno un disagio crescente, una catastrofe in piena regola sviluppatasi durante le festività.

Per esempio, a volte presentato come una storia di Natale per bambini buoni, A Christmast Carol è tutto il contrario. Scrooge, il protagonista, viene visitato da alcuni fantasmi, tra cui il cadavere rianimato di un suo ex socio in affari, Marley. Quest’ultimo è destinato a trascorrere il resto della sua non-vita in catene, come penitenza per i propri peccati. Messaggio molto rassicurante, non trovate?

Anche Scout, protagonista del romanzo Il buio oltre la siepe di Harper Lee, non se la passa molto meglio. A Natale la bambina riceve la visita della zia Alexandra e di suo nipote Francis. I regali che ricevono i bambini sono ovviamente fucili, e a tavola le battute di disprezzo e razzismo non si sprecano, facendo arrabbiare molto Scout, che decide di prendere a pugni Francis. Dulcis in fundo? La bambina riceve ‘come regalo’ anche una bella sculacciata dallo zio Jack, per aver difeso ‘dei negri’.

Bret Easton Ellis ha descritto la vita di Patrick Bateman, diventato uno dei più noti psicopatici della letteratura. Patrick celebra il Natale, e lo passa con la sua fidanzata. Dopo averla convinta a lasciare la sua stessa festa, decide di portarla in un club chiamato Chernobyl, dove sniffano cocaina molto scadente. Se avete passato delle brutte vacanze, ringraziate perlomeno di non averle passate con Bateman.

Jane Austen eccelleva nel descrivere feste finite male, soprattutto quei momenti che dovevano sembrare divertenti e che si trasformavano in qualcosa di orribile. Per Emma, protagonista dell’omonimo libro, l’esperienza natalizia a casa Randalls è terribile. Dopo aver ascoltato farneticazioni del prolisso John Knightley, si trova a dover rifiutare una proposta di matrimonio del signor Elton, che con molta sportività, inizia ad insultarla guardandola negli occhi.

Insomma, le vacanze non sono perfette, anzi. Spesso ci troviamo a rimpiangere di averle attese per così tanto tempo, ma ricordiamoci sempre che non siamo soli, e a volte, da un’altra prospettiva, siamo addirittura fortunati.

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PER CHI HA POCO E NIENTE, MA HA COSI’ TANTO DA OFFRIRE. http://www.360giornaleluiss.it/per-chi-ha-niente/ Wed, 28 Dec 2016 08:42:19 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=7875 Il giorno di Natale, mentre ognuno di noi è a casa, riscaldato dal calore della propria famiglia e dall’affetto dei propri cari, a Roma come in molte altre città d’Italia, si svolge un evento che, per quanto possa apparire di poca importanza, dona invece speranza e gioia a oltre 200 persone tra bambini, anziani, donne

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Il giorno di Natale, mentre ognuno di noi è a casa, riscaldato dal calore della propria famiglia e dall’affetto dei propri cari, a Roma come in molte altre città d’Italia, si svolge un evento che, per quanto possa apparire di poca importanza, dona invece speranza e gioia a oltre 200 persone tra bambini, anziani, donne e uomini di ogni età e provenienza, che si ritrovano nella stessa grande sala addobbata a festa, per condividere e festeggiare un giorno così importante, durante il quale nessuno dovrebbe mai restare solo.

Il “Pranzo per i poveri”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, è una tradizione che viene portata avanti con costanza ed amore sin dal 1982, quando nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, un gruppo di venti persone tra poveri e senzatetto, venne riunito attorno ad una tavola imbandita a festa, così da poter dar loro il calore di una casa e di una famiglia, se non altro in un giorno di gioia come il Natale.

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Negli anni, non solo la tradizione del “Pranzo di Natale” è stata portata avanti, ma in molti si sono aggiungi dando vita ad un gruppo eterogeneo di oltre 200 persone.

Il pranzo romano si è tenuto in Via Livorno 50, dove sono riusciti ad affluire molti tra i bambini della “Scuola della Pace”, i profughi siriani che sono stati aiutati dalla Comunità e che a loro volta provvedono ad arricchirla, i numerosi senzatetto di cui i volontari si occupano giornalmente in modo da assicurare loro pasti caldi e compagnia, e la vicinanza ad un istituto per anziani ha permesso che anche questi ultimi abbiano potuto passare il Natale in compagnia di questa così calorosa famiglia multietnica.

A rendere tutto ciò possibile c’è stato un grande lavoro da parte dei volontari che hanno provveduto ad organizzazione, cucina, pulizie e regali, tutto per assicurarsi che, anche quest’anno, il giorno di Natale fosse davvero “un giorno speciale proprio per tutti”. E, proprio a questo proposito, il 25 Dicembre non sarebbe così speciale senza la presenza di Babbo Natale, che quest’anno ha assunto le sembianze di Gabriel, un ex-senzatetto rumeno, che grazie alla Comunità, ora ha un tetto sopra la testa e sta uscendo dalla vita di strada.

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Il giorno di Natale si è svolto all’insegna della gioia e della condivisione, dalla Messa, vissuta da cristiani e non come momento di raccolta spirituale e condivisione, al pranzo, fino al momento della distribuzione dei doni ai più piccoli.

“La comunità vive appieno questa gioia” – così parla Alessandro Moscetta che, oltre ad essere veterano nel campo del volontariato, è anche un importante punto di riferimento per l’intera Comunità romana- “questo giorno serve per dare una famiglia a tutti, ma anche un po’ per senso di giustizia”, e mentre mi racconta di questa meravigliosa giornata che lo ha reso visibilmente euforico, fa riferimento al Salmo 112 che dice:

“Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i prìncipi, tra i prìncipi del suo popolo.”

Parla di “invocazione del popolo dall’immondizia”, e mi fa capire che è questo quello che lui e la comunità vogliono fare: ridare un senso di dignità ed appartenenza a chi non ne ha più, aiutare i più bisognosi a stare in piedi con le proprie gambe, per poi lasciarli andare così che anche loro possano fare del bene a chi ne avrà bisogno.

Durante il pranzo sono nate tante nuove amicizie, tra giovani ed anziani, tra chi è appena entrato a far parte della Comunità e chi invece la sostiene e ne beneficia da lungo tempo, tra persone di nazionalità diverse e con i background più disparati, ma una delle più peculiari è sicuramente quella tra una signora di 107 anni, Lidia, e Sofia che ne ha solo 3: “un’amicizia che supera un secolo”, a dimostrarci come anche dalle situazioni più inusuali, possano nascere grandi cose, basta solo dare a noi stessi, e a maggior modo agli altri, una chance.

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Guardando le foto, quella del Natale di Sant’Egidio sembra più una favola che non una storia vera eppure, con le giuste dosi di dedizione e passione, questa Comunità composta di studenti e lavoratori, tutti volontari e con tanta voglia di fare, è stata in grado di raccogliere i fondi e organizzare un “Natale con i fiocchi” per tutti coloro che hanno poco o niente, ma che hanno sicuramente molto da offrire. Ma, come mi ricorda Alex, “per noi ogni giorno dovrebbe essere così, ogni giorno è Natale”, perché far arrivare un pasto caldo ai senza tetto, dar loro coperte e compagnia, togliere quanti più bambini e famiglie dalla strada sistemandoli in roulotte o strutture ausiliarie e far nascere un sorriso dove prima scorreva una lacrima, sono tutti grandi traguardi raggiungibili solo grazie alla dedizione di chi si è messo veramente a disposizione degli altri.

Il prossimo grande incontro sarà a Capodanno e, ovviamente, Alex ci tiene a ricordarmi che siamo tutti invitati a partecipare. L’evento è stato nominato “Capodanno solidale con i senzatetto” e si terrà alla Parrocchia di San Giuseppe, in via Francesco Redi a Roma, mentre la mattina dopo sarà possibile partecipare alla Marcia verso Piazza San Pietro per ascoltare il messaggio di Papa Francesco, che sarà sul tema della Pace.

Dopo un anno difficile come quello appena passato, dove a segnare le prime pagine come anche i nostri cuori, sono stati più le guerre, i bombardamenti, i genocidi di popoli innocenti, e le morti accidentali dovute al terremoto che ha colpito il centro Italia, che non fenomeni positivi, è rincuorante sapere che ci sono persone, tante persone, che lavorano impercettibili e silenziose, per portare del bene a chi ne ha più bisogno. In un momento così buio per la nostra storia come nazione, ma anche per l’uomo come entità, sono forse questi piccoli gesti quotidiani a tenere viva la fiaccola della speranza per un futuro migliore e più pacifico, dove non dovremo temere il prossimo e saremo più chini invece, a tendergli la mano.

Un Buon Natale a tutti, ma soprattutto a chi ha più bisogno.

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Quante ne sapete sul Natale? http://www.360giornaleluiss.it/quante-ne-sapete-sul-natale/ Fri, 23 Dec 2016 14:49:38 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=7847 Ci risiamo. Anche quest’anno è già Natale. Sì, perché in un’epoca ricca di insicurezze almeno su una cosa siamo tutti sicuri: il 25 dicembre si festeggia quello che è il giorno più conosciuto e atteso dell’anno. Non fate i Grinch e fatevi invadere dallo spirito natalizio! Qua per voi qualche curiosità sul Natale: 1. Il Natale

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Ci risiamo. Anche quest’anno è già Natale. Sì, perché in un’epoca ricca di insicurezze almeno su una cosa siamo tutti sicuri: il 25 dicembre si festeggia quello che è il giorno più conosciuto e atteso dell’anno. Non fate i Grinch e fatevi invadere dallo spirito natalizio! Qua per voi qualche curiosità sul Natale:

1. Il Natale si festeggia il 25 dicembre dal 354 d.C. per volere di Papa Liberio. Il Papa scelse questa data perché corrispondeva al giorno della festività romana del compleanno del sole (cade 4 giorni dopo il solstizio d’inverno).

2. Il più grande regalo di natale della storia è senza dubbio la Statua della libertà!

3. In passato nella notte di Natale si accendeva, nel camino, un grande ceppo di abete “Ceppo di Natale”. Potterhead vi ricorda qualcosa?

4. Il primo albero di Natale artificiale fu fatto in Germania. L’albero all’epoca venne decorato con piume d’oca tinte di verde.

5. Il più grande albero di Lego del mondo è stato costruito nel 2011 alla stazione londinese di St. Pancreas. Era alto 10 metri e per realizzarlo sono servite all’incirca 600.000 mattoncini.

6. Le palline colorate appese all’albero di Natele simboleggiano le abilità di un vecchio giocoliere. Si narra che, a Betlemme, nel periodo natalizio vi era un povero artista che si rammaricava perché non aveva nulla da offrire a Gesù. Decise allora di donargli la sua arte, mostrandogli qualche spettacolo da giocoliere. Grazie alla sua abilità il giocoliere suscitò il sorriso di Gesù.In Francia Babbo Natale lascia i suoi regali dentro le scarpe dei bimbi.

7. In Spagna, più precisamente in Catalogna, ogni personaggio prende il proprio posto nel presepe come da tradizione. Vi è però una statuina molto contesta le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Questa statua era molto diffusa anche nel diciottesimo secolo, si tratta della famosa statua caganer, un Babbo Natale accucciato con i pantaloni abbassati che fa i suoi bisogni.

8. In Austria e in Germania si sta diffondendo una campagna contro Babbo Natale. I nostri amici, infatti, affermano che questo ometto dispensatore di doni sia solo una trovata della Coca Cola. Il fine è riportare la festività al suo vecchio splendore ridando valore a San Nicola che, nella tradizione austriaca, era il portatore ufficiale dei balocchi.

9. I presepi peruviani sono ricavati dentro canne di bambù e il personaggio in fondo ha i colori accesi dei paesi tropicali perchè in quelle zone il Natale coincide con la stagione estiva.

10. Una vecchia leggenda afferma che il bastoncino di zucchero a strisce banche e rosse venne inventato da un pasticcere con l’intento di ricordare Gesù. Difatti il bastoncino capovolto richiama la lettera “J” iniziale del nome Jesus.

11. In Ungheria il presepe spesso è realizzato in una cassa a forma di stalla trasportabile a mano con personaggi costruiti in legno, carta e ovatta.

12. Nel Natale del 1223, a borgo di Greccio, San Francesco D’Assisi realizzò il primo presepe al mondo.

13. La parola Panettone deriva da “Pan di Toni”. Un dolce inventato dall’aiuto cuoco di casa Sforza per rimediare ad un pasticcio combinato durante una cena.

14. In Polonia il pranzo natalizio è composto da 12 portate, una per ogni apostolo.

15. In Svezia verso la fine di Novembre si aprono i tipici mercatini di Natale che propongono le consuete decorazioni natalizie, oggetti d’artigianato, giochi per bambini, ma anche dolci della tradizione come le brioche allo zafferano (saffransbullar), biscotti allo zenzero, cannella e garofano (pepparkakor) e il saporito vin brulé svedese (glogg).

16. La prima canzone cantata nello spazio fu una canzone di Natale! Quale? La famosissima “Jingle Bells”, che venne intonata il 16 dicembre 1965 dagli astronauti della navicella spaziale americana Gemini 6.

17. In Olanda la pinta del mirto viene considerata fiore di Natale e secondo la tradizione è di buon auspicio bruciarne un ramoscello alla vigilia in attese della mezzanotte.

18. La parola presepe deriva dal latino “praesepe” che significa mangiatoia.

19. Babbo Natale secondo i finlandesi vive in una grotta chiamata Korvatunturi che significa “montagna dell’orecchio”.

20. L’Euphorbia pulcherrima o Stella di Natale, è un “astro” che viene del Messico, dove cresce in forma di cespuglio e può raggiungere un’altezza di 2-4 metri. La stella di natale come la conosciamo noi divenne iconica dopo essere stata rappresentata da Giotto.

21. Nel Regno Unito un elemento tipico del Natale sono i Christmas crackers. Dei pacchettini scoppiettanti che vengono messi a tavola durante la cena di Natale. Due commensali tirano il crackers assieme , colui che resta con la parte più grande tra le mano vince il premio che si trova al suo interno.

22. Secondo alcune statistiche il 40% dei giocattoli regalati a Natale vengono rotti entro marzo.

23. Il Natale nelle Filippine viene chiamato Pasko. Si festeggia per 3 settimane in cui si mischiano tradizioni cristiane a miti locali.

24. Quest’anno l’albero di Natale da guinness è stato visto dalla Thailandia e più precisamente dagli abitanti di Bangkok.

25. Rudolph, la famosa renna dal naso rosso , è stata creata per i grandi magazzini Montgomery Ward. Rudolph nasce nel 1939 da un’idea di uno scrittore di 34 anni a cui era stato chiesto d’inventare una storia di Natale da regalare ai clienti dei negozi. La catena offriva, infatti, ogni anno degli album da colorare. Ma quell’anno per risparmiare denaro decise, invece di comprarli già fatti, di auto-produrseli. E Rudolph divenne la renna più amata.

26. 7 cani su 10 ricevono dei regali dai loro padroni per Natale.

27. In Ucraina non è insolito usare le ragnatele come addobbi Natalizi, questo perché ritenute portatrici di fortuna.

28. In Giappone il Natale non è come lo intendiamo noi, ma è festeggiato più come una sorta di San Valentino durante il quale le coppie si scambiano i doni. Inoltre è usanza in tutto il paese cenare con una “abbuffata” di pollo fritto, meglio se della catena KFC!

 

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Un Natale laico http://www.360giornaleluiss.it/un-natale-laico/ Tue, 05 Jan 2016 14:43:14 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5177 Nel periodo pre-natalizio, tra luminarie cittadine e aria carica di gioia, l’ennesima diatriba è scoppiata: crocifisso si o crocifisso no, recita di Natale si o recita di Natale no, presepe si o presepe no? In alcune scuole dei presidi coraggiosi hanno cercato di rendere i festeggiamenti del natale più laici possibili, per promuovere l’integrazione interreligiosa.

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Nel periodo pre-natalizio, tra luminarie cittadine e aria carica di gioia, l’ennesima diatriba è scoppiata: crocifisso si o crocifisso no, recita di Natale si o recita di Natale no, presepe si o presepe no?

In alcune scuole dei presidi coraggiosi hanno cercato di rendere i festeggiamenti del natale più laici possibili, per promuovere l’integrazione interreligiosa. Molti, anzi moltissimi, non l’hanno presa bene. Ecco quindi che ogni talk show pomeridiano si è popolato di mamme infervorate che difendevano presepe, crocifisso e canti natalizi a spada tratta, con una forza e tenacia invidiabili.
Le proposte alternative dei presidi erano sì prive di tratti strettamente religiosi, ma non di certo dell’allegria che caratterizza le festività per i più piccoli. Si trattava di manifestazioni laiche, che rappresentavano comunque un’occasione per un momento di condivisione serena: anziché la festa di Natale la festa d’Inverno, anziché “Tu scendi dalle stelle” si cantavano gli inni alla pace come “Imagine” di John Lennon per esempio, anziché solo bambini cristiani tutti i bambini potevano festeggiare insieme.

I presidi in questione sono stati trascinati in un vortice di polemiche senza fine, genitori su tutte le furie hanno scritto lettere, chiamato politici e contattato giornalisti. Così da una diatriba locale si passa al dibattito nazionale; l’Italia si divide : la maggioranza difende la presenza della religione in un’ istituzione pubblica come la scuola, in quanto simbolo della tradizione italiana, e una sparuta minoranza rivendica la laicità dello Stato.

La polemica in questione è stata strumentalizzata da alcune figure politiche, che hanno veicolato le proteste contro coloro che venivano dipinti come i “colpevoli”, ovvero gli immigrati. La frase “ Se non volete il crocifisso e il presepe, tornatevene al vostro paese!” è rimbalzata di canale in canale, inneggiando alla protezione della cultura italiana. Ma se a chiedere festeggiamenti laici nella scuola fosse un italiano, in quale paese dovrebbe tornare? Se sei italiano e chiedi una cosa del genere allora vieni tacciato di essere “meno italiano”, perché questo è quello che siamo. Se non conosci la poetica di Petrarca, la brillante dottrina politica di Macchiavelli, il concetto di umorismo di Pirandello e la genialità di Marconi puoi comunque arrogarti il diritto di ergerti a difensore della cultura italiana; ma se non vuoi simboli religiosi nei luoghi pubblici sei “italiano a metà”.

Da un punto di vista giuridico, i crocifissi non sono vietati nelle scuole; da anni infatti non c’è chiarezza sulla questione. Si tollera silenziosamente una presenza imposta da i regi decreti 965/1924 e 1297/1928:
« Ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l’immagine del crocifisso e il ritratto del Re. »
« Tabella degli arredi e del materiale occorrente
nelle varie classi e dotazione della scuola.
Prima classe.
1. Il crocifisso.
2. Il ritratto di S. M. il Re.
(..) »
Da qui in poi lo Stato si è come addormentato sui due decreti, ribadendo in modo nebuloso la validità degli stessi senza mai però aggiornare la legge in modo chiaro e insindacabile. La Corte europea per i diritti dell’uomo, il 3 novembre 2009 con la sentenza Lautsi v. Italia proclamò che il crocifisso nelle aule è “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione”, sentenza ribaltata poi dalla Grand Chambre. Nonstante decreti regi e sentenze, esiste la Costituzione che stabilisce (artt. 2, 3, 7, 8, 19 e 20) la laicità dello Stato Italiano.

Allora, al di là della validità giuridica o meno, non rimane che chiederci che cosa rappresentano davvero per noi il crocifisso, il presepe e le recite natalizie.

Siamo così spaventati dal progresso e dal cambiamento culturale da legarci spasmodicamente a certi tipi di simbolo o siamo semplicemente troppo arretrati per accettare il fatto che si può vivere la fede anche in maniera privata?

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Paese che vai, Natale che trovi. http://www.360giornaleluiss.it/paese-che-vai-natale-che-trovi/ Tue, 22 Dec 2015 20:15:24 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5510 Il Natale è ormai alle porte. Il camino acceso, il divano e una bella cioccolata calda sono pronti a fare da cornice a pranzi e cene piene di tortelli, lasagne, pandoro, panettone e chi più ne ha più ne metta. Eppure, nonostante il cibo sia una costante che nel Natale non manca mai, la sua

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Il Natale è ormai alle porte. Il camino acceso, il divano e una bella cioccolata calda sono pronti a fare da cornice a pranzi e cene piene di tortelli, lasagne, pandoro, panettone e chi più ne ha più ne metta.

Eppure, nonostante il cibo sia una costante che nel Natale non manca mai, la sua tipologia varia da Paese a Paese, così come Babbo Natale e Gesù bambino si alternano per portare i regali ai bambini, a volte il 25 Dicembre stesso, altre volte la notte della vigilia.

Infatti, in Repubblica Ceca, quando la fam1568_0iglia è a cena, Gesù, che con le sue ali, vola all’interno della stanza dove vi è l’albero di Natale per lasciare i doni la sera della vigilia. Una volta fatto, prima di andarsene suona un campanello, per far capire ai bambini di aver finito e lasciarli correre impazienti a scartare i regali.

I bambini francesi, invece, prima di andare a dormire la notte di Natale, lasciano un bicchiere di latte a Babbo Natale, che arriverà per lasciare loro i regali. Inoltre, lasciano anche una carota per le sue renne. Il giorno dopo, oltre ai pacchi da scartare, li attende anche un grande pranzo, dove vi è anche il tradizionale foie gras,e del formaggio. Nel Sud ci sono ben 13 tipi di dolci, fra cui il tronchetto di Natale, la frutta secca e l’immancabile cioccolata.

In Polonia, invece il pasto principale è il 24 sera, durante la “Wigilia”. Prima di sedersi a tavola, ciascun invitato spezza l’ostia tradizionale, chiamata Oplatek. Avviene anche lo scambio di voti per la salute, per la ricchezza e per il futuro. Dopo di che, il pasto è tradizionalmente composto da dodici piatti, solitamente senza carne e accompagnato da del vino, per rappresentare i dodici apostoli.

Nelle Antille la tavola è generalmente ornata con dei tessuti, detti “nappes de Madras”, decorati con motivi tradizionali. Prima di iniziare il pranzo vi è l’aperitivo con lo Shrubb, un punch a base di rum, arance e zucchero di canna.

In Norvegia i festeggiamenti iniziano addirittura il 24 mattina, quando i bambini si svegliano tutti curiosi ed impazienti di scoprire quante caramelle Babbo Natale abbia lasciato nelle loro scarpe. In seguito, molti vanno in chiesa mentre altri semplicemente al cimitero ad accendere una candela per i cari che se ne sono andati. In seguito, la famiglia si ritrova per il pranzo. Il piatto tradizionale è del riso cotto con il latte servito con della cannella, dello zucchero ed un po’ di burro. Una volta terminato di mangiare, un sorso di Aquavit, la bevanda alcolica tipica norvegese, è d’obbligo per aiutare la digestione.

Tuttavia, come sappiamo, il Natale non è sempre sinonimo di neve e freddo. Infatti in molti Paesi è l’estate che ospita questa tradizione. In Africa del Sud, per esempio, ci sono solitamente 35 gradi e il grande pranzo del 25 è fatto spesso vicino al mare, con tavole ornate di frutti. Una decorazione tipica è il “Christma Cracker”, un tubo di cartone, avvolto in una carta dai colori brillanti, in una confezione simile a quella per le caramelle. Il nome “cracker” indica lo schiocco che l’oggetto emette tirandone le due estremità. Una volta aperto, vi si trovano delle piccole sorprese, come filastrocche o coroncine di carta. Solitamente i Cracker sono usati come segnaposto, anche se alcuni li usano come decorazioni per l’albero di Natale.

 

Dunque, ad ogni Paese la propria particolarità, anche se lo spirito del Natale, la voglia di stare con le persone che amiamo e, perché no, di abbuffarci di cibo, rimangono le stesse, ovunque si vada.

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Il mercato barcellonese che ignora la crisi http://www.360giornaleluiss.it/il-mercato-barcellonese-che-ignora-la-crisi/ Mon, 07 Dec 2015 17:33:31 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5408   “Alla Boqueria si fa turismo, qui lavoriamo”. In poche battute i commercianti del mercato di Collblanc, uno dei più antichi di Barcellona, sintetizzano quello che è lo spirito dell’Hospitalet de Llobregat, una piccola frazione urbana inglobata nel corso degli anni dai piani regolatori barcellonesi pur riuscendo a conservare il suo indipendentismo. Che la Catalogna

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“Alla Boqueria si fa turismo, qui lavoriamo”. In poche battute i commercianti del mercato di Collblanc, uno dei più antichi di Barcellona, sintetizzano quello che è lo spirito dell’Hospitalet de Llobregat, una piccola frazione urbana inglobata nel corso degli anni dai piani regolatori barcellonesi pur riuscendo a conservare il suo indipendentismo.

Che la Catalogna sia una terra piena di indipendentisti non c’è bisogno di ricordarlo, ma che in ogni Barrio e quartiere come l’Hospitalet ci sia il fervido trend autonomista di parlare in Castellano, lo spagnolo classico di Madrid, invece del Catalano, è un meta-teatro dove politica e società assumono effetti da matryoshka.

 

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Il mercato di Collblanc è da sempre economia, società e cultura di questo quartiere.” ricorda la fotografa e giornalista Teresa Canturri al termine di un lavoro di ricerca che l’ha portata negli archivi più reconditi di Barcellona a scovare foto, immagini e testimonianze di un’epoca molte volte dimenticata, ma assai ricca di tradizioni che portano avanti i benefattori di questo mercato, dall’Adjuntament de Barcelona, il Comune catalano, ai singoli commercianti. “Niente deve essere lasciato al caso. – ha insistito Teresa Canturri nel corso della presentazione del libro all’interno del mercato stesso – Questa realtà si è evoluta secondo le esigenze del progresso e dei tempi, ma in nulla è stata scalfita in quanto a tradizione e solidarietà. Alcuni gestori sono cambiati, altri hanno trasmesso il mestiere ai propri figli. Quello che conta tuttavia è lo spirito di un mercato che lo aiuta a preservare dalle crisi, grazie all’amore e alla costanza di clienti storici che continuano a preferire la qualità che l’antico nucleo commerciale offre loro, senza cadere nella tentazione delle grandi catene internazionali.”

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E’ difficile credere sia semplicemente l’atmosfera che precede il Natale ricco e colorato della capitale catalana. L’aria magica si respira tutto l’anno lungo i banchi del pesce, intorno alle ceste della frutta e della verdura, dietro la scia di profumi ibridi che lasciano gli insaccati appesi e i formaggi stagionati rigorosamente posti sui taglieri. Al mercato si urla, si tratta, si sfotte l’ultimo tifoso dell’Espanyol o, assai  più raramente di questi tempi, il più noto panettiere del Barça per l’ultima sconfitta della sua squadra. Passa qualche turista, di rado in confronto alla movida ramblesca della Boqueria, poi i soliti volti, giovani e anziani che usufruiscono del mercato come un valore di prima necessità, tanto per le ultime spese che per le ultime news, da Llobregat come da Barcellona.

In breve tutti i colori, i suoni e le sfumature di questo posto mantenuti nel corso degli anni e  rievocati durante la presentazione del libro “Collblanc, un barri i un mercat”, devono la loro gloria a coloro che hanno portato avanti questa attività nonostante la guerra civile spagnola, le crisi economiche, la miseria, le guerre mondiali e infine anche l’avvento della globalizzazione. Nulla è valso a far svanire la magia dei singoli angoli di questo posto, nulla perché, come ha ricordato Canturri, “Il senso di appartenenza, il patriottismo di un singolo quartiere, l’amore per i compagni di quotidianità, l’empatia tra clienti e commercianti uniti da ormai svariate generazioni, non possono morire a causa di una crisi finanziaria scoppiata chissà dove e per colpa di chi. La crisi non conta, questi valori non si comprano.”

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Rozzano, preside abolisce il Natale http://www.360giornaleluiss.it/rozzano-preside-abolisce-natale/ Sun, 29 Nov 2015 11:34:56 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=5297 L’istituto comprensivo Garofani di Rozzano, in provincia di Milano, ha abolito il Natale. Lo ha stabilito il dirigente Marco Parma: rifiutate senza se e senza ma le richieste dei genitori di festeggiare il Natale a scuola, come si è sempre fatto. Come abbiamo sempre fatto. Tutti noi, da Trento a Catania. I bambini faranno, sì,

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L’istituto comprensivo Garofani di Rozzano, in provincia di Milano, ha abolito il Natale. Lo ha stabilito il dirigente Marco Parma: rifiutate senza se e senza ma le richieste dei genitori di festeggiare il Natale a scuola, come si è sempre fatto. Come abbiamo sempre fatto. Tutti noi, da Trento a Catania. I bambini faranno, sì, il Saggio di Natale e, certo, mangeranno il panettone ma non canteranno “Tu scendi dalle stelle” bensì le filastrocche di Gianni Rodari, durante la neobattezzata “Festa di Inverno” il 21 Gennaio.

Decisione irrevocabile che ha scatenato l’ira dei genitori che, in nome di una Laicità invocata più per paura che per senso di appartenenza alla cultura giuridica della democrazia, dovranno spiegare ai loro bambini che quest’anno chi si festeggia sarà il “Panettone”.

“Sono convinto che la scuola debba essere laica. La laicità è l’unica possibilità di integrazione che abbiamo – spiega così la sua scelta il dirigente scolastico, in passato ex candidato sindaco di Rozzano per il M5S, alle mamme e ai papà arrabbiati – se insistiamo sulle singole identità dove andremo a finire?”

Le singole identità. Ma chi ha detto che le singole identità impediscono l’integrazione? In che modo la cancellazione delle singole identità dovrebbe favorire l’integrazione?
La religione cattolica fa parte della nostra tradizione culturale: le nostre città sono piene di Chiese, i nostri musei sono pieni di capolavori che raffigurano Santi e Madonne, ognuna diversa, ognuna con un grande artista dietro, ognuna spartiacque di una corrente artistica che rappresenta la storia dell’Arte italiana e mondiale. Perché si deve cancellare o nascondere tutto questo?

La Francia, costante esempio di integrazione culturale nonostante le tragedie degli ultimi attentati terroristici, l’integrazione non “l’ha fatta” abolendo le feste tradizionali e levando i simboli dalle pareti, ma investendo sulla cultura e sulle politiche pubbliche: creando Istituti di Ricerca Universitari sulle culture orientali e occidentali, istituendo luoghi di culto e implementando politiche sociali. Alcune sono riuscite, altre sicuramente meno. Ma l’integrazione è un processo difficile e delicato. Riguarda la vita delle persone e per questo non esistono formule vincenti a priori.

Le tradizioni culturali sono strettamente legate alle religioni: ogni paese, anche se laico, si riconosce in una religione, patrimonio culturale da proteggere e non da nascondere.

Accogliere e integrare non significa cancellare le rispettive tradizioni culturali, le rispettive culture e identità nazionali. Significa vivere nel rispetto e nell’inclusione. Inclusione che diventa arricchimento di ogni cultura.

La festa dell’inverno cosa è precisamente?
La festa del centro commerciale? Cosa dobbiamo insegnare ai nostri bambini: a credere nel “Panettone”? L’integrazione non “si fa” deturpando le future generazioni delle loro tradizioni e della storia del loro paese ma attuando serie politiche sociali integrative.

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La speranza vive almeno a Natale? http://www.360giornaleluiss.it/la-speranza-vive-almeno-natale/ Mon, 15 Dec 2014 19:44:45 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=1344 Sin da quando siamo bambini ci viene insegnato che Natale è il periodo dell’anno in cui tutti sono più buoni, in cui il male non esiste ed ogni cosa magica può accadere. Infatti, tutti i bambini scrivono la propria letterina a Babbo Natale, chiedendogli bellissimi regali, con la promessa di comportarsi bene, perché, si sa,

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Sin da quando siamo bambini ci viene insegnato che Natale è il periodo dell’anno in cui tutti sono più buoni, in cui il male non esiste ed ogni cosa magica può accadere. Infatti, tutti i bambini scrivono la propria letterina a Babbo Natale, chiedendogli bellissimi regali, con la promessa di comportarsi bene, perché, si sa, la speranza che le cose belle accadano non muore mai.

Non morì, quella speranza, neppure la notte di Natale del 1914. In quell’anno, come tutti sappiamo, vi erano numerosi Paesi coinvolti in quella che sarebbe divenuta, usando le parole di Papa Benedetto XV, un’inutile strage, ovvero la Prima Guerra Mondiale.
Tuttavia, quella notte, sul fronte occidentale, tra la Francia e il Belgio, si verificarono degli episodi di fratellanza universale, che superarono il rombo dei cannoni e l’odio tra le diverse fazioni nemiche. Lettere, diari e fotografie, emerse dagli archivi militari di tutta Europa, testimoniano quella che fu una tregua momentanea tra le unità tedesche e quelle britanniche. Infatti, numerosi soldati, schierati sui lati opposti del fronte, iniziarono a cantare canzoni di Natale tutti insieme, a scambiarsi doni ed auguri. I tedeschi avevano disposto candele e lumini sulla loro trincea e iniziato ad intonare stille nacht, heilige nacht. Gli inglesi risposero con le loro canzoni di Natale e tutti insieme finirono poi per unirsi in coro nella terra di nessuno.

Un gran numero di loro uscì dai propri schieramenti e si trovò con i nemici per fraternizzare, scambiarsi il cibo e i pochi oggetti che avevano. Coloro che non riuscivano a comunicare si scambiavano sigarette, tè e caffè. Alcuni, secondo delle testimonianze, iniziarono a giocare a calcio. Chi di mestiere faceva il barbiere iniziò a fare i capelli e la barba a tutti. Altri approfittarono della tregua per seppellire i corpi dei caduti, con un rito comune ad entrambe le fazioni. In quel momento non esistevano più divise, idee migliori o peggiori, ma solo uomini, con famiglie e amori lasciati a casa, e con la medesima speranza che, almeno per un giorno, tutto quell’orrore finisse.
Tutto sembrava avvolto in un’atmosfera fiabesca, surreale dove la parola fratellanza regnava sovrana.

La tregua non fu un atto organizzato né universalmente diffuso e talvolta giudicata anche negativamente dagli alti comandi. Ci furono anche soldati che, invece, credendo che una tregua con il nemico fosse possibile, scesero nella terra di nessuno e rimasero vittime di un tranello avversario.

Tuttavia, da questo episodio non possiamo non pensare a cosa potrebbe succedere se ogni giorno questo spirito di tregua, di vedere tutto al di là delle etichette nazionali o razziali, potesse divenire parte della nostra quotidianità.

Cosa accadrebbe se i soldati invece di ultimatum si scambiassero auguri? Cosa accadrebbe se invece dei rumori dei cannoni nell’aria ci fossero solo armoniose melodie? Tutto sarebbe più facile?

La risposta purtroppo ancora oggi non é possibile saperla, ma possiamo comunque rifugiarci nella speranza che, un giorno, la fratellanza non sia solo regina delle fiabe, ma anche della realtà e non c’è momento migliore del Natale per iniziare a sperare.

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Stranezze Natalizie: dalla Lapponia ai Balcani, tra saune e sequestri http://www.360giornaleluiss.it/stranezze-natalizie-dalla-lapponia-ai-balcani-tra-saune-e-sequestri/ Fri, 12 Dec 2014 08:34:17 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=1307 Il mondo è bello perché è vario, e su questo siamo tutti d’accordo. Ma qual’ è il confine tra diversità e stranezza? In Italia abbiamo già cominciato, o stiamo per cominciare, il tour de force di panettoni, torroni, pandori, alberi di Natale, presepi, processioni, capitoni e chi più ne ha più ne metta. In questo periodo

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Il mondo è bello perché è vario, e su questo siamo tutti d’accordo. Ma qual’ è il confine tra diversità e stranezza? In Italia abbiamo già cominciato, o stiamo per cominciare, il tour de force di panettoni, torroni, pandori, alberi di Natale, presepi, processioni, capitoni e chi più ne ha più ne metta.

In questo periodo dell’anno gli italiani si dividono in due categorie: quelli allegri e pieni di energie perché è da Ferragosto che pensano a come addobbare casa e finalmente possono sfogare tutta la loro creatività in alberi, alberelli e Presepi; e poi quelli che il Grinch, rispetto a loro, l’atmosfera natalizia la ama e vorrebbero solo scappare.

In giro per il mondo le tradizioni sono varie, folkloristiche e spesso neanche troppo diverse dalle nostre. In Inghilterra, ad esempio, preparano il Christmas pudding, un dolce che va preparato almeno 48 ore prima da un membro della famiglia e che va mescolato con un mestolo di legno andando da Est verso Ovest, che è la direzione percorsa dai Re Magi. In Francia si prepara un dolce che prende il nome di Buche de Noel, tronchetto di Natale, che, oltre a esse una bomba calorica, non ha particolarità se non quella di far parte della tradizione francofona. In Lapponia tra le 17:00 e le 19:00 del 24 dicembre si fa la Sauna Natalizia, prima della cena e dei grandi festeggiamenti, non male.

Ci sono però delle eccezioni, delle usanze che vanno dal divertente, all’inquietante che popoli non così lontani dai nostri hanno. I bambini catalani dal giorno dell’Immacolata al giorno di Natale, “nutrono” di leccornie, ogni notte, un tronco, tenuto nascosto sotto una coperta, come se fosse antropomorfizzato – a volte gli disegnano persino una faccia. Si chiama il Cagatiò e, in occasione delle feste, è al centro della casa, tenuto al caldo con una coperta dai colori vivaci, che ha la funzione di occultare le sue “feci”, ovvero dolciumi e giochi vari che vi vengono nascosti nel periodo in cui viene esposto. I bimbi sono poi invitati a bastonarlo affinché produca, come se fossero escrementi, i doni celati dalla coperta.

Spostiamioci in Grecia, dove, sotto Natale, compaiono i Kallikantzaroi, mostri del sottosuolo, tipici della tradizione natalizia greca e cipriota: la leggenda narra che risalgono in superfice nel periodo compreso tra il 25 dicembre e il 6 gennaio. I Kallikantzaroi entrano nelle case, distruggono il mobilio, e rubano le pietanze e i dolci di Natale agli uomini. Esistono, però, modi efficaci per tenerli lontani, come tenere vivo il fuoco nel camino bruciando il ceppo di Natale; oppure appendendo, all’interno del proprio camino una romanticissima mascella di maiale. In Portogallo, invece, esiste una tradizione che prende il nome di Cosnodà. Alla cena di Natale, si apparecchia per le anime dei morti, si offre loro cibo e si crede che ricambieranno portando fortuna per tutto l’anno alle porte.

Dove però, per le donne, il Natale rischia di diventare piuttosto stressante e impegnativo, sono i paesi dell’ex-Jugoslavia. La festa della mamma, lì, non si festeggia a maggio, ma pochi giorni prima di Natale. Il modo in cui i bambini rendono omaggio alle loro mamme è da considerarsi quantomeno bizzarro: per avere i regali di Natale sequestrano le loro mamme e le legano per i piedi a una sedia e chiedono loro di pagare il proprio riscatto guadagnandosi la libertà a colpi di regali.

Queste sono solo quattro delle stranezze natalizie del mondo e probabilmente non sono neanche le più bizzarre, quindi, cari Grinch italiani che vogliono scappare, sceglietevi bene la destinazione, altrimenti vi conviene stare a casa, sorridere e mangiare.

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Manine Bianche e un Senato in silenzio: benvenuti al concerto di Natale http://www.360giornaleluiss.it/un-senato-silenzio-benvenuti-al-concerto-di-natale/ Tue, 09 Dec 2014 08:46:04 +0000 http://www.360giornaleluiss.it/?p=1052 Ovazione profonda, due arti, due mani rugose. Avanti e indietro. Sfocati movimenti ondulatori di braccia rivestite di velluto blu cobalto, fede nuziale, gemelli sul polso, bottoni dorati. Avanti e indietro. Oscilla un’ovazione di silenzio. Avanti e indietro. La platea si agita, platea di donne con chignon tirati, mezze code laccate, tailleur scollati, calze sottili, decoltè

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Ovazione profonda, due arti, due mani rugose. Avanti e indietro. Sfocati movimenti ondulatori di braccia rivestite di velluto blu cobalto, fede nuziale, gemelli sul polso, bottoni dorati. Avanti e indietro. Oscilla un’ovazione di silenzio. Avanti e indietro. La platea si agita, platea di donne con chignon tirati, mezze code laccate, tailleur scollati, calze sottili, decoltè con punta nera. Platea di uomini, di mezz’età la maggior parte, uomini fieri, capello grigio, chi brizzolato, chi impiantato, chi senza capello o con un’insoddisfacente riporto. Stemmi, spille di onoreficenza e discorsi ampollosi. Cravatta Armani, scarpa Prada, foulard Gucci e borsa Chanel.

Eccola la platea della nostra Italia, tirata a lucido per le feste di Natale, per l’occhio attento del politico della poltrona rossa accanto, per la moglie del collega, sempre impeccabile ed elegante. L’Italia di senatori e deputati, presidenti e vice presidenti, segretari, sottosegretari, consiglieri e tesorieri. L’Italia dei “potenti”, con mogli, figli, mariti. Sono tutti davanti a me, mi guardano, sorrisi stampati, sguardi indisceti e fazzoletti di seta.

Ci sono anch’io nella foto, sorrido, e porto al cielo in segno di saluto le mani rivestite dai guanti bianchi. Porto la divisa del coro delle mani bianche. Me ne sto li intontito, stupito, i miei occhi ridono, e la finestrella tra i denti dell’incisivo mancante appare chiara anche dalla foto. Il maestro Piovani è teso, distinto ed elegante ,si appresta a dirigere l’orchestra, e con noi anche il coro delle voci bianche. Eravamo tutti felici quel giorno al Senato, la nonna mi aveva detto che mi avrebbe visto da casa, siamo usciti su Rai 1, e la mamma era fiera di me. È bastato un movimento deciso, uno scatto della bacchetta del maestro e via, anche noi incominciammo a cantare in silenzio.

Eppure sapevo bene che quasi nessuno mi avrebbe capito. La mia lingua è difficile, bisogna prestare attenzione, e alla gente non piace l’attenzione. Io invece amo l’attenzione, amo i dettagli, le piccolezze,le descrizioni. Al telegiornale nei giorni seguenti dissero che “le discussioni, e i dibattiti lasciarono spazio a musica sublime, e applausi incessanti”, ma io di quella musica ascoltai solo il silenzio. E per quanto possa sembrare assurdo io amo il silenzio. Il silenzio stimola l’attenzione, e il Natale è costituito da tante piccole attenzioni.

Ebbene io mi chiamo Andrea, ho 10 anni, soffro di sordità congenita delle orecchie, ma non del cuore, amo l’attenzione, il silenzio, e il Natale. Non c’è attenzione senza silenzio, e non c’è Natale senza attenzione. Miles Davis ha detto che “la vera musica è il silenzio, tutte le note non fanno che incominciare dal silenzio”. Allora mi chiedo: come fanno questi ricchi compratori di rumore, ad ascoltare la musica, se non sanno ascoltare il silenzio? Forse quel giorno, al concerto di Natale, il nostro silenzio ha stimolato le loro attenzioni, forse le loro attenzioni hanno regalato a qualcuno un Natale migliore. Forse quel Natale, in quell’aula austera e democratica, noi manine bianche abbiamo cantato il dono del silenzio e la pace dei cuori.

Questo è il Natale!

 

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